APPUNTI ED ESERCIZI
DI MATEMATICA DISCRETA
per il C.L. in Informatica
Cristina Bertone, Margherita Roggero
A.A. 2017/2018
Contents
Capitolo 1
Il linguaggio degli insiemi
§ 1.1 Insiemi ed elementi
Indicheremo abitualmente gli insiemi con lettere maiuscole
e gli elementi
di un insieme con lettere minuscole. NOTA BENE: NON diamo una definizione formale di insieme.
“ è un elemento
dell’insieme
” si
scrive in simboli “” e
si legge “
appartiene ad
”.
Idea intuitiva: un insieme è costituito e caratterizzato esclusivamente dai
suoi elementi, ossia: due insiemi sono uguali se e solo se contengono gli stessi
elementi.
Useremo spesso gli insiemi numerici
(numeri naturali),
ℤ
(numeri interi relativi),
ℚ
(numeri razionali) ed
ℝ
(numeri reali), soprattutto per poter costruire qualche esempio significativo.
Un insieme può essere assegnato elencando i suoi elementi. Gli elementi dell’insieme
sono quelli presenti nell’elenco, non ha importanza se sono elencati più volte o in quale
ordine.
Esempio 1.1.
A
=
{
0
,
1
}
è l’insieme costituito dai due numeri
0
e
1
.
Anche
{
1
,
0
}
e
{
0
,
0
,
1
,
1
,
1
}
sono l’insieme
A
,
perchè l’ordine e le ripetizioni sono irrilevanti.
Un altro modo per assegnare un insieme è quello di indicare una sua proprietà
caratteristica ossia una proprietà soddisfatta da tutti gli elementi dell’insieme
e solo da
essi:
B
=
{
x
∈
X
∣
x
soddisfa la proprietà
P
}
.
Se si usa la proprietà caratteristica:
- è sempre necessario indicare esplicitamente l’insieme
X
degli elementi da prendere in considerazione;
- la proprietà
P
usata non deve essere in alcun modo vaga o ambigua.
Esempio 1.2. Non hanno alcun senso espressioni quali:
X
=
{
multipli
di
2
}
,
Y
=
{
numeri
naturali grandi
}
,
Z
=
{
soluzioni
dell’equazione
x
4
-
1
=
0
}
.
L’insieme
V
=
{
x
∈
ℝ
∣
x
2
=
-
1
}
è invece perfettamente definito. Poichè nessun numero reale ha quadrato negativo, l’insieme
V
ora considerato è privo
di elementi:
V
si chiama
insieme vuoto e si denota
∅
.
L’insieme vuoto è unico:
{
x
∈
ℝ
∣
x
2
=
-
1
}
=
∅
=
{
n
∈
ℕ
∣
n
>
n
}
.
Nei paragrafi successivi vedremo come a partire da insiemi noti se ne possano
costruire
altri mediante alcune costruzioni standard (unione, intersezione, complementare, insieme
delle parti, prodotto cartesiano, quoziente).
Per indicare che un elemento
a
non appartiene ad un insieme
A
scriviamo
a
∉
A
. Preso un
qualsiasi elemento
a
,
l’affermazione che
a
non appartiene all’insieme vuoto si scrive in simboli:
∀
a
:
a
∉
∅
.
∀
significa “per ogni”,
“ogni”, “per tutti”
…
Ad eccezione dell’insieme vuoto, tutti gli altri insiemi contengono qualche
elemento. In
simboli:
A
≠
∅
⇔
∃
a
tale
che
a
∈
A
. Il
simbolo
∃
significa “esiste”, “c’è almeno un/o/a...”; a volte si usa anche il simbolo
∃
!
col significato di “esiste uno ed un solo” o “esiste un unico”.
⇔
si legge “se
e soltanto se” oppure “se e solo se” e significa che l’affermazione che lo
precede e l’affermazione
che lo segue sono equivalenti ossia che sono entrambe vere oppure entrambe false. Per ogni
insieme
A
,
scriveremo
#
A
=
n
oppure
|
A
|
=
n
se
A
ha un numero
finito
n
di
elementi oppure
#
A
=
|
A
|
=
∞
se ne ha infiniti.
Esempio 1.3.
-
(i)
-
#
{
x
∈
ℝ
|
x
2
-
3
=
0
}
=
#
{
-
3
,
3
}
=
2
,
-
(ii)
- Se
A
=
{
1
,
0
,
-
3
,
1
,
7
,
0
,
0
,
7
}
,
si ha
|
A
|
=
4
.
Ricordiamo infatti che gli elementi di un insieme si contano una volta sola e
quindi
A
=
{
1
,
0
,
-
3
,
7
}
.
-
(iii)
- Indicando con
2
ℤ
l’insieme dei numeri interi pari, ossia
2 ℤ
=
{
x
∈
ℤ
|
∃
n
∈
ℕ
:
x
=
2
n
,
n
∈
ℤ
}
si ha
#
2
ℤ
=
∞
ed anche
#
ℤ
=
∞
.
§ 1.2 Sottoinsiemi
Si dice che l’insieme
A
è un
sottoinsieme dell’insieme
B
,
oppure che
A
è
contenuto in
B
, se e solo
se ogni elemento di
A
è anche elemento di
B
.
In simboli:
A
⊆
B
⇔
(
a
∈
A
⇒
a
∈
B
)
. Il simbolo
⇒
si legge
“implica”. Se
F
1
e
F
2
sono due affermazioni,
l’implicazione
F
1
⇒
F
2
significa che se (oppure ogni volta che) l’affermazione
F
1
è vera, allora è vera anche
F
2
. Quindi l’implicazione
è corretta quando
F
1
e
F
2
sono entrambe vere ed
anche quando
F
1
è falsa
(indipendentemente dal fatto che
F
2
sia vera o falsa).
Esempio 1.4. L’implicazione
∀
n
∈
ℕ
(
n
>
3
⇒
2
n
è pari
)
è corretta. Invece
∀
n
∈
ℕ
(
n
>
3
⇒
n
2
>
20
)
è falsa perchè esiste almeno un caso in cui la prima affermazione è vera e la
seconda no:
4
>
3
,
ma
4
2
≤
20
.
Sono vere anche affermazioni piuttosto strane per il senso comune come:
∀
n
∈
ℕ
(
n
<
-
3
⇒
2
n
è pari
)
∀
n
∈
ℕ
(
n
<
-
3
⇒
2
n
è dispari
)
NOTA BENE: Una affermazione è vera se e soltanto se è vera in tutti i casi;
la dimostrazione deve comprendere tutti i casi possibili e non soltanto alcuni
casi particolari. Una affermazione è falsa se e solo se è falsa in almeno un
caso; per provarlo è sufficiente esibire esplicitamente un controesempio. Le
strane affermazioni dell’esempio precedente sono considerate corrette poichè
non ammettono controesempi: non vi sono infatti numeri naturali minori di
-
3
da poter usare come
controesempi. Se
A
è un
sottoinsieme proprio di
B
, ossia
se è un sottoinsieme di
B
diverso da
B
stesso, si può
anche scrivere
A
⊂
B
, oppure
ancor più chiaramente
A
⊊
B
,
invece di
A
⊆
B
. Quindi:
A
⊊
B
se ogni elemento di
A
è anche elemento
di
B
, ma vi è almeno
un elemento di
B
che
non è elemento di
A
.
Anche in questo caso una sbarra sul simbolo indica la sua negazione:
A
⊄
B
significa che l’insieme
A
non è un sottoinsieme
dell’insieme
B
, ossia che esiste
almeno un elemento di
A
che non è elemento di
B
.
In simboli:
A
⊄
B
⇔
∃
a
∈
A
,
a
∉
B
.
Esempio 1.5.
-
(i)
-
{
x
∈
ℕ
|
x
2
<
20
}
⊆
ℕ
;
poichè siamo sicuri che vi sono dei numeri naturali che non appartengono al
primo insieme (come per esempio
x
=
100
)
possiamo anche scrivere
{
x
∈
ℕ
|
x
2
<
20
}
⊂
ℕ
.
-
(ii)
-
{
x
∈
ℕ
|
x
7
-
3
x
5
+
5
x
2
-
3
x
+
1
>
0
}
⊆
ℕ
;
in questo caso è difficile stabilire se i due insiemi sono diversi oppure no e
quindi ci conviene evitare il simbolo
⊂
.
-
(iii)
- l’insieme dei numeri naturali
ℕ
e l’insieme dei numeri interi pari
2
ℤ
sono entrambi sottoinsiemi di
ℤ
,
ma nessuno dei due è sottoinsieme dell’altro:
ℕ
⊂
ℤ
,
2
ℤ
⊂
ℤ
,
ℕ
⊄
2
ℤ
,
2
ℤ
⊄
ℕ
.
-
(iv)
- L’insieme vuoto è sottoinsieme di ogni insieme; ogni insieme è
sottoinsieme
di se stesso, ossia: se
A
è un insieme, allora
∅
⊆
A
e
A
⊆
A
.
La seguente proprietà viene usata molto spesso per provare l’uguaglianza tra
due
insiemi. Doppia inclusione
A
=
B
⇔
A
⊆
B
∧
B
⊆
A
Il simbolo
∧
abbrevia la congiunzione “e”. Dunque, due insiemi sono diversi se differiscono almeno per
un elemento, ossia se vi è almeno un elemento nel primo che non appartiene al
secondo oppure vi è almeno un elemento nel secondo che non appartiene al
primo:
A
≠
B
⇔
∃
a
∈
A
,
a
∉
B
∨
∃
b
∈
B
,
b
∉
A
⇔
A
⊈
B
∨
B
⊈
A
Il simbolo
∨
abbrevia la
congiunzione “o”, “oppure”. Se
A
è un sottoinsieme proprio di
B
e
B
ha un numero
finito
n
di elementi,
ossia
#
B
=
n
, allora anche
A
ha un numero
finito
m
di elementi,
strettamente minore di
n
,
ossia:
#
B
∈
ℕ
e
A
⊂
B
⇒
#
A
∈
ℕ
e
#
A
<
#
B
.
Invece se
#
B
=
∞
,
A
può avere un numero finito di elementi o anche infiniti elementi come
B
. Ad
esempio
2
ℤ
⊂
ℤ
,
ma
#
2
ℤ
=
∞
=
#
ℤ
.
§ 1.3 Intersezione, unione complementare
Definizione 1.6. Siano
A
,
B
insiemi. Si dice intersezione di
A
e
B
e si denota
A
∩
B
l’insieme i cui elementi sono tutti gli elementi che stanno contemporaneamente in
A
e in
B
:
x
∈
A
∩
B
⇔
(
x
∈
A
∧
x
∈
B
)
.
Due insiemi
A
e
B
si dicono disgiunti se
A
∩
B
=
∅
.
Si dice unione di
A
e
B
e si denota
A
∪
B
l’insieme i cui elementi sono tutti gli elementi che stanno in almeno uno tra
A
e
B
:
x
∈
A
∪
B
⇔
(
x
∈
A
∨
x
∈
B
)
.
NOTA BENE: L’espressione
x
∈
A
oppure
x
∈
B
comprende anche il caso degli eventuali elementi che appartengono ad entrambi gli
insiemi. Quindi:
A
∪
B
⊇
A
∩
B
.
Talvolta useremo l’espressione “l’unione disgiunta di
A
e
B
” per indicare semplicemente
l’unione
A
∪
B
, ma sottolineando
che i due insiemi
A
e
B
considerati sono
disgiunti. Non è dunque un diverso tipo di unione, ma è solo un modo abbreviato per “l’unione
dei due insiemi
A
e
B
(che sono insiemi disgiunti)”. L’unione e l’intersezione di insiemi non dipendono
dall’ordine in cui gli insiemi vengono considerati e soddisfano le seguenti proprietà
distributive:
(
A
∪
B
)
∩
C
=
(
A
∩
C
)
∪
(
B
∩
C
)
(
A
∩
B
)
∪
C
=
(
A
∪
C
)
∩
(
B
∪
C
)
.
Esempio 1.7. Siano
A
=
{
x
∈
ℝ
∣
x
2
-
1
=
0
}
e
B
=
{
x
∈
ℝ
∣
x
2
+
3
x
+
2
=
0
}
.
Allora:
A
∪
B
=
{
x
∈
ℝ
∣
(
x
2
-
1
)
(
x
2
+
3
x
+
2
)
=
0
}
A
∩
B
=
{
x
∈
ℝ
∣
x
2
-
1
=
0
x
2
+
3
x
+
2
=
0
}
Unione, intersezione e relative proprietà possono essere generalizzati a famiglie
qualsiasi di insiemi.
Definizione 1.8. Sia
I
un insieme non vuoto e, per ogni
i
∈
I
,
sia
A
i
un insieme:
a
∈
⋃
i
∈
I
A
i
⇔
(
∃
i
∈
I
a
∈
A
i
)
,
a
∈
⋂
i
∈
I
A
i
⇔
(
∀
i
∈
I
a
∈
A
i
)
.
Esempio 1.9. Per ogni
n
∈
ℕ
indichiamo con
A
n
l’insieme dei numeri interi relativi che sono multipli di
n
.
Allora
⋂
n
∈
ℕ
A
n
=
{
0
}
e
⋃
n
∈
ℕ
A
n
=
ℤ
.
Dimostriamo l’ugualianza
⋃
n
∈
ℕ
A
n
=
ℤ
utilizzando il metodo della doppia inclusione. L’inclusione “
⋃
n
∈
ℕ
A
n
⊆
ℤ
” è
ovvia perchè tutti gli insiemi
A
n
sono contenuti in
ℤ
e quindi anche la loro unione lo è. Per dimostrare l’inclusione opposta “
⋃
n
∈
ℕ
A
n
⊇
ℤ
” proviamo
che ogni numero intero
x
è contenuto in almeno uno degli insiemi
A
n
.
Possiamo ad esempio scegliere
n
=
1
ed osservare che ogni numero intero è multiplo di 1. Oppure possiamo scegliere
n
=
|
x
|
(dove
|
x
|
è il valore assoluto di
x
).
Allora
x
=
n
se
x
≥
0
e
x
=
-
n
se
x
<
0
:
in entrambi i casi
x
è un multiplo di
n
e quindi
x
∈
A
n
.
Esempio 1.10. Il dominio della funzione reale di variabile reale
y
=
tan
(
x
)
è :
⋃
k
∈
ℤ
(
-
π
2
+
k
π
,
π
2
+
k
π
)
.
Un modo alternativo di scrivere il dominio della funzione tangente è quello di dire
che è costituito da tutti i numeri reali tranne i multipli interi di
π
.
Definizione 1.11. Siano
X
un insieme e
A
un suo sottoinsieme. Si dice complementare di
A
in
X
e si indica con
𝒞
X
(
A
)
l’insieme di tutti gli elementi di
X
che non appartengono ad
A
:
𝒞
X
(
A
)
=
{
x
∈
X
∣
x
∉
A
}
.
Quindi il dominio della funzione tangente è
𝒞
ℝ
(
{
n
π
|
n
∈
ℤ
}
)
.
L’insieme complementare
𝒞
X
(
A
)
è l’unico insieme che verifica le due condizioni
A
∩
𝒞
X
(
A
)
=
∅
e
A
∪
𝒞
X
(
A
)
=
X
.
Valgono inoltre le Leggi di De Morgan: se
A
e
B
sono
sottoinsiemi di
X
,
allora:
𝒞
X
(
A
∪
B
)
=
𝒞
X
(
A
)
∩
𝒞
X
(
B
)
e
𝒞
X
(
A
∩
B
)
=
𝒞
X
(
A
)
∪
𝒞
X
(
B
)
.
Proprietà analoghe valgono relativamente ad unioni ed intersezioni di famiglie di insiemi. Data
una famiglia
A
i
,
i
∈
I
di sottoinsiemi
di un insieme
X
si ha:
𝒞
X
⋃
i
∈
I
A
i
=
⋂
i
∈
I
𝒞
X
(
A
i
)
e
𝒞
X
⋂
i
∈
I
A
i
=
⋃
i
∈
I
𝒞
X
(
A
i
)
.
Definizione 1.12. Dati gli insiemi
A
e
B
,
si dice insieme differenza di
B
ed
A
,
e si denota
B
-
A
,
oppure
B
\
A
,
l’insieme formato da tutti gli elementi di
B
che non appartengono ad
A
,
ossia:
x
∈
B
-
A
⇔
x
∈
B
e
x
∉
A
ovvero
B
-
A
=
𝒞
A
∪
B
(
A
)
.
Talvolta si considera anche l’insieme costituito dagli elementi di due insiemi che
non
siano elementi comuni.
Definizione 1.13. Dati gli insiemi
A
e
B
,
si dice differenza simmetrica di
A
e
B
,
e si denota
A
△
B
,
l’insieme formato da tutti gli elementi che appartengono ad uno solo tra
A
e
B
,
ossia:
x
∈
A
△
B
⇔
x
∈
A
-
B
oppure
x
∈
B
-
A
ovvero
B
△
A
=
(
A
∪
B
)
-
(
A
∩
B
)
.
§ 1.4 Insieme delle parti
Gli insiemi possono a loro volta essere considerati come elementi di altri insiemi.
Esempio 1.14. L’insieme
A
=
{
1
,
{
2
,
3
}
}
ha due elementi: il numero
1
e l’insieme formato dai numeri
2
e
3
.
L’insieme
X
=
{
5
,
{
5
}
}
ha due elementi: il numero
5
e l’insieme che ha
5
come unico elemento (un insieme come
{
5
}
che ha un solo elemento si dice anche singleton).
Definizione 1.15. Si dice insieme delle parti di un insieme
X
,
l’insieme
𝒫
(
X
)
i cui elementi sono i sottoinsiemi di
X
:
A
∈
𝒫
(
X
)
⇔
A
⊆
X
.
Attenzione alle notazioni:
a
∈
A
⇔
{
a
}
⊆
A
⇔
{
a
}
∈
𝒫
(
A
)
.
Esempio 1.16. Sia
A
=
{
0
,
5
,
7
}
.
Allora
𝒫
(
A
)
=
{
∅
,
{
0
}
,
{
5
}
,
{
7
}
,
{
0
,
5
}
,
{
0
,
7
}
,
{
5
,
7
}
,
A
}
.
L’insieme delle parti di un insieme non è mai l’insieme vuoto poichè in ogni
caso contiene almeno
l’elemento
∅
. In
particolare
𝒫
(
∅
)
=
{
∅
}
ha
1
elemento. Se
X
è un insieme
con
n
elementi,
l’insieme delle parti
𝒫
(
X
)
ha
2
n
elementi. Dimostreremo in seguito questa affermazione.
§ 1.5 Partizioni
Vogliamo ora suddividere un insieme
X
in parti, ciascuna costituita da un suo sottoinsieme, in modo che riunendole tutte riotteniamo
l’insieme di partenza. Se non poniamo altre condizioni che questa, otteniamo un ricoprimento
di
X
.
Ponendo alcune condizioni ulteriori otteniamo ricoprimenti speciali, che vengono utilizzati
in numerose costruzioni matematiche.
Definizione 1.17. Si dice partizione di
X
una
famiglia di suoi sottoinsiemi tali che:
- nessuno di essi ê vuoto,
- sono due a due disgiunti,
- la loro unione ê tutto
X
.
In modo piu formale possiamo dire che una partizione
Q
di
X
è un
sottoinsieme di
𝒫
(
X
)
tale che:
-
∅
∉
Q
-
∀
Y
,
Y
′
∈
Q
si ha
Y
∩
Y
′
=
∅
oppure
Y
=
Y
′
-
⋃
Y
∈
Q
Y
=
X
.
Un insieme
Q
siffatto si dice
anche quoziente di
X
.
Esempio 1.18.
-
a.
- I sottoinsiemi
P
=
{
n
∈
ℤ
∣
n
è pari
}
e
D
=
{
n
∈
ℤ
∣
n
è dispari
}
costituiscono una partizione di
ℤ
.
Il quoziente
Q
=
{
P
,
D
}
ha due elementi.
-
b.
- I sottoinsiemi
A
=
{
n
∈
ℤ
∣
n
<
0
}
,
B
=
{
0
,
1
,
2
}
e
C
=
{
n
∈
ℤ
∣
n
≥
3
}
costituiscono una partizione di
ℤ
.
Il quoziente
Q
=
{
A
,
B
,
C
}
ha tre elementi.
-
c.
- Per ogni numero naturale
k
≥
1
si consideri il sottoinsieme
Y
k
di
ℕ
definito da:
Y
k
=
{
x
∈
ℕ
∣
la notazione posizionale di
x
in base 10 ha
k
cifre
}
.
I sottoinsiemi
Y
k
formano una partizione di
ℕ
.
Il quoziente
Q
=
{
Y
k
∣
k
∈
ℕ
,
k
≥
1
}
ha infiniti elementi.
-
d.
- I sottoinsiemi
Y
p
=
{
x
∈
ℤ
∣
x
è multiplo di
p
}
,
al variare di
p
nei numeri primi positivi di
ℤ
,
non costituiscono una partizione di
ℤ
,
poichè la loro unione non contiene il numero intero
1
(oppure perchè non sono due a due disgiunti).
Solo per curiosità : il Paradosso di Russell. Secondo la “definizione informale-intuitiva” per
cui un insieme è dato semplicemente dai suoi elementi, risulta essere un insieme anche
quello i cui elementi sono tutti i possibili insiemi: indichiamo un tale “insieme” con
X
. Per
X
vale la strana
proprietà :
X
∈
X
.
Potremmo allora classificare tutti gli “insiemi” secondo i due tipi:
- insiemi
A
tali che
A
∉
A
- insiemi
A
tali che
A
∈
A
.
Gli insiemi del primo tipo formano un
“sottoinsieme”
Y
di
X
. A quale dei due
tipi apparterrà
Y
?
Y
∈
Y
⇔
Y
è un insieme del primo tipo
⇔
Y
∉
Y
.
Da questa contraddizione non c’è via d’uscita, se non quella di definire con
grande attenzione il concetto di insieme, in modo da evitare che ”cose“ come
X
e
Y
siano
degli insiemi.
§ 1.6 Prodotto cartesiano
Definizione 1.19. Siano
A
,
B
insiemi. Si dice prodotto cartesiano di
A
e
B
e si denota
A
×
B
l’insieme i cui elementi sono le coppie ordinate
(
a
,
b
)
dove
a
varia tra tutti gli elementi di
A
e
b
tra quelli di
B
:
A
×
B
=
{
(
a
,
b
)
∣
a
∈
A
,
b
∈
B
}
.
Analogamente il prodotto cartesiano di
A
1
,
…
,
A
n
è l’insieme delle
n
-
uple
di elementi presi ordinatamente uno in ciascun insieme:
A
1
×
A
2
×
⋯
×
A
n
=
{
(
a
1
,
a
2
,
…
,
a
n
)
∣
a
1
∈
A
1
,
a
2
∈
A
2
,
…
,
a
n
∈
A
n
}
.
Se
A
≠
∅
e
B
≠
∅
, allora anche
A
×
B
≠
∅
. Infatti esiste almeno
un elemento
a
0
∈
A
e
almeno un elemento
b
0
∈
B
e quindi il prodotto cartesiano contiene almeno l’elemento
(
a
0
,
b
0
)
. Lo stesso vale per il
prodotto cartesiano di
n
insiemi non vuoti.
Definizione 1.20. Ogni sottoinsieme del prodotto cartesiano
A
×
B
si dice anche corrispondenza tra
A
e
B
.
Se
D
⊆
A
×
B
e
(
a
,
b
)
∈
D
,
diremo anche che gli elementi
a
∈
A
e
b
∈
B
sono in corrispondenza. Spesso le corrispondenze, come i sottoinsiemi in genere,
vengono definite mediante una proprietà caratteristica. Se
A
=
B
le corrispondenze in
A
×
A
si chiamano relazioni in
A
.
Esempio 1.21.
-
a.
- Il sottoinsieme
D
=
2
ℤ
×
2
ℤ
è una corrispondenza in
ℤ
×
ℤ
(ed è una relazione in
ℤ
).
Due numeri interi
n
,
m
sono in corrispondenza se e soltanto se sono entrambi pari.
-
b.
- L’insieme delle coppie di numeri naturali
(
n
,
m
)
senza fattori in comune è una corrispondenza in
ℕ
×
ℕ
.
-
c.
- L’insieme
{
(
3
,
2
)
,
(
3
,
1
)
,
(
4
,
1
)
,
(
4
,
4
)
}
è una corrispondenza in
{
1
,
2
,
3
,
4
}
×
ℕ
.
§ 1.7 Esercizi
Nei seguenti problemi
A
,
B
,
C
, …denotano sottoinsiemi
arbitrari di un insieme
X
fissato.
1.1 Determinare
#
A
nei seguenti casi:
-
a.
-
A
=
{
-
1
,
0
,
3
}
∪
{
-
3
,
3
}
-
b.
-
A
=
{
x
∈
ℤ
∣
x
2
=
x
}
-
c.
-
A
=
{
x
∈
ℕ
∣
x
<
2
}
-
d.
-
A
=
{
x
∈
ℚ
∣
x
<
2
}
-
e.
-
A
=
{
x
∈
ℕ
∣
x
≤
5
}
∪
{
x
∈
ℕ
∣
x
≥
0
}
-
f.
-
A
=
{
x
∈
ℚ
∣
x
2
=
2
}
.
1.2 Sia
D
un insieme con 3
elementi e
F
un insieme con 2
elementi. Quanti elementi ha
D
∩
F
?
Quanti elementi ha
D
∪
F
?
Per ogni caso possibile scrivere un esempio esplicito.
1.3 Sia
C
l’insieme dei numeri
naturali dispari,
D
l’insieme dei
numeri naturali multipli di 3 ed
E
l’insieme dei numeri naturali maggiori di 0. Scrivere in simboli i tre insiemi e stabilire se le seguenti
affermazioni sono giuste o sbagliate (nel secondo caso esibire un controesempio):
-
a.
-
C
⊂
E
-
b.
-
D
=
E
-
c.
-
C
∪
D
=
E
-
d.
-
D
-
C
=
{
x
∈
ℕ
∣
x
è multiplo di 6
}
.
-
e.
-
C
∩
D
=
{
x
∈
ℕ
∣
x
non è multiplo di 6
}
.
-
f.
-
D
-
E
=
∅
.
1.4 Siano
X
=
ℝ
,
A
=
{
x
∈
ℝ
∣
x
2
+
x
-
2
=
0
}
,
B
=
{
1
,
-
1
,
2
}
e
C
=
{
1
,
{
2
,
3
}
}
.
-
a.
-
Determinare l’insieme delle parti di
B
e l’insieme delle parti di
C
.
-
b.
-
Dire quali delle seguenti affermazioni sono vere e quali false:
{
1
}
⊈
A
1
∈
C
{
1
}
∈
A
2
∈
C
1
⊆
A
3
∈
C
1
∈
A
{
1
}
∈
C
A
⊆
B
{
2
,
3
}
∈
C
B
⊆
A
{
2
}
∈
C
1.5 Siano
X
=
ℝ
,
A
=
{
x
∈
ℝ
∣
x
26
+
x
16
-
2
=
0
}
e
B
=
{
-
1
,
0
,
1
,
2
}
.
-
a.
-
Volendo calcolare
A
∩
B
possiamo scegliere tra le due definizioni equivalenti:
A
∩
B
=
{
x
∈
A
|
x
∈
B
}
e
A
∩
B
=
{
x
∈
B
|
x
∈
A
}
.
Quale delle due è più semplice? Dare una motivazione e quindi calcolare
A
∩
B
.
-
b.
-
Determinare la lista degli elementi di
B
-
A
.
-
c.
-
Scrivere
A
∪
B
come unione di due insiemi disgiunti.
1.6 Indichiamo con
S
e con
T
gli insiemi delle soluzioni
reali delle equazioni
x
2
-
4
x
+
6
=
0
e
3
x
2
-
4
x
-
4
=
0
.
-
a.
-
Determinare esplicitamente gli elementi dei due insiemi.
-
b.
-
Esprimere mediante
S
e
T
ed elencare esplicitamente gli elementi dell’insieme delle soluzioni reali dell’equazione
(
x
2
-
4
x
+
6
)
(
3
x
2
-
4
x
-
4
)
=
0
.
-
c.
-
Esprimere mediante
S
e
T
ed elencare esplicitamente gli elementi dell’insieme delle soluzioni reali del sistema di equazioni
x
2
-
4
x
+
6
=
0
3
x
2
-
4
x
-
4
=
0
.
1.7 Indichiamo con
S
l’insieme delle
soluzioni dell’equazione
f
(
x
)
=
0
. Quale è
l’insieme delle soluzioni dell’equazione
(
x
-
4
)
⋅
f
(
x
)
=
0
?
1.8 Siano
X
=
ℕ
,
A
=
{
x
∈
ℕ
∣
x
<
2
0
}
e
B
=
{
x
∈
ℕ
∣
x
≥
1
0
}
. Calcolare:
A
∩
B
,
A
∪
B
,
A
-
B
,
B
-
A
,
𝒞
X
(
A
)
,
𝒞
X
(
B
)
.
1.9 Sia
H
=
{
x
∈
ℤ
|
-
5
≤
x
≤
5
}
. Verificare
che gli insiemi
H
∩
2
ℤ
,
{
x
∈
ℝ
|
(
x
2
-
1
)
(
x
2
-
9
)
=
0
}
e
{
-
5
,
5
}
costituiscono una
partizione di
H
.
1.10 Siano
X
=
ℝ
,
Y
=
{
x
∈
ℝ
∣
x
≤
3
}
e
Z
=
{
x
∈
R
∣
5
≤
x
<
21
}
. Determinare
𝒞
ℝ
(
Y
∪
Z
)
,
𝒞
ℝ
(
Y
)
,
𝒞
ℝ
(
Z
)
e verificare
che
𝒞
ℝ
(
Y
∪
Z
)
=
𝒞
ℝ
(
Y
)
∩
𝒞
ℝ
(
Z
)
.
1.11 Dimostrare le uguaglianze
A
∩
𝒞
X
(
B
)
=
A
-
B
e
A
∪
𝒞
X
(
B
)
=
𝒞
X
(
B
-
A
)
.
1.12 Provare che le seguenti affermazioni sono false esibendo dei controesempi espliciti:
-
i)
-
A
∩
B
=
A
∩
C
⇒
B
=
C
;
-
ii)
-
(
B
∪
A
)
∩
C
=
B
∪
(
A
∩
C
)
;
-
iii)
-
A
-
𝒞
X
(
B
)
=
𝒞
X
(
𝒞
X
(
A
)
-
B
)
.
1.13 Siano
A
=
{
1
,
2
,
3
,
-
2
,
0
,
{
2
}
}
e
B
=
{
x
∈
ℝ
∣
x
4
-
2
x
2
-
3
x
-
2
=
0
}
. Determinare
A
∩
B
,
𝒞
ℝ
(
B
)
,
A
∩
𝒞
ℝ
(
B
)
,
A
-
B
. Quali sono i
sottoinsiemi di
A
che sono
anche sottoinsiemi di
B
?
1.14 Per ogni
n
∈
ℕ
,
sia
A
n
=
{
x
∈
ℕ
∣
x
≠
n
+
1
}
.
Calcolare
⋃
n
∈
ℕ
A
n
e
⋂
n
∈
ℕ
A
n
.
1.15 Siano
X
=
ℤ
,
C
=
{
x
∈
ℤ
∣
-
2
<
x
≤
3
}
,
D
=
{
x
∈
Z
∣
x
e
p
a
r
i
}
e
E
=
C
-
D
.
Determinare
-
a.
-
#
(
X
-
D
)
-
b.
-
#
(
C
-
D
)
-
c.
-
#
(
C
∩
D
)
.
-
d.
-
#
(
C
-
𝒞
X
(
D
)
)
-
e.
-
#
(
C
∩
𝒞
X
(
D
)
)
1.16 Per ogni
n
∈
ℕ
poniamo
B
n
=
{
x
∈
ℕ
∣
x
≠
2
n
}
.
Calcolare
⋂
n
∈
ℕ
B
n
e
⋃
n
∈
ℕ
B
n
.
1.17 Dimostrare la seguente affermazione:
A
∩
B
=
∅
se e solo se
𝒞
X
(
A
)
∪
𝒞
X
(
B
)
=
X
.
1.18 Trovare esplicitamente dei sottoinsiemi
A
,
B
,
C
di
ℕ
tali che
A
∩
B
≠
∅
,
A
∩
C
≠
∅
,
B
∩
C
≠
∅
,
A
∩
B
∩
C
=
∅
e
A
∪
B
∪
C
=
ℕ
.
1.19 Siano
D
e
P
i sottoinsiemi
di
ℕ
conteneti rispettivamente i numeri dispari e i numeri pari. Dimostrare che
{
D
,
P
}
è una
partizione di
ℕ
.
1.20 Per ogni
r
∈
{
0
,
1
,
2
}
si definisca
A
r
come il sottoinsieme dei numeri
naturali la cui divisione per
3
dà resto
r
. Dimostrare
che la famiglia
{
A
0
,
A
1
,
A
2
}
è
una partizione di
ℕ
.
1.21 Sia
X
l’insieme di tutti i numeri naturali multipli di 3. Scrivere una partizione di
X
costituita da 2 sottoinsiemi.
Scrivere una partizione di
X
costituita da infiniti sottoinsiemi.
1.22 Siano
A
=
{
-
1
,
0
,
1
}
e
B
=
{
1
,
2
}
. Scrivere
esplicitamente
A
×
B
,
A
×
A
,
(
A
×
A
)
∩
(
A
×
B
)
,
A
×
(
A
∩
B
)
,
(
A
×
A
)
∪
(
A
×
B
)
,
A
×
(
A
∪
B
)
,
𝒫
(
B
×
B
)
e
𝒫
(
B
)
×
𝒫
(
B
)
.
Capitolo 2
Le funzioni
§ 2.1 Generalità sulle applicazioni o funzioni
Definizione 2.1. Una applicazione o funzione
f
è una terna
f
=
(
A
,
B
,
G
)
,
dove
A
e
B
sono insiemi non vuoti e
G
è una corrispondenza da
A
a
B
(cioè un sottoinsieme del prodotto cartesiano
A
×
B
)
che è ovunque definita e funzionale ossia che gode della seguente proprietà :
∀
a
∈
A
∃
!
b
∈
B
tale che
(
a
,
b
)
∈
G
.
Notazioni e terminologia:
A
si dice dominio di
f
,
B
si dice
codominio di
f
e
G
si dice grafico di
f
. Per indicare
che
f
è una
funzione da
A
in
B
invece che
f
=
(
A
,
B
,
G
)
abitualmente si
usa la notazione
f
:
A
→
B
.
Fissato un elemento
a
∈
A
,
per indicare che
b
è
l’unico elemento di
B
tale che
(
a
,
b
)
∈
G
si
scrive
b
=
f
(
a
)
e si
dice che
b
è
l’immagine di
a
.
Definizione 2.2. Si dice immagine di una funzione
f
:
A
→
B
e si denota
Im
(
f
)
oppure
f
(
A
)
il sottoinsieme di
B
degli elementi che sono immagine di qualche elemento di
A
ossia:
Im
(
f
)
=
{
b
∈
B
∣
b
=
f
(
a
)
per qualche
a
∈
A
}
.
Più generalmente, dato un sottoinsieme
C
di
A
,
si dice immagine di
C
il sottoinsieme di
B
:
f
(
C
)
=
{
b
∈
B
∣
b
=
f
(
a
)
per qualche
a
∈
C
}
.
NOTA BENE Spesso per assegnare una funzione
f
:
A
→
B
si fornisce
una “legge” ossia una qualche formula che permette di associare a ciascun elemento del dominio
la sua immagine. Si faccia però attenzione al fatto che la funzione è caratterizzata soltanto dal
dominio
A
, dal
codominio
B
e
dal grafico
G
e non dalla eventuale “formulazione della legge”. I due esempi seguenti mostrano come
una stessa “legge” può definire funzioni diverse e come, d’altra parte, “leggi” diverse
possono definire una stessa funzione.
Esempio 2.3. La funzione
f
:
ℤ
→
ℕ
data da
f
(
n
)
=
n
2
e la funzione
g
:
ℕ
→
ℤ
data da
g
(
n
)
=
n
2
sono diverse, perchè non hanno lo stesso dominio e lo stesso codominio, ma, oltre
a questo, hanno
anche proprietà molto diverse. Usando la terminologia che definiremo in seguito,
f
non è iniettiva, mentre
g
lo è.
Esempio 2.4. Siano
A
=
{
0
,
1
,
2
}
ed
f
,
g
:
A
→
ℝ
le funzioni definite rispettivamente da
f
(
x
)
=
x
-
7
e
g
(
x
)
=
x
3
-
3
x
2
+
3
x
-
7
.
Queste funzioni, per quanto espresse mediante “leggi” diverse, sono la stessa funzione,
ossia
f
=
g
,
poichè hanno lo stesso dominio
A
,
lo stesso codominio
ℝ
e lo stesso grafico:
G
f
=
G
g
=
{
(
0
,
-
7
)
,
(
1
,
-
6
)
,
(
2
,
-
5
)
}
.
Esempio 2.5. Elenchiamo ora alcune funzioni particolarmente importanti e
che
capiterà spesso di usare.
-
a.
- Le funzioni costanti. Siano
A
e
B
insiemi e
b
0
∈
B
un elemento fissato. La funzione costante
b
0
è
f
b
0
:
A
→
B
definita da
f
b
0
(
a
)
=
b
0
per ogni
a
∈
A
.
Se
A
=
B
=
ℝ
,
la funzione costante
b
0
ha come grafico la retta “orizzontale” di equazione
y
=
b
0
.
-
b.
- Le funzioni identità di
A
.
Sia
A
un insieme; la funzione identità di
A
è
i
d
A
:
A
→
A
definita da
i
d
A
(
a
)
=
a
per ogni
a
∈
A
.
Se
A
=
B
=
ℝ
,
la funzione identità
i
d
ℝ
ha come grafico la retta bisettrice del primo e terzo quadrante di equazione
y
=
x
.
Si faccia attenzione a non confondere la funzione identità con la funzione costante
1
.
-
c.
- Le operazioni. Una operazione binaria interna in un insieme
A
è una funzione
*
:
A
×
A
→
A
.
L’immagine di un elemento
*
(
(
a
1
,
a
2
)
)
di solito si denota
a
1
*
a
2
.
-
d.
- Le successioni. Una successione è una funzione
f
:
ℕ
→
ℝ
;
il termine
n
-
esimo
a
n
della successione è l’immagine
f
(
n
)
del numero naturale
n
.
§ 2.2 Funzioni iniettive e suriettive
Definizione 2.6. Una funzione
f
:
A
→
B
si dice:
-
∙
-
iniettiva se
∀
a
1
,
a
2
∈
A
:
a
1
≠
a
2
⇒
f
(
a
1
)
≠
f
(
a
2
)
;
-
∙
-
suriettiva se
Im
(
f
)
=
B
ossia se
∀
b
∈
B
∃
a
∈
A
tale che
f
(
a
)
=
b
;
-
∙
-
biunivoca o biiettiva se è sia iniettiva sia suriettiva.
Una funzione biunivoca si dice anche biiezione oppure corrispondenza biunivoca
oppure corrispondenza 1–1. Possiamo riformulare le precedenti
definizioni usando il
concetto di controimmagine.
Definizione 2.7. Siano
f
:
A
→
B
una funzione,
b
0
un elemento di
B
e
D
un sottoinsieme di
B
.
Si dice controimmagine di
b
0
il sottoinsieme di
A
cosè definito:
f
-
1
(
b
0
)
=
{
a
∈
A
∣
f
(
a
)
=
b
0
}
.
Analogamente si dice controimmagine di
D
il sottoinsieme di
A
:
f
-
1
(
D
)
=
{
a
∈
A
∣
f
(
a
)
∈
D
}
.
La controimmagine di un elemento
b
0
del codominio non è altro che la controimmagine del sottoinsieme singleton
{
b
0
}
, ossia
f
-
1
(
b
0
)
=
f
-
1
(
{
b
0
}
)
. La
controimmagine di un elemento è quindi sempre definita (ossia esiste sempre ) ed è
un
sottoinsieme del dominio che, a seconda dei casi, può essere l’insieme vuoto
∅
,
oppure un singleton (ossia un sottoinsieme con un solo elemento), oppure un sottoinsieme
con più elementi.
Esempio 2.8. Siano
A
=
{
0
,
1
,
2
,
3
}
,
B
=
ℝ
e
g
:
A
→
ℝ
l’applicazione definita da:
g
(
0
)
=
5
,
g
(
1
)
=
5
,
g
(
2
)
=
-
π
,
g
(
3
)
=
-
π
.
Avremo allora
f
-
1
(
-
π
)
=
{
2
,
3
}
,
f
-
1
(
5
)
=
{
1
}
,
f
-
1
(
2
7
)
=
∅
.
Consideriamo poi i seguenti sottoinsiemi di
ℝ
:
D
1
=
[
3
,
+
∞
)
,
D
2
=
(
-
∞
,
0
)
,
D
3
=
[
-
1
0
,
-
8
]
.
Allora:
f
-
1
(
D
1
)
=
{
0
}
,
f
-
1
(
D
2
)
=
{
2
,
3
}
,
f
-
1
(
D
3
)
=
∅
.
Proposizione 2.9. Sia
f
:
A
→
B
una funzione. Allora:
-
1)
-
f
è iniettiva
⇔
∀
b
∈
B
f
-
1
(
b
)
contiene al massimo un elemento.
-
2)
-
f
è suriettiva
⇔
∀
b
∈
B
f
-
1
(
b
)
contiene almeno un elemento.
-
3)
-
f
è biunivoca
⇔
∀
b
∈
B
f
-
1
(
b
)
contiene uno e un solo elemento.
Proof. 1) Supponiamo
f
iniettiva e sia
b
un elemento qualsiasi di
B
.
Se
b
∉
Im
(
f
)
allora
f
-
1
(
b
)
=
∅
;
se invece
b
∈
Im
(
f
)
ossia se
b
=
f
(
a
)
per un qualche
a
∈
A
,
allora per ogni
a
′
≠
a
si ha
f
(
a
′
)
≠
f
(
a
)
=
b
e quindi
f
-
1
(
b
)
=
{
a
}
contiene un solo elemento. Supponiamo ora che la controimmagine di ciascun elemento
del codominio contenga al massimo un elemento; se
a
1
,
a
2
sono elementi distinti di
A
,
allora le loro immagini
b
1
=
f
(
a
1
)
e
b
2
=
f
(
a
2
)
sono distinte perchè in caso contrario
f
-
1
(
b
1
)
conterrebbe più di un elemento. 2) L’equivalenza segue subito dall’osservazione che
f
-
1
(
b
)
≠
∅
se e solo se
b
∈
Im
(
f
)
.
Infine 3) si ottiene immediatamente dalle precedenti. □
Esempio 2.10.
-
a.
-
Le funzioni costanti da
A
in
B
non sono mai nè iniettive (tranne nel caso molto particolare in cui
A
abbia un solo elemento) nè suriettive (tranne nel caso molto particolare in cui
B
abbia un solo elemento).
-
b.
-
Le funzioni identità
i
d
A
:
A
→
A
sono sempre biunivoche.
-
c.
-
Le funzioni proiezione su un fattore
π
1
e
π
2
dal prodotto cartesiano
A
×
B
su
A
e su
B
rispettivamente, sono sempre suriettive. Inoltre
π
1
(risp.
π
2
)
è anche iniettiva soltanto in caso
B
(risp.
A
)
abbia un solo elemento.
-
d.
-
La funzione proiezione sul quoziente
π
:
A
→
A
∕
ρ
è sempre suriettiva, poichè (per definizione) le classi di equivalenza non sono
mai vuote. L’unico caso in cui
π
risulta anche iniettiva è quello che riguarda la relazione “identità “:
a
1
ρ
a
2
se e solo se
a
1
=
a
2
.
§ 2.3 La composizione di funzioni
Definizione 2.11. Siano
f
:
A
→
B
e
g
:
B
→
C
funzioni. Si dice funzione composta di
f
e
g
la funzione:
g
∘
f
:
A
→
C
data da
(
g
∘
f
)
(
a
)
=
g
(
f
(
a
)
)
.
La lettura corretta di
g
∘
f
è “
f
composto
g
” in quanto
f
è la prima
funzione che agisce e
g
la seconda; per evitare una (per noi) poco naturale lettura da destra verso sinistra e, nello stesso
tempo, rispettare il significato matematico del simbolo, evitando confusione ed errori, si può
leggere
g
∘
f
anche come “
g
dopo
f
”. Si
noti che la composizione di due funzioni è definita solo nel caso in cui il codominio della
prima coincide col dominio della seconda.
Proposizione 2.12. (Proprietà associativa della composizione)
Siano
f
:
A
→
B
,
g
:
B
→
C
e
h
:
C
→
D
funzioni. Allora:
(
h
∘
g
)
∘
f
=
h
∘
(
g
∘
f
)
.
Proof. Per la verifica è sufficiente osservare che le due funzioni
hanno lo stesso
dominio
A
,
lo stesso codominio
D
e assegnano a ciascun elemento
a
di
A
la stessa immagine
h
(
g
(
f
(
a
)
)
)
.
□
Grazie alla proprietà associativa, potremo scrivere senza ambiguità la composizione di più
funzioni come
h
∘
g
∘
f
,
senza l’uso di parentesi. Non valgono invece per la composizione di funzioni la proprietà
commutativa e la proprietà di cancellazione, come mostrano gli esempi che
seguono.
Esempio 2.13. Siano
A
,
B
e
C
insiemi due a due distinti e siano
f
:
A
→
B
,
g
:
B
→
C
e
h
:
B
→
A
funzioni. La composizione
g
∘
f
è definita, mentre non lo è la composizione
f
∘
g
poichè il codominio di
g
e il dominio di
f
non coincidono. Le composizioni
h
∘
f
e
f
∘
h
sono entrambe definite, ma sono funzioni diverse, perchè la prima ha dominio
A
e la seconda ha dominio
B
.
Esempio 2.14. Siano
f
,
g
:
ℕ
→
ℕ
le funzioni date da
f
(
n
)
=
n
2
e
g
(
n
)
=
n
+
3
.
Le funzioni composte
g
∘
f
e
f
∘
g
sono entrambe definite, sono entrambe funzioni da
ℕ
in
ℕ
,
ma sono funzioni diverse poichè ad esempio
(
g
∘
f
)
(
0
)
=
g
(
f
(
0
)
)
=
g
(
0
)
=
3
,
mentre
(
f
∘
g
)
(
0
)
=
f
(
g
(
0
)
)
=
f
(
3
)
=
9
.
Esempio 2.15. Siano
f
,
g
:
ℕ
→
ℕ
due funzioni e sia
c
7
:
ℕ
→
ℕ
la funzione costante
7
.
Allora
c
7
∘
f
=
c
7
∘
g
=
c
7
anche se
f
≠
g
.
I due esempi seguenti mostrano il comportamento di due funzioni importanti rispetto
alla composizione.
Esempio 2.16. Siano
A
,
B
insiemi,
i
d
A
e
i
d
B
le rispettive funzioni identità e sia infine
g
:
A
→
B
una funzione qualsiasi. Allora si ha
i
d
B
∘
g
=
g
ed anche
g
∘
i
d
A
=
g
.
Esempio 2.17. Siano
A
un insieme,
a
un suo elemento fissato e
f
a
:
A
→
A
la corrispondente funzione costante. Se
g
:
A
→
A
è una funzione qualsiasi, allora
f
a
∘
g
=
f
a
e
g
∘
f
a
=
f
g
(
a
)
.
I risultati seguenti mostrano il comportamento di due funzioni importanti rispetto alla
composizione.
Proposizione 2.18. Siano
f
:
A
→
B
e
g
:
B
→
C
due
funzioni. Allora:
-
i)
-
g
∘
f
iniettiva
⇒
f
iniettiva;
-
ii)
-
g
∘
f
suriettiva
⇒
g
suriettiva.
Proof. i) Proviamo che se
f
non è iniettiva, neppure
g
∘
f
può esserlo. Supponiamo che
a
1
,
a
2
siano elementi distinti di
A
tali che
f
(
a
1
)
=
f
(
a
2
)
=
b
;
allora si ha:
(
g
∘
f
)
(
a
1
)
=
g
(
f
(
a
1
)
)
=
g
(
b
)
=
g
(
f
(
a
2
)
)
=
(
g
∘
f
)
(
a
2
)
e quindi
g
∘
f
non è iniettiva. ii) Supponiamo
g
∘
f
suriettiva; vogliamo provare che
Im
(
g
)
=
C
,
ossia che
∀
c
∈
C
si ha
c
∈
Im
(
g
)
.
Per ipotesi esiste
a
∈
A
tale che
(
g
∘
f
)
(
a
)
=
c
.
In tal caso, posto
b
=
f
(
a
)
,
si ha
g
(
b
)
=
c
,
come volevasi. □
Dall’iniettività della funzione composta, invece, nulla segue riguardo all’iniettività
della seconda funzione e, allo stesso modo, dalla suriettività della funzione composta
nulla segue riguardo alla suriettività della prima funzione.
§ 2.4 Funzioni inverse
Definizione 2.19. Si dice funzione inversa di una funzione
f
:
A
→
B
una funzione
g
:
B
→
A
tale che valgano le due condizioni
g
∘
f
=
i
d
A
e
f
∘
g
=
i
d
B
.
Non tutte le funzione hanno una funzione inversa. Infatti:
Proposizione 2.20. Sia
f
:
A
→
B
una funzione. Allora:
f
ha un'inversa
g
⇔
f
è biunivoca
Proof. “
⇒
” segue
dalla Proposizione 2.18, ricordando che le funzioni identità sono
iniettive e suriettive.
“
⇐
” Supponiamo
f
biunivoca e costruiamo esplicitamente la funzione inversa
g
:
B
→
A
come corrispondenza inversa. Dunque
∀
b
∈
B
poniamo
g
(
b
)
=
a
dove
a
è l’unico elemento di
A
tale che
f
(
a
)
=
b
.
Per costruizone, le due composizioni di
f
e
g
coincidono con l’identitàdi
A
e di
B
rispettivamente. □
Notiamo che è sempre possibile costruire la corrispondenza inversa di una funzione
f
,
ma essa non è in generale una funzione a meno che, come prima dimostrato,
f
sia biunivoca.
Se infatti
f
non è suriettiva, la corrispondenza inversa non risulta ovunque definita e se
f
non
è iniettiva, la corrispondenza inversa non risulta funzionale. Proviamo ora che la
funzione inversa, se esiste, è unica.
Proposizione 2.21. Siano
f
:
A
→
B
e
g
,
h
:
B
→
A
delle funzioni. Se
g
∘
f
=
i
d
A
e
f
∘
h
=
i
d
B
,
allora
g
=
h
.
Proof. Intanto
g
e
h
hanno lo stesso dominio e codominio. Ci basterebbe allora provare che hanno lo
stesso grafo. Scegliamo invece un ragionamento di tipo più formale: calcoliamo la
composizione “a tre”
g
∘
f
∘
h
nei due modi diversi permessi dalla proprietà associativa:
g
=
g
∘
i
d
B
=
g
∘
f
∘
h
=
g
∘
f
∘
h
=
i
d
A
∘
h
=
h
.
□
Dunque non possono esistere due diverse funzioni inverse di una stessa funzione
f
. Di solito l’unica
funzione inversa di
f
(naturalmente se esiste) viene denotata col simbolo
f
-
1
.
ATTENZIONE: le notazioni di funzione inversa e di controimmagine possono essere
confuse una con l’altra.
§ 2.5 La cardinalità di un insieme
Come applicazione delle cose viste riguardo alle funzioni vogliamo ora definire in modo
rigoroso il “numero di elementi” di un insieme, anche nel caso in cui l’insieme sia
“infinito”. Prima di poter fare ciò, è necessario precisare cosa intendiamo dicendo che
un insieme è finito oppure che è infinito.
Definizione 2.22. Si dice che due insiemi
A
e
B
sono equipollenti oppure hanno la stessa cardinalità se esiste una funzione
biunivoca
f
:
A
→
B
.
Intuitivamente possiamo dire che
Card
(
A
)
=
Card
(
B
)
se
A
ha tanti
elementi quanti
B
.
Vogliamo ora mettere a confronto tra loro le cardinalità, per poter dire anche se un
insieme ha più elementi (oppure ha meno elementi) di un altro.
Definizione 2.23. Dati due insiemi
A
e
B
,
diciamo che
A
ha cardinalità minore o uguale di
B
se esiste una applicazione iniettiva
i
:
A
→
B
oppure (equivalentemente) se esiste una applicazione suriettiva
p
:
B
→
A
.
In tal caso scriveremo
Card
(
A
)
≤
Card
(
B
)
.
Teorema 2.24. Siano
A
e
B
insiemi. Allora:
Card
(
A
)
=
Card
(
B
)
⇔
Card
(
A
)
≤
Card
(
B
)
e
Card
(
B
)
≤
Card
(
A
)
.
Definizione 2.25. Un insieme è infinito se
è equipollente ad un suo sottoinsieme proprio ossia se ossia se esiste una funzione
f
:
A
→
A
iniettiva ma non suriettiva, oppure suriettiva ma non iniettiva. Un insieme è finito
se questo non capita.
Esempio 2.26. L’insieme dei numeri naturali
ℕ
è un insieme infinito poichè la funzione “successore”
σ
:
ℕ
→
ℕ
,
σ
(
n
)
=
n
+
1
è iniettiva ma non suriettiva (Assiomi di Peano). Possiamo anche vedere che la
funzione “doppio”
f
:
ℕ
→
P
(
P
=
{
numeri
naturali pari
}
)
data da
f
(
n
)
=
2
n
,
è biunivoca e quindi
Card
(
ℕ
)
=
Card
(
P
)
,
anche se
P
è un sottoinsieme proprio di
ℕ
.
Dalla definizione di insieme finito segue la seguente proprietà ,
Teorema 2.27. Se
A
è un insieme finito e
f
:
A
→
A
è una funzione, allora si ha:
f
è iniettiva
⇔
f è biunivoca
⇔
f
è suriettiva
.
Nel seguito del capitolo indicheremo con
I
n
(
n
≥
1
)
l’insieme dei
numeri naturali
{
1
,
…
,
n
}
.
Diremo inoltre che l’insieme vuoto ha cardinalità 0.
Teorema 2.28.
-
a.
- Per ogni numero naturale
n
,
I
n
è un insieme finito.
-
b.
- Ogni insieme finito
A
è equipollente ad un
I
n
oppure è
∅
:
quindi
Card
(
A
)
∈
ℕ
.
-
c.
- Se
B
è infinito, allora
Card
(
B
)
≥
Card
(
ℕ
)
>
n
per ogni
n
∈
ℕ
.
La cardinalità dell’insieme infinito
ℕ
è detta cardinalitè numerabile e viene indicata con
ℵ
0
(
ℵ
è la lettera ebraica alef). Un insieme equipollente a
ℕ
si dice
insieme numerabile.
Esempio 2.29.
Card
(
ℤ
)
=
ℵ
0
.
Una applicazione biunivoca
f
:
ℤ
→
ℕ
è data da
f
(
n
)
=
2
n
se
n
≥
0
,
f
(
n
)
=
-
2
n
-
1
se
n
<
0
.
Anche
ℚ
ha cardinalità numerabile, ma non è semplice costruire esplicitamente una funzione
biunivoca
ℕ
→
ℚ
Solo per curiosità: la cardinalità dei numeri reali.
Card
(
ℝ
)
,
detta anche cardinalità del continuo, è strettamente maggiore di
ℵ
0
=
Card
(
ℕ
)
. L’applicazione
n
→
n
mostra
che
Card
(
ℕ
)
≤
Card
2
(
ℝ
)
.
Proviamo che non vale l’uguaglianza mostrando che nessuna funzione
f
:
ℕ
→
ℝ
può
essere suriettiva. Identifichiamo ogni numero reale con la sua scrittura posizionale in base
10 e indichiamo
con cn(x) la
n-esima cifra decimale
del numero x.
Costruiamo un numero reale che non appartiene a
Im(f). Sia
y il numero reale
con parte intera 0
tale che cn(y) = 2
se cn(f(n - 1))≠2 e
cn(y) = 1 se
cn(f(n - 1)) = 2. Tale
numero y
differisce da ciascun numero reale appartenente a
Im(f) in almeno una cifra
decimale e quindi y∉Im(f).
Vi sono tuttavia insiemi che hanno cardinalità più grande di quella del di
ℝ
, ad esempio
𝒫
(
ℝ
), l’insieme
delle parti di
ℝ
.
Possiamo provare infatti, più in generale, che per ogni insieme
A, finito o infinito,
si ha Card(A) < Card(
𝒫
(A)). La
funzione iniettiva a→{a}
prova che Card(A) ≤ Card(
𝒫
(A)).
Proviamo che non vale l’uguaglianza. Supponiamo per assurdo che esista una funzione
f : A→
𝒫
(A) biunivoca e
indichiamo con B il
sottoinsieme di A
degli elementi a
tali che a∉f(a). Essendo
f suriettiva, esiste
un elemento a0 ∈ A
tale che f(a0) = B.
Si perviene allora alla contraddizione:
a
0
∈
f
(
a
0
)
⇔
a
0
∉
f
(
a
0
)
.
§ 2.6 Il principio dei cassetti
Dalla definizione di insieme finito e dalle proprietà che abbiamo enunciato nella sezione
precedente
segue la proprietà conosciuta come principio dei cassetti o principio della piccionaia. Se
B
è un insieme finito
con
n
elementi e
A
è un suo sottoinsieme
con
m
elementi,
allora
m
≤
n
e inoltre
A
è strettamente
più piccolo di
B
se e solo se
m
<
n
.
Questa proprietà appare meno evidente quando i numeri coinvolti sono grandi.
Esempio 2.30. In una grande città, come Milano Roma, vi sono sicuramente
due
persone con lo stesso numero di capelli in testa. Sappiamo infatti che il numero di
capelli che un individuo può possedere non supera i
200
⋅
000
.
Se tutti gli abitanti di Roma (o di Milano) avesso un diverso numero di capelli,
l’insieme
B
costituito dai numeri di capelli di ciascun individuo avrebbe tanti elementi quanti
sono gli abitanti (e quindi più di un milione di elementi), pur essendo un sottoinsieme
dell’insieme
A
dei numeri interi da
0
a
2
0
0
⋅
0
0
0
che ha solo
2
0
0
⋅
0
0
1
elementi.
Possiamo enunciare il Prinipio dei cassetti anche coinvolgendo
le nozioni di iniettività e suriettività delle funzioni: sia
f
:
A
→
B
una funzione
tra gli insiemi
A
di cardinalità
m
e
B
di
cardinalità
k
.
- Se
f
è iniettiva allora
m
≤
k
,
ossia
- se
m
>
k
,
f
non può essere iniettiva.
- Se
f
è suriettiva allora
m
≥
k
,
ossia
- se
m
<
k
,
f
non può essere suriettiva.
Si faccia attenzione al fatto che queste proprietà contengono delle implicazioni,
non delle
bi-implicazioni.
Esempio 2.31. Consideriamo una funzione
f
:
A
→
B
da un insieme
A
con
7
elementi ad un insieme
B
con
1
8
elementi. Possiamo affermare con totale sicurezza che
f
non è suriettiva in quanto
7
≱
1
8
.
Possiamo inoltre affermare che
f
potrebbe essere iniettiva, ma senza ulteriori informazioni non possiamo sapere se lo
è oppure no.
§2.7 Esercizi
2.1 Sia
f
:
ℤ
→
ℤ
data da
f
(
n
)
=
n
2
-
3
n
+
5
.
Determinare
f
(
0
)
,
f
-
1
(
5
)
,
f
-
1
(
0
)
. Si
tratta di una applicazione iniettiva? Si tratta di una applicazione suriettiva?
2.2 Sia
f
:
ℤ
→
ℤ
data da
f
(
n
)
=
2
n
2
-
3
n
+
5
.
Determinare
f
(
0
)
,
f
-
1
(
5
)
,
f
-
1
(
0
)
. Si
tratta di una applicazione suriettiva? Si tratta di una applicazione iniettiva?
2.3 Sia
f
:
ℕ
×
ℕ
→
ℕ
la funzione
data da
f
(
(
n
,
m
)
)
=
min
{
m
,
n
}
.
-
a.
-
Determinare l’immagine dei sottoinsiemi
ℕ
×
{
0
}
e
{
0
}
×
ℕ
.
-
b.
-
Determinare gli insiemi controimmagine
f
-
1
(
n
)
per
n
=
4
e poi per un
n
generico.
-
c.
-
Dire se
f
è iniettiva, suriettiva, biunivoca.
2.4 Sia
f
:
ℤ
×
ℤ
→
ℤ
la funzione
data da
f
(
(
n
,
m
)
)
=
m
2
+
n
.
-
a.
-
Determinare
Im
(
f
)
e l’immagine dei sottoinsiemi
ℤ
×
{
0
}
e
{
0
}
×
ℤ
.
-
b.
-
Determinare gli insiemi controimmagine
f
-
1
(
4
)
e
f
-
1
(
ℤ
<
0
)
,
dove
ℤ
<
0
è l’insieme dei numeri interi strettamente negativi.
-
c.
-
Dire se
f
è iniettiva, suriettiva, biunivoca.
2.5 Sia
f
:
ℤ
×
ℤ
→
ℤ
×
ℤ
l’applicazione
data da:
f
(
(
x
,
y
)
)
=
(
y
,
2
)
se
x
è dispari
e
f
(
(
x
,
y
)
)
=
(
y
,
x
)
se
x
è
pari.
-
a.
-
Dire se
f
è iniettiva, suriettiva, biunivoca.
-
b.
-
Determinare
f
-
1
(
(
1
,
1
)
)
,
f
-
1
(
(
1
,
2
)
)
,
f
-
1
(
(
11
,
12
)
)
,
f
-
1
(
(
4
,
6
)
)
,
f
-
1
(
(
4
,
7
)
)
.
-
c.
-
Determinare
f
(
2
ℤ
×
2
ℤ
)
e
f
-
1
(
2
ℤ
×
2
ℤ
)
,
dove
2
ℤ
è l’insieme dei numeri interi pari.
2.6 Determinare tutte le applicazioni
f
:
A
→
B
dove
A
=
{
1
,
2
,
3
}
e
B
=
{
α
,
β
}
.
Quante sono quelle suriettive? Quante sono quelle iniettive?
2.7 Esiste una applicazione
f
:
ℝ
→
ℝ
tale che
f
(
{
1
,
2
}
)
=
{
1
,
2
,
π
}
? Esiste
una applicazione
g
:
ℝ
→
ℝ
tale che
g
(
{
1
,
2
,
π
}
)
=
{
1
,
2
}
?
(motivare le risposte; in caso affermativo esibire un esempio.)
2.8 Determinare l’immagine della funzione
ϕ
:
ℕ
×
ℕ
→
ℕ
data da
ϕ
(
(
m
,
n
)
)
=
m
n
. Vi
sono elementi del codominio la cui controimmagine è un singleton? Trovare tutti gli elementi di
ϕ
-
1
(
p
)
, per ogni
numero primo
p
.
2.9 Siano
A
un
insieme,
B
un suo
sottoinsieme,
X
=
𝒫
(
A
)
e
ϕ
:
X
→
X
l’applicazione
data da
ϕ
(
C
)
=
C
∩
B
. Dire se
ϕ
è iniettiva, suriettiva, biunivoca
e determinare
Im
(
ϕ
)
. Rispondere alle
stesse domande relativamente a
ψ
:
X
→
X
data da
ψ
(
C
)
=
C
∪
B
.
2.10 Sia
f
:
ℕ
→
ℕ
l’applicazione
definita da
f
(
n
)
=
n
2
. Provare che
non esiste una applicazione
g
:
ℕ
→
ℕ
tale che
f
∘
g
=
i
d
ℕ
.
2.11 Sia
f
:
ℤ
→
ℕ
l’applicazione
definita da
f
(
n
)
=
n
2
-
n
se
n
>
0
e
f
(
n
)
=
-
n
+
1
se
n
≤
0
. Provare che non esiste
una applicazione
g
:
ℕ
→
ℤ
tale
che
g
∘
f
=
i
d
ℤ
. Costruire due
diverse applicazioni
h
:
ℕ
→
ℤ
tali che
f
∘
h
=
i
d
ℕ
.
2.12 Sia
f
:
ℤ
→
ℤ
l’applicazione data da
f
(
n
)
=
4
n
+
1
se
n
è pari e
f
(
n
)
=
3
n
-
2
se
n
è dispari. Dire se
si tratta di una applicazione iniettiva, suriettiva, biunivoca. Determinare esplicitamente gli insiemi controimmagine
di
0
,
1
,
-
3
.
2.13 Siano
f
:
A
→
B
e
g
:
B
→
C
due funzioni biunivoche. Verificare che anche la funzione inversa
f
-
1
e la funzione
composta
g
∘
f
sono funzioni biunivoche.
2.14 La successione di Fibonacci è la funzione
f
:
ℕ
→
ℕ
data da
f
(
0
)
=
1
,
f
(
1
)
=
1
e
f
(
n
+
1
)
=
f
(
n
)
+
f
(
n
-
1
)
per ogni
n
≥
2
. Determinare le
immagini dei primi
6
numeri naturali. Si tratta di una funzione suriettiva? iniettiva?
2.15 In un teatro vi sono
5
0
0
persone.
Provare che ce ne sono almeno
2
che festeggiano il compleanno lo stesso giorno. Quante persone bisogna riunire per essere sicuri che almeno
tre tra esse festeggino il compleanno lo stesso giorno?
2.16 Provare che in Italia esistono sicuramente due persone che festeggiano il compleanno nello stesso
giorno, hanno lo stesso numero di scarpe ed anche la stessa altezza espressa in centimetri. E a Torino?
Capitolo 3
Tecniche di enumerazione
§ 3.1 Il principio di inclusione-esclusione.
Vogliamo contare il numero di elementi dell’unione di due o più insiemi
finiti. In questo capitolo per indicare il numero di elementi di un insieme
A
scriveremo
|
A
|
invece
#
A
: si tratta di
un altro modo di indicare la cardinalità che spesso si incontra sui libri. Iniziamo cl caso di 2 insiemi.
Siano
A
e
B
due insiemi finiti di
cardinalità finita
n
ed
m
rispettivamente, che siano disgiunti ossia privi di elementi comuni. Allora:
|
A
∪
B
|
=
|
A
+
|
B
=
n
+
m
.
La formula si generalizza al caso di
k
insiemi finiti
A
i
,
i
=
1
,
2
,
…
,
k
, con
|
A
i
=
n
i
,
disgiunti due a due:
|
∪
A
i
|
=
∑
i
=
1
k
|
A
i
|
=
n
1
+
⋯
+
n
k
.
Se invece
A
e
B
hanno
k
elementi in
comune (ossia
k
=
|
A
∩
B
|
),
allora la formula diventa:
|
A
∪
B
|
=
|
A
|
+
|
B
|
-
|
A
∩
B
|
=
n
+
m
-
k
.
Il termine correttivo
-
k
si inserisce poichè i
k
elementi comuni ad
A
e
B
compaiono tra
gli
n
del primo
insieme e gli
m
del secondo e sarebbero pertanto contati due volte in
n
+
m
. Questa formula
più generale è nota come principio di inclusione-esclusione. Tralasciamo la sua generalizzazione
al caso di
k
insiemi poichè decisamente più complicata. La riportiamo solo per il caso
k
=
3
, con
un esempio di applicazione:
|
A
1
∪
A
2
∪
A
3
|
=
|
A
1
|
+
|
A
2
|
+
|
A
3
|
-
|
A
1
∩
A
2
|
-
|
A
1
∩
A
3
|
-
|
A
2
∩
A
3
|
+
|
A
1
∩
A
2
∩
A
3
|
.
Esempio 3.1. Su 25 studenti, 15 hanno superato l’esame di
Matematica, 12 quello
di Chimica e 5 hanno superato entrambi gli esami. Quanti studenti hanno superato
almeno un esame? Quanti studenti hanno fallito entrambi gli esami? Sia
A
l’insieme degli studenti che hanno superato l’esame di Matematica:
|
A
|
=
15
.
Sia
B
l’insieme degli studenti che hanno superato l’esame di Chimica,
|
B
|
=
12
.
A
∩
B
è l’insieme degli studenti che hanno superato entrambi gli esami:
|
A
∩
B
|
=
5
.
La risposta alla prima domanda è l’ordine dell’insieme
A
∪
B
,
dato da
15
+
12
-
5
=
22
.
Non hanno superato nessuno dei due esami
25
-
22
=
3
studenti.
Esempio 3.2. Sia
I
=
{
1
,
2
,
…
,
20
}
.
Quanti sono i numeri di
I
divisibili per
2
o per
3
?
Sia
A
l’insieme dei numeri pari di
I
:
l’ordine di
A
è 10.
Sia
B
l’insieme dei multipli di 3 in
I
:
B
=
{
3
,
6
,
9
,
12
,
15
,
18
}
ha ordine 6.
A
∩
B
è l’insieme dei multipli di 6 minori di 20:
A
∩
B
=
{
6
,
12
,
18
}
ha ordine 3.
I numeri di
I
divisibili per 2 o per 3 sono
10
+
6
-
3
=
13
.
Esempio 3.3. In un gruppo di amici tutti hanno visto almeno uno dei film
x
,
y
,
z
:
8 hanno visto il film
x
,
12 il film
y
e 9 il film
z
.
Inoltre 6 hanno visto
x
e
y
,
4 hanno visto
x
e
z
,
7 hanno visto
y
e
z
e soltanto uno di essi ha assistito alle tre proiezioni. Da quante persone è formato il
gruppo? Con ovvio significato delle notazioni si ha:
|
X
|
=
8
,
|
Y
|
=
12
,
|
Z
|
=
9
,
|
X
∩
Y
|
=
6
,
|
X
∩
Z
|
=
4
,
,
|
Y
∩
Z
|
=
7
,
|
X
∩
Y
∩
Z
|
=
1
.
Quindi :
|
X
∪
Y
∪
Z
|
=
8
+
12
+
9
-
6
-
4
-
7
+
1
=
13
.
§ 3.2 Il metodo delle scelte successive
Consideriamo come primo caso quello del prodotto cartesiano.
Proposizione 3.4. Siano
A
e
B
due insiemi finiti di cardinalità
n
e
m
rispettivamente. Allora:
|
A
×
B
|
=
|
A
|
⋅
|
B
|
=
n
m
.
Proof. Se
A
=
{
a
1
,
…
,
a
n
}
,
consideriamo gli
n
sottoinsiemi
B
i
di
A
×
B
a due a due disgiunti formati ognuno dalle
m
coppie aventi
a
i
come prima componente. Per la formula della cardinalità dell’unione di insiemi
disgiunti abbiamo
|
A
×
B
|
=
|
B
1
|
+
⋯
+
|
B
n
|
=
n
m
.
□
Osserviamo che disponendo in colonna e in riga gli
n
elementi
di
A
e gli
m
elementi di
B
, il prodotto cartesiano
A
×
B
può essere visualizzato
come una tabella di
n
m
quadretti. Possiamo utilizzare il ragionamento precedente anche
in situazioni più generali. Se una scelta può essere compiuta in
n
modi diversi e, per ciascuno di essi, una seconda scelta può essere compiuta in
m
modi diversi, allora la successione delle due scelte può essere effettuata in
n
m
modi distinti. Nel caso del prodotto cartesiano la scelta del secondo elemento
avviene sempre tra quelli di uno stesso insieme. Come vedremo, in situazioni più
generali si costruiscono coppie scegliendo il primo elemento in un insieme fisso con
n
elementi e il secondo elemento in un insieme di cardinalità
m
che
però può dipendere dal primo elemento scelto. Mediante l’induzione quanto
visto relativamente a due scelte si estende al caso di un numero finito di scelte
consecutive.
Proposizione 3.5. Supponiamo di dover eseguire
k
scelte consecutive e che la scelta
i
-esima
possa avvenire in
n
i
modi diversi. Allora le sequenze di scelte possibili sono
∏
i
=
1
k
n
i
.
Proof. Procediamo per induzione su
k
.
Per
k
=
2
la dimostrazione è quella presentata precedentemente. Supponiamo che l’asserto sia
vero per un certo numero
k
0
di scelte e proviamo che allora è vera per
k
0
+
1
scelte. Per l’ipotesi induttiva possiamo eseguire le prime
k
0
scelte in
N
=
∏
i
=
1
k
0
n
i
modi. Possiamo pensare la nostra procedura di scelte come costituita da due momenti:
in un primo momento eseguiamo le prime
k
0
scelte in
N
modi e nel secondo momento eseguiamo l’ultima scelta in
n
k
0
+
1
modi possibili. Applicando il caso
k
=
2
in tutto avremo
N
⋅
n
k
0
+
1
modi. Possiamo quindi concludere che la formula vale anche nel caso
k
0
+
1
scelte poichè
N
⋅
n
k
0
+
1
=
(
∏
i
=
1
k
0
n
i
)
⋅
n
k
0
+
1
=
(
∏
i
=
1
k
0
+
1
n
i
)
.
□
Il principio di moltiplicazione delle scelte (anche nella sua forma estesa a più
di due
scelte) ci permette di risolvere molti problemi combinatorici.
Esempio 3.6. Quante etichette si possono formare con un numero di due
cifre (da
00 a 99) e una lettera (dell’alfabeto di 26 lettere)? Le etichette sono tanti gli elementi
del prodotto cartesiano
C
×
A
dove
C
è l’insieme dei numeri da 0 a 99 (che ha 100 elementi) e
A
è l’insieme delle lettere dell’alfabeto, che ha quindi
26
elementi. Allora le etichette possibili sono
100
⋅
26
=
2600
.
Esempio 3.7. Quanti oggetti possiamo differenziare con delle targhe
costituite da 3
simboli di cui il primo è una lettera scelta tra
α
,
β
,
γ
,
δ
,
il secondo è una cifra da 1 a 5 e il terzo è una lettera dell’alfabeto? Le lettere greche
possono essere scelte in 4 modi, le cifre in 5 modi, la lettera finale in 26 modi: in tutto
possiamo costruire
4
⋅
5
⋅
26
=
540
targhe diverse.
Esempio 3.8. Supponiamo che il menù di un ristorante consista di 5
antipasti,
6 primi, 6 secondi e 4 dolci: quanti pasti completi (di quattro portate) possiamo
ordinare? Le quaterne ordinate (e quindi le scelte possibili) sono
5
⋅
6
⋅
6
⋅
4
=
720
.
Esempio 3.9. Scegliamo due persone in un gruppo di 7 come responsabile
della
cassa comune e addetto alle comunicazioni. In quanti modi può essere effettuata la
scelta? La scelta di responsabile della cassa può essere effettuata in 7 modi diverse:
scegliamo un elemento qualsiasi nell’insieme
G
costituito dalle 7 persone. La scelta dell’addetto alle comunicazioni può essere
effettuata in 6 modi diversi: scegliamo un elemento qualsiasi nell’insieme
G
-
{
a
}
,
dove
a
è la persona a cui è stata affidata la prima mansione; come si vede il secondo
insieme, pur avendo in tutti i casi 6 elementi, cambia a seconda della prima scelta
effettuata.
Il principio delle scelte successive può essere utilizzato per determinare alcune
formule di calcolo combinatorico. Vediamone alcune.
§ 3.3 Disposizioni con ripetizione
Diciamo disposizioni con ripetizione di
k
elementi scelti in un
insieme
B
di ordine
m
ogni ordinamento
o disposizione di
k
elemnti scelti in
B
con la possibilità di usare più volte uno stesso elemento. In modo più formale:
Definizione 3.10. Chiamiamo disposizioni con ripetizione di ordine
k
di elementi di un insieme
B
tutte le funzioni
f
:
I
k
→
B
oppure equivalentemente gli elementi del prodotto cartesiano
B
×
⋯
×
B
di
B
per se stesso
k
volte.
Esempio 3.11. Le funzioni di
I
3
in
I
2
sono identificabili con le
2
3
=
8
terne
(
1
,
1
,
1
)
,
(
1
,
1
,
2
)
,
(
1
,
2
,
1
)
,
(
1
,
2
,
2
)
,
(
2
,
1
,
1
)
,
(
2
,
1
,
2
)
,
(
2
,
2
,
1
)
,
(
2
,
2
,
2
)
.
La prima è la funzione costante di valore 1, la seconda è la funzione tale che
1
→
1
,
2
→
1
,
3
→
2
,
…, l’ultima è la funzione costante di valore 2.
Il metodo delle scelte successive prova che il numero delle disposizioni con ripetizione di
m
elementi
a
k
a
k
è
D
k
,
m
r
=
m
k
.
Esempio 3.12. Vogliamo contare i sottoinsiemi di un insieme
I
di ordine
n
.
Possiamo immaginare di costruire un sottoinsieme di
I
esaminando ciascun elemento di
I
e decidendo se vogliamo metterlo nel sottoinsieme oppure no. Dobbiamo così eseguire
per
n
volte una scelta tra
2
possibilità. Quindi il numero di possibili sottoinsiemi è dato dal prodotto delle
scelte e quindi, come già detto, è
2
n
.
Esempio 3.13. Vogliamo calcolare il numero delle colonne tra loro diverse
che si
possono giocare al totocalcio. Come è noto, il gioco consiste nell’assegnare uno dei
tre simboli
1
,
X
,
2
ad ognuna delle 13 partite. Ogni colonna può essere identificata con una sequenza
ordinata di elementi scelti tra
1
,
X
,
2
e quindi con una funzione da
I
1
3
(i numeri da 1 a 13 corrispondono nell’ordine della schedina alle 13 partite) in
un insieme con 3 elementi (i tre simboli citati). Le colonne possibili sono quindi
3
13
=
1594323
.
Giocando tutte queste colonne si ha la certezza del tredici (purtroppo con una spesa
superiore alla vincita !!).
§ 3.4 Permutazioni
Si dice permutazione di
n
oggetti distinti un qualunque loro ordinamento o allineamento. Per contare il numero delle
permutazioni è utile il simbolo di fattoriale. In modo più formale:
Definizione 3.14. Chiamiamo permutazioni di un insieme
B
con
m
elementi tutte le funzioni biunivoche
f
:
I
m
→
B
.
Esempio 3.15. Se scriviamo le funzioni biunivoche
f
di
I
3
=
{
1
,
2
,
3
}
in sè elencando ordinatamente le immagini come terne
(
f
(
1
)
,
f
(
2
)
,
f
(
3
)
)
,
otteniamo le 6 terne:
(
1
,
2
,
3
)
,
(
1
,
3
,
2
)
,
(
2
,
1
,
3
)
,
(
2
,
3
,
1
)
,
(
3
,
1
,
2
)
,
(
3
,
2
,
1
)
.
Osserviamo che in ogni terna compaiono i 3 numeri esattamente una volta sola e
che ciò nelle varie terne viene fatto in tutti gli ordini possibili: abbiamo ordinato
(allineato) in tutti i modi possibili i nostri elementi.
Dato un numero naturale
n
>
0
,
chiamiamo fattoriale di
n
il numero:
n
!
=
n
⋅
(
n
-
1
)
⋅
(
n
-
2
)
⋯
2
⋅
1
Si pone inoltre
0
!
=
1
.
È una convenzione, ma come vedremo ha una motivazione ben precisa. Notiamo che
n
!
cresce rapidamente
al crescere di
n
.
Ne diamo i primi dieci valori:
n
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
n!
1
2
6
24
120
720
5040
40320
362880
3628800
Il numero complessivo delle permutazioni di
n
oggetti è:
P
n
=
n!
Possiamo infatti scegliere in
n
modi diversi l’elemento da mettere al primo posto, in
n
-
1
modi
quello da mettere al secondo (tutti gli elementi vanno bene, tranne quello scelto per il primo
posto), in
n
-
2
modi quello da mettere al terzo posto e così via. Per il principio delle
scelte successive, complessivamente si possono dunque effettuare
n!
scelte.
Esempio 3.16. Scriviamo tutte le
3!
=
6
permutazioni di 3 palline di colore
B
(bianco),
R
(rosso),
V
(verde). Abbiamo due allineamenti che mettono la pallina
B
al primo posto, altrettanti per
R
e
V
BRV
,
BVR
,
RVB
,
RBV
,
VBR
,
VRB
.
Esempio 3.17. Scriviamo alcune delle
5!
=
120
permutazioni di 5 palline di colore
B
(bianco),
R
(rosso),
V
(verde),
G
(giallo) e
N
(nero). Possiamo iniziare scrivendo tutte quelle che hanno
B
al primo posto (che saranno
24
,
come le permutazioni dei
4
elementi
R
,
V
,
G
,
N
);
tra queste possiamo iniziare da quelle che hanno
R
al secondo posto (che saranno
6
come le permutazioni di
V
,
G
,
N
):
B
R
V
G
N
,
B
R
V
N
G
,
B
R
G
V
N
,
B
R
G
N
V
,
B
R
N
V
G
,
B
R
N
G
V
.
Potremo poi cambiare l’elemento al secondo posto in tutti i modi possibili. Elencate
tutte le permutazioni che iniziano con
B
,
passeremo poi a quelle che iniziano con
R
,
ecc. Procedere ordinatamente in questo modo ci permette di non dimenticarne
nessuna e di non scrivere più volte una stessa permutazione.
§ 3.5 Disposizioni semplici
Si dice disposizione semplice di
n
oggetti a
k
a
k
(con
k
≤
n
) ogni allineamento
di
k
oggetti distinti
scelti in un insieme di
n
.
In modo più formale:
Definizione 3.18. Chiamiamo disposizioni semplici di ordine
k
degli elementi di un insieme
B
tutte le funzioni iniettive
f
:
I
k
→
B
.
Osserviamo che se
|
B
|
=
n
,
è necessario supporre
k
≤
n
poichè in caso contrario, per il principio dei cassetti, non ci sarebbero funzioni iniettive
da
I
k
a
B
. Il numero totale di
disposizioni semplici di
n
elementi a
k
a
k
è:
D
n
,
k
=
n
⋅
(
n
-
1
)
⋅
⋯
⋅
(
n
-
k
+
1
)
.
Possiamo infatti scegliere in
n
modi diversi l’oggetto da mettere al primo posto, in
n
-
1
modi
quello da mettere al secondo posto (vanno bene tutti, tranne quello messo al primo posto), in
n
-
2
modi
quello da mettere al terzo posto e così via fino all’ultimo posto; poichè i posti sono
k
, all’ultimo posto
potremo scegliere tra
n
-
(
k
-
1
)
oggetti (tutti meno i
k
-
1
già utilizzati).
Esempio 3.19. Sia
I
l’insieme formato da tre palline di colore verde (
V
),
rosso (
R
),
nero (
N
).
Le disposizioni di queste tre palline a due a due sono
D
3
,
2
=
3
⋅
2
=
6
,
e precisamente, sono gli allineamenti:
V
R
,
R
V
,
V
N
,
N
V
,
R
N
,
N
R
.
Possiamo vedere ogni disposizione anche come una funzione iniettiva dall’insieme
A
=
{
1
,
2
}
(o più generalmente da un insieme
A
=
{
a
1
,
a
2
}
di ordine
2
)
in
B
=
{
V
,
R
,
N
}
che associa ad
1
il primo elemento della disposizione e a
2
il secondo, ossia:
V
R
corrisponde a
f
:
1
→
V
,
2
→
R
f
:
1
→
B
,
2
→
V
corrisponde a
B
V
.
Esempio 3.20. Consideriamo una funzione
f
:
A
→
B
:
come già osservato nel capitolo precedente, alcune sono iniettive e altre no. Contiamo
quante sono quelle non iniettive. Ordiniamo in un modo qualsiasi gli elementi
A
,
siano
a
1
,
a
2
,
…
,
a
7
.
Ogni funzione è individuata dalla lista ordinata delle 7 immagini
(
f
(
a
1
)
,
f
(
a
2
)
,
…
,
f
(
a
7
)
)
,
lista che in genere può contenere anche elementi ripetuti. Le funzioni sono quindi
18
7
,
come le disposizioni con ripetizione dei 18 elementi di
B
in liste di
7
.
Le funzioni iniettive sono quelle corrispondenti a liste senza ripetizioni: il loro numero
è quindi
18!
(
18
-
7
)
!
.
Di conseguenza le funzioni non iniettive sono
18
7
-
18!
11!
.
§ 3.6 Combinazioni semplici
Affrontiamo ora il problema quello da cui il calcolo combinatorio
prende il nome. Vogliamo contare in quanti modi si possono scegliere
k
oggetti (diversi, ma senza un ordine precisato) in un insieme
A
di
n
oggetti diversi. poichè non vogliamo precisare l’ordine con cui scegliamo i
k
elementi, ma solo quali sono, quello che vogliamo considerare è un sottoinsieme di
A
con
k
elementi.
Definizione 3.21. Chiamiamo combinazioni di ordine
k
di elementi di un insieme
A
tutti i sottoinsiemi di
A
con
k
elementi.
Anche in questo caso se
|
A
|
=
n
è necessario supporre
k
≤
n
.
Per contare le combinazioni possiamo immaginare di costruire per prima cosa tutte le disposizioni
di ordine
k
degli
elementi di
A
(che sono
D
n
,
k
=
n!
(n - k)!
) e
poi di raggruppare tra loro tutte quelle costituite dagli stessi elementi; ogni gruppetto contiene
k!
disposizioni (le
permutazioni dei
k
elementi che compaiono in ciascuna disposizione del gruppetto). I
gruppetti corrispondono alle combinazioni (ossia ai sottoinsiemi con
k
elementi) e il loro
numero è quindi
D
n
,
k
:
k!
.
Esempio 3.22. Se
U
è l’insieme formato da tre palline di colore verde (
V
),
rosso (
R
),
nero (
N
),
le disposizioni di queste tre palline a due a due sono
D
3
,
2
=
6
,
e, precisamente, sono gli allineamenti:
VR
,
RV
,
VN
,
NV
,
RN
,
NR
.
Le combinazioni di queste tre palline a 2 a 2 sono 3:
{
V
,
R
}
,
{
V
,
N
}
,
{
R
,
N
}
.
Notiamo che ciascuno di essi corrisponde a
2!
=
2
diverse disposizioni.
§ 3.7 I binomiali
Per esprimere in modo generale la formula del numero di combinazioni
utilizziamo il simbolo binomiale. Si dice coefficiente binomiale
n
su
k
,
(
0
≤
k
≤
n
), il
numero:
n
k
=
n!
k!
⋅
(n - k)!
Potremo quindi scrivere sinteticamente:
C
n
,
k
=
n
k
.
Esempio 3.23. Aggiungiamo all’insieme
U
dell’esempio precedente una pallina gialla
G
e scriviamo tutte le combinazioni delle
4
palline a
2
a
2
.
Otteniamo
C
4
,
2
=
4
2
=
6
sottoinsiemi:
{
V
,
R
}
,
{
V
,
N
}
,
{
R
,
N
}
,
{
V
,
G
}
,
{
N
,
G
}
,
{
R
,
G
}
.
Esempio 3.24. In una lotteria vengono assegnati
3
premi uguali mediante estrazione a sorte tra i
20
partecipanti. Il terzetto di vincitori è un insieme di
3
persone sorteggiate, che non tiene conto dell’eventuale ordine di estrazione. I possibili
terzetti di vincitori sono allora tanti quante le possibili scelte di
3
elementi in un insieme di
20
,
ossia sono
C
20
,
3
=
20
3
=
1140
.
Vediamo ora alcune proprietà dei binomiali. Siano
k
ed
n
numeri
interi,
0
≤
k
≤
n
.
-
i)
- Casi estremi:
n
0
=
n
n
=
1
-
ii)
- Simmetria:
n
k
=
n
n
-
k
-
iii)
- Formula di Stiefel:
n
-
1
k
-
1
+
n
-
1
k
=
n
k
.
Proof. Dimostriamo la formual di Stiefel in due modi diversi. La prima
dimostrazione
usa la definizione algebrica del simbolo binomiale. Vogliamo provare che è corretta
l’uguaglianza
(n - 1)!
(k-1)!
⋅
(n-k)!
+
(n-1)!
k!
⋅
(n-k-1)!
=
n!
k!
⋅
(n-k)!
.
La correttezza o meno non si modifica se moltiplichiamo i due membri per il numero
k!
⋅
(n-k)!
e li dividiamo per il numero
(n-1)!
(che sono entrambi
≠
0
):
k
1
+
n
-
k
1
=
n
1
.
è evidente che l’uguaglianza è corretta. Proviamo ora la stessa uguaglianza
ricordando che i binomiali contano le combinazioni semplici. Consideriamo un insieme
A
con
n
elementi, uno dei quali è l’elemento
a
‾
.
Consideriamo i sottoinsiemi di
A
con
k
elementi. Possiamo suddividere tali sottoinsiemi in due tipi distinti: quelli che non
contengono
a
‾
e quelli che lo contengono. Quelli che non contengono
a
‾
sono i sottoinsiemi di
A
-
{
a
‾
}
(insieme con
n
-
1
elelemnti) di cardinalità
k
:
il loro numero è quindi
n
-
1
k
.
Ogni sottoinsieme del secondo tipo può essere ottenuto considerando un sottoinsieme
di
k
-
1
elementi di
A
-
{
a
‾
}
(a cui viene poi aggiunto
a
‾
):
il numero di tali sottoinsiemi è quindi
n
-
1
k
-
1
.
Quindi il primo membro della formual di Stiefel fornisce il numero dei sottoinsiemi di
A
di cardinalità
k
sommando il numero di sottoinsiemi del primo tipo e il numero di sottoinsiemi del
secondo tipo, mentre il secondo membro della formual
n
k
fornisce direttamente numero di tutti i sottoinsiemi di
A
con
k
elementi. Quindi i due membri sono uguali □
Il nome dei coefficienti binomiali deriva dal fatto che essi sono
appunto i coefficienti che compaiono nello sviluppo della potenza
n
-
esima
di un binomio mediante la formula del binomio di Newton.
Teorema 3.25. Per ogni
n
∈
ℕ
,
n
≥
1
si ha
(
X
+
Y
)
n
=
n
0
X
n
+
n
1
X
n
-
1
Y
+
…
n
k
X
n
-
k
Y
k
+
⋯
+
n
n
Y
n
.
Proof. Dimostriamo questa formula in due modi diversi. Per la prima
dimostrazione
usiamo l’induzione su
n
.
Per
n
=
1
abbiamo
(
X
+
Y
)
1
=
1
⋅
X
+
1
⋅
Y
.
Notiamo che il coefficiente 1 di X coincide proprio con
1
0
e il coefficiente
1
di
Y
coincide con
1
1
.
Supponiamo ora che la formula valga per un certo numero
n
0
≥
1
e proviamo che allora vale anche per il numero
n
0
+
1
.
Possiamo scrivere
(
X
+
Y
)
n
0
+
1
come prodotto
(
X
+
Y
)
n
0
⋅
(
X
+
Y
)
.
Usando l’ipotesi induttiva otteniamo
n
0
0
X
n
0
+
n
0
1
X
n
0
-
1
Y
+
…
n
0
k
X
n
0
-
k
Y
k
+
⋯
+
n
0
n
0
Y
n
0
⋅
(
X
+
Y
)
.
Eseguiamo quindi il prodotto e raccogliamo i monomi simili. Otteniamo una volta
sola il monomio
X
n
0
+
1
moltiplicando
X
n
0
per
X
:
dunque il suo coefficiente sarà
n
0
0
⋅
1
=
n
0
+
1
0
.
Lo stesso vale per il monomio
Y
n
0
+
1
.
Otteniamo invece due volte ogni altro monomio
X
n
0
+
1
-
k
Y
k
,
con
1
≤
k
≤
n
0
:
una volta moltiplicando
X
n
0
-
k
Y
k
per
X
e una volta moltiplcando
X
n
0
+
1
-
k
Y
k
-
1
per
Y
.
Dunque nel risultato il suo coefficiente sarà
n
0
k
⋅
1
+
n
0
+
1
k
-
1
⋅
1
che per la formula di Stiefel coincide proprio con
n
0
+
1
k
.
Per seconda dimostrazione utilizzamo le combinazioni. Numeriamo da 1 a
n
gli
n
fattori
(
X
+
Y
)
che corrispondono a
(
X
+
Y
)
n
.
Eseguendo il prodotto mediante la proprietà distributiva otteniamo un monomio
X
n
-
k
Y
n
se scegliamo l’addendo
Y
in
k
fattori e nei rimanenti l’addendo
X
:
i modi di scegliere
k
fattori tra gli
n
elencati è dato da
n
k
.
Quindi nello sviluppo della potenza troveremo
n
k
monomi simili
X
n
-
k
Y
n
tutti con coefficiente
1
:
raccogliendoli il coefficiente è pertanto
n
k
.
□
Spesso i coefficienti binomiali si scrivono nel modo seguente detto Triangolo di
Tartaglia (o Triangolo di Pascal):
1
0
1
1
2
0
2
1
2
2
3
0
3
1
3
2
3
3
4
0
4
1
4
2
4
3
4
4
↘
+
↙
↘
+
↙
↘
+
↙
↘
+
↙
5
0
5
1
5
2
5
3
5
4
5
5
Notiamo che il primo e l’ultimo coefficiente binomiale in ogni riga del
triangolo sono
uguali a 1 (per la prima proprietà vista), il triangolo è simmetrico rispetto alla retta
verticale centrale (per la seconda proprietà) e ogni coefficiente binomiale all’interno del
triangolo è la somma dei due coefficienti binomiali alla sua destra e alla sua sinistra nella
riga precedente (per la formula di Stiefel). Queste osservazioni ci permettono di
riscrivere il triangolo di Tartaglia calcolando molto facilmente i numeri di ogni riga:
1
1
1
2
1
1
3
3
1
1
4
6
4
1
↘
+
↙
↘
+
↙
↘
+
↙
↘
+
↙
1
5
10
10
5
1
Solitamente ben noti sono gli sviluppi delle potenze fino al terzo grado:
(
a
+
b
)
1
=
a
+
b
(
a
+
b
)
2
=
a
2
+
2
a
b
+
b
2
(
a
+
b
)
3
=
a
3
+
3
a
2
b
+
3
a
b
2
+
b
3
.
Se nei due membri della formula dello sviluppo della potenza del binomio sostituiamo
X
=
1
e
Y
=
1
otteniamo un’altra interessante proprietà dei binomiali: iv) la somma della riga
n
-esima del triangolo
di Tartaglia è
2
n
ossia:
2
n
=
n
0
+
n
1
+
n
2
+
…
n
k
+
⋯
+
n
n
.
Le proprietà viste dei binomiali possono essere motivate osservando che:
-
i)
-
c’è un solo un sottoinsieme con 0 elementi (l’insieme vuoto ) e un solo
sottoinsieme
con
n
=
|
A
|
elementi (tutto l’insieme
A
);
-
ii)
-
scegliere
k
elementi tra
n
è come isolare i restanti
n
-
k
;
-
iii)
-
fissato un certo elemento
a
0
in un insieme
A
che ha
n
elementi, i sottoinsiemi di
A
con
k
elementi possono essere di due tipi: quelli che non contengono
a
0
e quelli che lo contengono. Quelli del primo tipo sono tanti quanti i modi di
scegliere
k
elementi nell’insieme
A
\
{
a
0
}
(che ha
n
-
1
elementi); quelli del secondo tipo sono tanti quanti i modi di scegliere
k
-
1
elementi in
A
\
{
a
0
}
(a cui aggiungere poi
a
0
stesso);
-
iv)
-
la somma di tutti i binomiali della riga
n
-esima
del triangolo di Tartaglia è
2
n
poichè, come abbiamo già visto, tutti i possibili sottoinsiemi di un insieme
A
con
n
elementi sono
2
n
.
Esempio 3.26. Ad un appello d’esame si presentano 16 studenti, ma
solo 10
possono essere interrogati il primo giorno. Ci sono più oppure meno di 1000 modi
di scegliere i 6 che dovranno ritornare il giorno successivo? I modi di scegliere 6
elementi in un insieme di 16 sono:
16
6
=
16!
10!
⋅
6!
=
16
⋅
15
⋅
14
⋅
13
⋅
12
⋅
11
6
⋅
5
⋅
4
⋅
3
⋅
2
⋅
1
=
4
⋅
14
⋅
13
⋅
11
>
1000
.
Esempio 3.27. Dobbiamo scegliere 3 cavie maschio (tra le 10 a
disposizione) e 4
cavie femmina (tra le 12 a disposizione) per un esperimento. In quanti modi può
avvenire la scelta della coppia di cavie? La scelta è quella di 3 elementi in un insiem
di 10 seguita dalla scelta di 4 elementi in un insieme di 12. Si ha quindi:
10
3
⋅
12
4
=
10!
⋅
12!
3!
⋅
7!
⋅
4!
⋅
8!
=
10
⋅
9
⋅
8
⋅
12
⋅
11
⋅
10
⋅
9
3
⋅
2
⋅
4
⋅
3
⋅
2
=
5
⋅
12
⋅
11
⋅
10
⋅
9
=
59400
.
§ 3.8 Multi-insiemi e combinazioni con ripetizione
Alcuni problemi che sembrano richiedere l’uso di un insieme in verità utilizzano qualcosa
di diverso che sarà chiamato un multi-insieme.
Per esempio le lettere dell’alfabeto contenute nella parola torino sono, in ordine alfabetico,
{
i
,
n
,
o
,
o
,
r
,
t
}
. La
notazione con le parentesi graffe ricorda quella di un insieme, ma un insieme non contiene
elementi ripetuti. Siamo quindi in presenza di qualcosa di diverso.
Definizione 3.28. Un multi-insieme scelto da un insieme
S
è una funzione
m
:
S
→
ℕ
da
S
all’insieme degli interi non negativi. Per ogni
x
∈
S
,
m
(
x
)
è detta la molteplicità di
x
nel multi-insieme. La cardinalità del multi-insieme è la somma delle molteplicità
degli elementi di S.
Esempio 3.29. Qual è la molteplicità di ciascuna lettera dell’alfabeto
nella parola
torino? Qual è la cardinalità del multi-insieme delle lettere di
torino? La molteplicità
di
i
,
n
,
r
,
t
è 1, la molteplicità di
o
è 2 mentre la molteplicità di ogni altra lettera dell’alfabeto è
0
.
In simboli la funzione di molteplicità è data da
m
(
i
)
=
m
(
n
)
=
m
(
r
)
=
m
(
t
)
=
1
,
m
(
o
)
=
2
,
m
(
a
)
=
m
(
b
)
=
⋯
=
0
.
La cardinalità del multi-insieme è
1
+
1
+
1
+
1
+
2
=
6
.
Esempio 3.30. Ad un gioco a premi partecipano 4 concorrenti. La prima
prova
consiste in 12 domande: per ogni domanda, il primo concorrente che dà la risposta
giusta ottiene un punto. Supponendo vengano assegnati tutti i 12 punti, quanti
sono i possibili esiti del primo gioco? Sappiamo che ogni concorrente ottiene un
punteggio da 0 a 12, e che la somma dei punteggi dei concorrenti è 12. Possiamo
immaginare di visualizzare l’esito come una lista di 1 (1 punto per ciascuna domanda)
scrivendo prima quelli ottenuti dal primo concorrente, poi quelli del secondo e
così via, inserendo un segno di separazione tra quelli di un concorrente e quelli del
successivo. Ad esempio se il primo ha ottenuto 5 punti, il secondo 2, il terzo 4 e
l’ultimo 1, avremo
1
1
1
1
1
∙
1
1
∙
1
1
1
1
∙
1
e se i punteggi sono stati 9, 0, 3, 0, avremo
1
1
1
1
1
1
1
1
1
∙
∙
1
1
1
∙
In tutti i casi ci saranno
12
+
3
caselline (dove
3
è il numero di concorrenti meno uno) in cui sistemare i
3
separatori
∙
e i 12 numeri 1: quindi i possibili esiti corrispondono a scegliere dove mettere i 3
separatori sceglinedo 3 posizioni tra
12
+
3
(oppure a scegliere le 12 posizioni in cui sistemare gli
1
).
In formule:
12
+
4
-
1
4
-
1
=
12
+
4
-
1
12
.
Teorema 3.31. Il numero dei multi-insiemi di cardinalità
k
scelti da un insieme di
n
elementi è dato da
k
+
n
-
1
n
-
1
=
k
+
n
-
1
k
.
Proof. (Metodo dei separatori). Indichiamo con
x
1
,
x
2
,
…
,
x
n
gli elementi
di
S
. Per ogni
multi-insieme su
S
di
cardinalità
k
, cioè
per ciascuna funzione
m
definita da
S
in
ℕ
tale che
∑
x
i
∈
S
m
(
x
i
)
=
k
, possiamo definire
una sequenza di
k
+
n
-
1
numeri
1
e
0
come
segue:
- si scrivono
m
(
x
1
)
numeri 1 seguiti da uno 0 (che funge da “separatore”);
- successivamente si scrivono
m
(
x
2
)
numeri 1 seguiti da uno 0;
…
- si scrivono
m
(
x
n
-
1
)
numeri 1 seguiti da uno 0;
- infine si scrivono
m
(
x
n
)
numeri 1, senza però mettere lo 0 finale.
Ora
m
(
x
1
)
+
m
(
x
2
)
+
⋯
+
m
(
x
n
)
=
k
è la
cardinalità del multi-insieme e quindi una sequenza come quella precedente contiene
k
volte il numero
1 e
n
-
1
volte il
numero
0
, quindi
in totale
k
+
n
-
1
elementi. Inoltre, data una sequenza come sopra, si individua un multi-insieme scelto da S
utilizzando gli 0 per suddividere la sequenza in n gruppi di numeri 1, dove per ogni
gruppo il numero di 1 che compaiono rappresenta la molteplicità dell’elemento
corrispondente. Quindi le sequenze del tipo precedente sono tante quanti i multi-insiemi
scelti da S. poichè il numero di tali sequenze è il numero di modi di scegliere gli
n
-
1
elementi in cui posizionare i numeri 0, questo numero è dato da
k
+
n
-
1
n
-
1
cioè dal numero dei sottoinsiemi con
k
elementi di un insieme con
k + n - 1
elementi e quindi questo è anche il numero dei multi-insiemi di cardinalità
k
scelti
in
S
. □
Esempio 3.32. Una pasticceria produce 5 tipi,
a
,
b
,
c
,
d
,
e
di paste ricoperte al cioccolato. In quanti modi diversi si può confezionare un vassoio
con 8 di queste paste? Ogni confezione di 8 paste può essere pensata come un multi-
insieme di cardinalità 8 scelto da un insieme di cardinalità 5. Quindi ci sono
5
+
8
-
1
5
-
1
=
12
8
=
12
⋅
11
⋅
10
⋅
9
4
⋅
3
⋅
2
=
11
⋅
5
⋅
9
=
495
confezioni diverse. Se ad ogni confezione associamo la sequenza di
12
numeri
1
e
0
con
4
numeri
0
,
la confezione
0
0
1
1
1
0
1
1
0
1
1
1
contiene 0 paste di tipo
a
,
0 paste di tipo
b
,
3 paste di tipo
c
,
2 paste di tipo
d
e 3 paste di tipo
e
.
§ 3.9 Esercizi
3.1 Siano
H
=
{
1
,
2
,
3
,
4
}
e
K
=
{
a
,
b
,
c
}
; scrivere tutti gli elementi
del prodotto cartesiano
H
×
K
.
3.2 In una regione vi sono venti città, collegate a coppie da una strada comunale. Quante strade
comunali possiede la regione in questione?
3.3 Quante diagonali ha un poligono convesso di
6
lati?
3.4 Per anagramma di una certa parola, si intende un qualunque riordinamento delle lettere che
costituiscono quella parola. Contrariamente a quanto succede in enigmistica, in matematica NON si
richiede che il nuovo riordinamento delle lettere formi una parola di senso compiuto. Calcolare quanti sono
gli anagrammi delle parole seguenti:
SE
,
ICS
,
ORO
,
TORINO
,
INSIEME
,
ANAGRAMMA
.
3.5 Quanti sono gli anagrammi della parola PADRE? E della parola MAMMA?
3.6 Scrivere tutti i numeri di due cifre (non necessariamente diverse) scelte tra
1
,
2
,
3
,
4
.
3.7 In quanti modi 3 oggetti possono essere colorati con 5 colori diversi?
3.8 Ad un campionato di calcio partecipano 20 squadre. Ogni squadra gioca una prima volta
contro tutte le altre (girone di andata) e poi una seconda (girone di ritorno). Quante
partite in totale si disputano nel girone d’andata? Qual’è la risposta per un torneo a
n
squadre, se
n
≥
2
?
3.9 Vogliamo calcolare in quanti modi diversi si può scegliere una terna di numeri
(
a
,
b
,
c
)
compresi
tra
1
e
1
0
0
ordinati in
ordine crescente
a
<
b
<
c
.
3.10 Calcolare il numero di modi distinti in cui può essere servito un giocatore di scala quaranta in una
singola mano.
3.11 (a) Quanti insiemi di 5 carte si possono avere con un mazzo da poker di 52 carte? (b) Quanti poker
di assi si possono formare ? (c) Quanti poker diversi si possono formare ?
3.12 Una classe è formata da 10 ragazzi e 10 ragazze. Dividiamo a caso la classe in due squadre
composte da 10 persone ciascuna. In quanti modi questo può avvenire? Quanti sono i casi in cui le due
squadre hanno lo stesso numero di ragazze e ragazzi? Quale è il rapporto tra tali due valori scritto in
forma percentuale?
3.13 Dire quanti sono gli anagrammi della parola LOGICA e della parola ILLOGICA.
3.14 Scrivere tutti i numeri (di 3 cifre) formati dalle cifre 1 , 2 , 3 non ripetute.
3.15 Quattro giocatori di tennis vogliono giocare un doppio. Quante coppie distinte si possono formare?
3.16 Nel gioco del Super-enalotto bisogna indovinare 6 numeri scelti tra il numero 1 e il numero 90.
Quanti insiemi di 6 numeri si possono formare ?
3.17 Quanti sono i possibili prodotti di 6 fattori che si possono formare con i numeri 7, 17 e 37?
3.18 Uno studente deve seguire 3 corsi di lingue tra i seguenti: inglese, francese, tedesco, spagnolo, russo.
Quante possibili scelte ha? quante se vuole includere il corso di inglese?
3.19 Verificare mediante le formule la validità della Formula di Stiefel.
3.20 (Da un compito d’esame) Quanti sono gli anagrammi della parola PROBLEMA che contengono
almeno una tra le sequenze di lettere PR, RMAE, EP?
3.21 Dati 5 punti del piano, a 3 a 3 non allineati, quante sono le rette che passano per 2 di tali punti?
Cambia la risposta se anzichè nel piano i 5 punti sono scelti nello spazio? Qual’è la risposta nel caso
generale di
n
≥
2
punti, con la medesima condizione che siano a 3 a 3 non allineati?
3.22 Sia
A
l’insieme
{
a
,
b
,
c
,
d
}
. Quante sono le
applicazioni iniettive
f
:
A
→
A
tali che
f
(
b
)
=
d
? Quante
le suriettive con
f
(
a
)
=
a
?
3.23 Si hanno a disposizione 6 vernici di colori diversi, con cui si vogliono dipingere le 4 pareti di una
stanza, usando un solo colore per parete. In quanti modi si possono dipingere le pareti se si decide di non
usare più volte uno stesso colore? In quanti modi se si decide che è possibile usare più volte uno stesso
colore? In quanti modi se si decide che è possibile usare più volte uno stesso colore, purchè non su
pareti adiacenti? Generalizzare le risposte dei precedenti quesiti al caso di una stanza poligonale con
n
pareti.
3.24 Nove persone si presentano ad un concorso per 4 posti. Quante sono le possibili graduatorie dei
vincitori, se si escludono gli ex-aequo?
3.25 Quanti sono i numeri naturali
1
≤
n
≤
500
che sono multipli di almeno uno tra 2, 3, 5?
3.26 Quanti sono i numeri naturali
1
≤
n
≤
500
che sono multipli di almeno uno tra 7, 17, 37?
3.27 Quanti sono i numeri naturali
1
≤
n
≤
12100
che sono multipli di almeno uno tra 10, 55, 22?
3.28 Siano
A
=
{
1
,
2
,
3
,
4
,
5
}
,
B
=
{
1
,
2
,
6
,
4
}
,
C
=
{
1
,
2
}
.
-
a.
-
Determinare il numero di applicazioni di
C
in
C
e il numero di applicazioni
ϕ
:
A
→
B
tali che
ϕ
(
C
)
⊆
C
.
-
b.
-
Si fissi una applicazione suriettiva
f
:
A
→
B
a scelta. Quante sono le applicazioni
g
:
B
→
A
tali che
f
∘
g
=
i
d
B
?
È vero che lo stesso numero si sarebbe ottenuto per ogni altra applicazione suriettiva
f
:
A
→
B
?
-
c.
-
Si fissi una applicazione suriettiva
f
:
A
→
C
a scelta. Quante sono le applicazioni
g
:
C
→
A
tali che
f
∘
g
=
i
d
C
?
È vero che lo stesso numero si sarebbe ottenuto per ogni altra applicazione suriettiva
f
:
A
→
C
?
-
d.
-
Si fissi una applicazione iniettiva
h
:
B
→
A
a scelta. Quante sono le applicazioni
k
:
A
→
B
tali che
k
∘
h
=
i
d
B
?
È vero che lo stesso numero si sarebbe ottenuto per ogni altra applicazione iniettiva
f
:
B
→
A
?
-
e.
-
Si fissi una applicazione iniettiva
h
:
C
→
A
a scelta. Quante sono le applicazioni
k
:
A
→
C
tali che
k
∘
h
=
i
d
C
?
È vero che lo stesso numero si sarebbe ottenuto per ogni altra applicazione iniettiva
f
:
C
→
A
?
Capitolo 4
Semigruppi, monoidi e gruppi
Iniziamo ora a studiare una alla volta alcune delle principali strutture
algebriche,
iniziando dalla struttura di monoide e di gruppo. Enunceremo e dimostreremo alcune delle
loro principali proprietà e soprattutto impareremo a conoscere alcuni gruppi
particolarmente significativi.
§ 4.1 Generalità sulle operazioni
Ricordiamo che una operazione binaria (ne esistono anche di più complicate) in un insieme
A
è una
funzione
f
:
A
×
A
→
A
.
Di solito non indicheremo una operazione con una lettera, come fatto ora, ma con un simbolo (ad
esempio
+
,
⋅
,
∘
o più in astratto
*
). Inoltre, se
*
indica l’operazione, per
l’immagine di una coppia
(
a
,
b
)
useremo la scrittura
a
*
b
(come siamo abituati a fare con le operazioni tra numeri), invece della notazione tipica delle
funzioni, ossia
*
(
(
a
,
b
)
)
.
Chiameremo tale immagine risultato dell’operazione tra
a
e
b
.
Questa definizione di operazione racchiude una classe molto vasta di funzioni, alcune delle
quali decisamente poco interessanti e altre ben note fino dai tempi della scuola
elementare.
Esempio 4.1. La funzione costante
c
1
4
:
ℝ
×
ℝ
→
ℝ
è una operazione in
ℝ
.
Il risultato dell’operazione tra due qualsiasi numeri reali è sempre
1
4
.
Esempio 4.2. L’addizione tra numeri naturali è una operazione in
f
:
ℕ
×
ℕ
→
ℕ
è una operazione in
ℕ
.
Per ogni coppia di numeri naturali
(
n
,
m
)
l’immagine
f
(
(
n
,
m
)
)
è il numero naturale
n
+
m
.
Esempio 4.3. La funzione
⋆
:
ℤ
×
ℤ
→
ℤ
,
⋆
(
a
,
b
)
=
a
⋆
b
=
a
b
-
a
-
b
+
2
è un’operazione su
ℤ
.
Elenchiamo ora alcune proprietà interessanti relative alle operazioni (che possono
essere soddisfatte oppure anche non soddisfatte) da una certa operazione). Sia
*
una operazione
nell’insieme
A
:
- Proprietà associativa: per ogni
a
,
b
,
c
∈
A
,
(
a
*
b
)
*
c
=
a
*
(
b
*
c
)
.
- Proprietà commutativa: per ogni
a
,
b
∈
A
,
a
*
b
=
b
*
a
.
- Esistenza dell’elemento neutro: esiste
e
∈
A
tale che
e
*
a
=
a
*
e
=
a
per ogni
a
∈
A
.
- Esistenza dell’inverso (o opposto): per ogni
a
∈
A
,
esiste
a
-
1
∈
A
(o
-
a
∈
A
)
tale che
a
*
a
-
1
=
a
-
1
*
a
=
e
(o
a
*
(
-
a
)
=
-
a
*
a
=
e
).
§ 4.2 Semigruppi e monoidi
Definizione 4.4. Sia
A
un insieme e
*
un’operazione su
A
.
(
A
,
*
)
è semigruppo se
*
è associativa.
Esempio 4.5. Gli insiemi
ℕ
,
ℤ
,
ℚ
,
ℝ
con l’usuale operazione somma sono tutti semigruppi. Analogamente se invece della
somma consideriamo il prodotto.
Esempio 4.6. Sia
A
un insieme, sia
A
A
l’insieme delle funzioni
f
:
A
→
A
e sia
∘
la composizione di funzioni. Possiamo considerare
∘
come un’operazione su
A
A
:
∘
:
A
A
×
A
A
→
A
A
,
∘
(
f
,
g
)
=
f
∘
g
:
A
→
A
L’operazione
∘
è associativa:
∀
f
,
g
,
h
∈
A
A
,
f
∘
(
g
∘
h
)
=
(
f
∘
g
)
∘
h
.
Si verifica osservando come agiscono
f
∘
(
g
∘
h
)
e
(
f
∘
g
)
∘
h
su un qualsiasi elemento di
A
:
∀
a
∈
A
,
(
f
∘
(
g
∘
h
)
)
(
a
)
=
f
(
(
g
∘
h
)
(
a
)
)
=
f
(
g
(
h
(
a
)
)
=
(
f
∘
g
)
(
h
(
a
)
)
=
(
(
f
∘
g
)
∘
h
)
(
a
)
.
Quindi
(
A
A
,
∘
)
è un semigruppo.
Esempio 4.7. Consideriamo
ℤ
e la funzione
-
:
ℤ
×
ℤ
→
ℤ
:
(
a
,
b
)
↦
a
-
b
.
La funzione
-
è un’operazione, ma non è associativa: infatti, è possibile trovare almeno una
terna
a
,
b
,
c
,
∈
ℤ
per cui
a
-
(
b
-
c
)
≠
(
a
-
b
)
-
c
.
Per esempio
a
=
4
,
b
=
-
2
,
c
=
8
:
(
4
-
(
-
2
)
)
-
8
=
-
2
≠
1
0
=
4
-
(
-
2
-
8
)
.
Quindi l’operazione
-
non dà su
ℤ
la struttura di semigruppo.
Esempio 4.8. su
ℝ
×
ℝ
definiamo
(
a
,
b
)
*
(
a
′
,
b
′
)
=
(
a
a
′
,
a
b
′
+
b
)
.
Otteniamo un semigruppo.
Definizione 4.9. Se
(
A
,
*
)
è un semigruppo, possiamo definire le potenze di un elemento
a
∈
A
mediante l’induzione:
a
1
=
a
∀
n
≥
1
a
n
+
1
:
=
a
n
*
a
.
Proposizione 4.10. Sia
(
A
,
*
)
un semigruppo. Se
a
∈
A
e
m
,
n
sono interi positivi, allora
a
n
*
a
m
=
a
n
+
m
e
(
a
n
)
m
=
a
n
m
.
Proof. Dimostriamo per induzione su
m
che
a
n
a
m
=
a
n
+
m
.
Se
m
=
1
,
si ha
a
n
*
a
1
=
a
n
a
=
a
n
+
1
per come abbiamo definito
a
n
.
Supponiamo la proprietà sia vera per un certo
m
,
ossia che valga
a
n
*
a
m
=
a
n
+
m
,
e dimostriamo che allora vale la proprietà anche per l’intero successivo
m
+
1
,
ossia che si ha
a
n
*
a
m
+
1
=
a
n
+
m
+
1
.
Si hanno le uguaglianze:
a
n
*
a
m
+
1
=
a
n
*
(
a
m
*
a
)
=
(
a
n
*
a
m
)
*
a
=
a
n
+
m
*
a
=
a
n
+
m
+
1
dove
- la prima e la quarta uguaglianza valgono per la definizione di potenza
- la seconda uguaglianza vale perchè l’operazione
*
è associativa
- la terza uguaglianza vale per l’ipotesi induttiva fatta.
Dimostriamo ora per induzione su
m
che
(
a
n
)
m
=
a
n
m
.
Per
m
=
1
,
(
a
n
)
1
=
a
n
=
a
n
⋅
1
. Supponiamo ora
che sia vero che
(
a
n
)
m
=
a
n
m
e otteniamo la catena di uguaglianze
(
a
n
)
m
+
1
=
(
a
n
)
m
*
(
a
n
)
1
=
(
a
n
)
m
*
a
n
=
a
n
m
*
a
n
=
a
n
m
+
n
=
a
n
(
m
+
1
)
dove
- la prima e la seconda uguaglianza valgono per la definizione di potenza
- la seconda uguaglianza vale per l’ipotesi induttiva
- la terza uguaglianza si ottiene applicando la prima proprietà delle potenze
(che abbiamo già dimostrato).
■
Quando l’operazione che si considera è l’addizione tra numeri, oppure più in
generale se usiamo
il simbolo
+
per indicare una operazione, le potenze di un elemento si denotano in modo diverso: l’operazione
a
*
a
*
⋯
*
a
︸
n
volte
con notazione additiva
diventa
a
+
a
+
⋯
+
a
︸
n
volte
ed è quindi
naturale indicarla con
n
a
dove
n
∈
ℕ
.
Esempio 4.11. Se sommiamo la matrice
M
=
1
4
-
3
0
con se stessa per
5
volte otteniamo la matrice
5
M
=
M
+
M
+
M
+
M
+
M
=
5
2
0
-
1
5
0
.
Proposizione 4.12. Sia
(
A
,
*
)
un semigruppo. Se esiste in
A
l’elemento neutro per
*
,
allora esso è unico.
Proof. Supponiamo che in
A
vi siano due elementi
e
,
e
′
che soddisfano la proprietà che definisce l’elemento neutro. Eseguendo l’operazione
e
*
e
′
troviamo come risultato
e
′
,
poichè
e
composto con ogni altro elemento di
A
lo lascia invariato; d’altra parte abbiamo anche
e
*
e
′
=
e
,
poichè la stessa proprietà vale per
e
′
.
Quindi
e
=
e
*
e
′
=
e
′
.
■
Definizione 4.13. Sia
A
un insieme e
*
un’operazione su
A
.
Si dice che
(
A
,
*
)
è un monoide se
*
è associativa ed esiste l’elemento neutro. In altre parole
(
A
,
*
)
è un semigruppo dotato di elemento neutro.
Esempio 4.14. Gli insiemi
ℕ
,
ℤ
,
ℚ
,
ℝ
con l’usuale operazione somma sono tutti monoidi, l’elemento neutro è sempre
0
.
Analogamente se invece della somma consideriamo il prodotto, abbiamo struttura di
monoide per tutti gli insiemi sopra citati, con elemento neutro
1
.
Esempio 4.15. Consideriamo
ℤ
e l’operazione
a
*
b
:
=
a
b
-
a
-
b
+
2
.
Verifichiamo se
ℤ
,
*
è un semigruppo. Prendo
a
,
b
,
c
in
ℤ
.
a
*
(
b
*
c
)
=
a
*
(
b
c
-
b
-
c
+
2
)
=
(
a
b
c
-
a
b
-
a
c
+
2
a
)
-
a
-
(
b
c
-
b
-
c
+
2
)
+
2
=
a
b
c
-
a
b
-
a
c
-
b
c
+
a
+
b
+
c
.
(
a
*
b
)
*
c
=
(
a
b
-
a
-
b
+
2
)
*
c
=
(
a
b
c
-
a
c
-
b
c
+
2
c
)
-
(
a
b
-
a
-
b
+
2
)
-
c
+
2
=
a
b
c
-
a
b
-
a
c
-
b
c
+
a
+
b
+
c
.
Quindi
(
ℤ
,
*
)
è un semigruppo. Verifichiamo se esiste un elemento neutro
e
rispetto all’operazione
*
.
Cerchiamo
e
∈
ℤ
tale che
a
*
e
=
e
*
a
=
a
per ogni
a
∈
ℤ
.
a
*
e
=
a
e
-
a
-
e
+
2
=
a
⇒
(
e
-
2
)
a
+
(
e
-
2
)
=
0
⇒
e
=
2
.
L’elemento neutro esiste ed è 2. Quindi
(
ℤ
,
*
)
è un monoide.
Esempio 4.16. Definiamo su
ℝ
×
ℝ
l’operazione
(
a
,
b
)
*
(
a
′
,
b
′
)
=
(
a
a
′
,
a
b
′
+
b
)
.
L’operazione
*
è associativa (si veda esercizio 5.1).
(
ℝ
×
ℝ
,
*
)
è un monoide perchè esiste l’elemento neutro,
e
=
(
1
,
0
)
.
Il monoide delle parole
Sia
A
un insieme, che chiamiamo alfabeto. Chiamiamo parola nell’alfabeto
A
una qualsiasi
sequenza
a
1
a
2
…
a
n
di
elementi
a
i
∈
A
(ed anche la parola vuota, sequenza di 0 simboli).
Esempio 4.17. Sia
A
=
{
0
,
1
,
2
,
…
,
15
}
.
Alcune parole nell’alfabeto
A
sono ad esempio
1
5
1
5
,
4
4
4
3
4
5
,
6
.
Per ogni
n
≥
0
,
definiamo
W
n
come
l’insieme delle parole
w
nell’alfabeto
A
formate
da esattamente
n
elementi di
A
:
W
n
:
=
{
w
=
a
1
…
a
n
|
a
i
∈
A
}
.
Per
n
=
0
,
W
0
contiene un solo elemento,
la parola vuota
w
0
che non
contiene nessun elemento di
A
.
Invece
W
1
=
A
.
Definizione 4.18. L’insieme
W
A
=
⋃
n
∈
ℕ
W
n
è l’insieme della parole nell’alfabeto
A
.
Definiamo un’operazione su
W
A
:
siano
w
1
=
a
1
a
2
…
a
n
e
w
2
=
b
1
b
2
…
b
m
due
parole di
W
A
,
w
1
∘
w
2
=
a
1
a
2
…
a
n
b
1
b
2
…
b
m
.
w
1
∘
w
2
è una
parola di
W
A
e
∘
è un’operazione,
quindi
(
W
A
,
∘
)
è una struttura
algebrica. Chiamiamo
∘
la concatenazione.
Proposizione 4.19.
(
W
A
,
∘
)
è un monoide.
Proof. Dobbiamo verificare che la concatenazione sia un’operazione
associativa e
che esista l’elemento neutro. Per l’associatività è sufficiente osservare che se
w
1
=
a
1
a
2
…
a
n
,
w
2
=
b
1
b
2
…
b
m
e
w
3
=
c
1
c
2
…
c
l
allora
(
w
1
∘
w
2
)
∘
w
3
=
(
a
1
a
2
…
a
n
b
1
b
2
…
b
m
)
∘
w
3
=
a
1
a
2
…
a
n
b
1
b
2
…
b
m
c
1
c
2
…
c
l
,
w
1
∘
(
w
2
∘
w
3
)
=
w
1
∘
(
b
1
b
2
…
b
m
c
1
c
2
…
c
l
)
=
a
1
a
2
…
a
n
b
1
b
2
…
b
m
c
1
c
2
…
c
l
.
Inoltre l’elemento neutro rispetto a
∘
esiste, ed è la parola vuota
w
0
.
□
§ 4.3 Gruppi
Definizione 4.20. Siano
G
un insieme e
*
un’operazione in
G
.
Diremo che
(
G
,
*
)
è un gruppo se:
- l’operazione
*
è associativa;
- esiste un elemento
e
∈
G
,
detto identità o elemento neutro tale che
∀
a
∈
G
si ha
a
*
e
=
e
*
a
=
a
;
- ogni elemento ha l’inverso, ossia
∀
a
∈
G
∃
b
∈
A
tale che
a
*
b
=
b
*
a
=
e
.
Esempio 4.21.
ℤ
con la somma è un gruppo, mentre
ℕ
con la somma non lo è (manca l’inverso degli elementi rispetto a
+
).
Se consideriamo l’operazione prodotto usuale, nessun insieme tra
ℕ
,
ℤ
,
ℚ
,
ℝ
e
ℂ
è un gruppo: infatti l’elemento 0 non possiede inverso rispetto al prodotto. Otteniamo
invece un gruppo se consideriamo l’operazione prodotto negli insiemi
ℚ
*
,
ℝ
*
,
ℂ
*
,
dove il simbolo di insieme numerico con stellina ad esponente indica l’insieme stesso
privato dello zero. Quindi ad esempio
ℚ
*
=
ℚ
\
{
0
}
.
Esempio 4.22. Sia
A
un insieme e sia
A
A
l’insieme di tutte le funzioni
f
:
A
→
A
.
Come già visto nell’Esempio 4.6,
A
A
con la composizione di funzioni
∘
è un semigruppo. Inoltre
A
A
è anche dotato di elemento neutro rispetto a
∘
:
la funzione identità
I
d
A
e costituisce quindi un monomide.
i
d
A
:
A
→
A
a
→
a
.
però, se
|
A
|
≥
2
,
A
A
non è un gruppo, poichè ad esempio le funzioni costanti non hanno inverso. Se
infatti
a
,
b
∈
A
sono due elementi diversi e indichiamo con
c
a
la funzione costante data da
c
a
(
x
)
=
a
∀
x
∈
A
,
allora la composizione
c
a
∘
g
di una qualsiasi funzione
g
∈
A
A
con
c
a
,
coincide con
c
a
ed è quindi diversa da
I
d
A
:
si ha ad esempio
c
a
(
b
)
=
a
≠
I
d
A
(
b
)
=
b
.
Definizione 4.23. Un gruppo
(
G
,
*
)
si dice gruppo abeliano se l’operazione
*
è anche commutativa, ossia
∀
a
,
b
∈
A
si ha
a
*
b
=
b
*
a
.
Da ora in poi indicheremo abitualmente l’operazione di un generico gruppo
G
mediante
il simbolo
⋅
e chiameremo “prodotto” tale operazione, ossia adotteremo la
notazione moltiplicativa. Per coerenza, l’unica identitàdi
G
sarà denotata con
1
G
e l’unico inverso
di un elemento
a
∈
G
sarà denotato
a
-
1
.
Spesso il simbolo
⋅
di prodotto si sott’intende. Nel caso dei soli gruppi abeliani potremo indicare l’operazione di gruppo
col simbolo
+
e chiamarla somma, ossia useremo la notazione additiva; in tal caso indicheremo con
0
G
l’identità del gruppo
e con
-
a
l’inverso di
un elemento
a
∈
G
(che
chiameremo opposto di
a
).
Proposizione 4.24. Sia
(
G
,
*
)
un gruppo. Allora:
- l’identità di
G
è unica;
- per ogni
a
∈
G
,
l’inverso di
a
è unico.
- per ogni
a
,
b
∈
G
,
l’inverso di
a
b
è unico ed è dato da
b
-
1
*
a
-
1
prodotto degli inversi in ordine invertito.
Proof. i) Abbiamo già dimostrato l’unicità dell’identità
parlando dei semigruppi.
ii) Supponiamo che per un dato elemento
a
∈
G
esistano due elementi
b
e
b
′
che si comportano come suoi inversi, ossia tali che
a
*
b
=
b
*
a
=
e
ed anche
a
*
b
′
=
b
′
*
a
=
1
G
.
Eseguendo il prodotto a tre
b
*
a
*
b
′
ed utilizzando la proprietà associativa otteniamo:
b
=
b
*
1
G
=
b
*
(
a
*
b
′
)
=
(
b
*
a
)
*
b
′
=
1
G
*
b
′
=
b
′
.
Dal confronto del primo e dell’ultimo membro otteniamo allora
b
=
b
′
e quindi i due inversi sono in realtà lo stesso elemento. ii) Verifichiamo che quello
scritto è proprio l’inverso di
a
*
b
applicando la definizione (tralasciamo ora il simbolo di operazione) :
(
a
b
)
(
b
-
1
a
-
1
)
=
a
(
b
b
-
1
)
a
-
1
=
a
1
G
a
-
1
=
a
a
-
1
=
1
G
ed anche
(
b
-
1
a
-
1
)
(
a
b
)
=
(
a
-
1
a
)
b
=
b
-
1
1
G
b
=
b
-
1
b
=
1
G
.
□
Proposizione 4.25. Sia
(
G
,
⋅
)
un gruppo ed
a
,
b
,
c
tre
suoi elementi. Allora:
-
a
b
=
1
G
⇔
b
a
=
1
G
⇔
b
=
a
-
1
-
a
b
=
b
⇔
b
a
=
b
⇔
a
=
1
G
- vale la cancellazione ossia:
a
b
=
a
c
⇔
b
a
=
c
a
⇔
b
=
c
.
Proof. i) Se
b
=
a
-
1
le altre due uguaglianze valgono per definizione. Supponiamo allora che
a
b
=
1
G
e moltiplichiamo i due membri a sinistra per
a
-
1
(che esiste poichè siamo in un gruppo). Otteniamo allora:
a
-
1
(
a
b
)
=
a
-
1
1
G
.
Per definizione di identità il secondo membro è
a
-
1
,
mentre per la proprietà associativa il primo membro diventa
(
a
-
1
a
)
b
=
1
G
b
=
b
.
Pertanto
b
=
a
-
1
.
La dimostrazione dell’altra implicazione è analoga: basterà moltiplicare a destra
per
a
-
1
.
ii) Se
a
=
1
G
,
allora le altre due uguaglianze si ottengono per definizione di identit‘a. Supponiamo
allora
a
b
=
b
e moltiplichiamo i due membri a destra per
b
-
1
(che esiste poichè siamo in un gruppo). Otteniamo così:
a
b
b
-
1
=
b
b
-
1
ossia
a
=
1
G
.
L’altra implicazione si ottiene in modo analogo moltiplicando a sinistra per
b
-
1
.
iii) Anche la verifica della proprietà di cancellazione si ottiene
come le precedenti,
moltiplicando opportunamente (ossia a sinistra oppure a destra) per l’inverso di
a
,
l’elemento che vogliamo “cancellare ”. □
Esempio 4.26. Gli insiemi
ℚ
*
,
ℝ
*
,
ℂ
*
con l’operazione
⋅
sono gruppi
Esempio 4.27. Sia
A
un insieme e sia
A
A
l’insieme di tutte le funzioni
f
:
A
→
A
.
Come già visto negli Esempi 4.6 e 4.22,
A
A
con la composizione di funzioni
∘
è un monoide.
(
A
A
,
∘
)
non è in generale un gruppo: infatti le funzioni biunivoche da
A
in
A
sono tutte e sole quelle che possiedono inverso rispetto a
∘
.
Le funzioni non biunivoche invece non hanno inverso. Inoltre, per
A
A
non possono in generale valere le proprietà dei gruppi quali ad esempio la cancellazione.
Per vederlo esplicitamente, possiamo pensare a
A
=
ℤ
,
e considerare la funzione
f
:
ℤ
→
ℤ
,
f
(
a
)
=
a
2
.
Questa funzione non ha inversa rispetto a
∘
.
Per quel che riguarda la cancellazione, sia
h
:
ℤ
→
ℤ
la funzione definita come
h
(
a
)
=
-
a
.
Allora
f
∘
h
=
f
∘
i
d
ℤ
,
ma
h
≠
i
d
ℤ
.
Esempio 4.28. Sia
A
un
insieme e consideriamo
A
A
̃
=
{
f
:
A
→
A
|
f
è biunivoca
}
.
Osserviamo che possiamo considerare l’operazione di composizione di funzioni
∘
come
un’operazione su
A
A
̃
:
infatti, componendo funzioni biunivoche, otteniamo ancora una funzione biunivoca.
(
A
A
̃
,
∘
)
è un
gruppo. Infatti
-
1.
- la composizione di funzioni
∘
è associativa in generale, in particolare in
A
A
̃
;
-
2.
- l’identità di
A
appartiene a
A
A
̃
,
ed è l’elemento neutro rispetto a
∘
;
-
3.
- se
f
∈
A
A
̃
,
allora esiste l’inversa di
f
rispetto a
∘
(vedi Proposizione 2.20).
Definizione 4.29. Sia
(
G
,
⋅
)
un
gruppo e sia
a
un suo elemento.
Definiamo le potenze di
a
con esponente intero (positivo, nullo o negativo)
n
nel
modo seguente:
- se
n
>
0
,
a
n
è la potenza di
a
che abbiamo già definito nei semigruppi
- se
n
=
0
,
poniamo
a
0
:
=
1
G
- se
n
<
0
ossia se
n
=
-
m
con
m
>
0
,
poniamo
a
n
:
=
(
a
-
1
)
m
Le proprità delle potenze che abbiamo dimostrato nei semigruppi relativamente al caso
degli esponenti positivi valgono nel caso dei gruppi anche per gli esponenti minori o uguali
a
0
e si
estendono a proprietà che riguardano gli inversi.
Corollario 4.30. Se
(
G
,
⋅
)
è un
gruppo e
a
∈
G
, allora valgono le
proprietà seguenti per ogni
n
,
m
∈
ℤ
:
-
a
n
⋅
a
m
=
a
n
+
m
-
(
a
n
)
m
=
a
n
m
-
(
a
n
)
-
1
=
a
-
n
§ 4.4 Esercizi
4.1 Consideriamo su
ℝ
×
ℝ
l’operazione
(
a
,
b
)
*
(
a
′
,
b
′
)
=
(
a
a
′
,
a
b
′
+
b
)
.
Verificare che
*
è associativa.
4.2 Sia
A
un insieme,
𝒫
(
A
)
il suo insieme
delle parti e sia
△
la differenza simmetrica:
△
:
𝒫
(
A
)
×
𝒫
(
A
)
→
𝒫
(
A
)
,
(
A
,
B
)
→
(
A
∪
B
)
\
(
A
∩
B
)
=
(
A
\
B
)
∪
(
B
\
A
)
.
△
è
un’operazione? ‘Eè commutativa? Esiste elemento neutro? Esiste inverso per ogni elemento di
𝒫
(
A
)
?
4.3 Consideriamo su
ℝ
l’operazione quoziente: per ogni
a
,
b
∈
ℝ
,
a
:
b
è un
numero reale. Verificare se l’operazione quoziente è commutativa, associativa, se esiste elemento neutro in
ℝ
rispetto a tale operazione e eventualmente se esiste inverso di ogni elemento in
ℝ
rispetto
all’operazione quoziente.
4.4 Si consideri su
ℕ
×
ℕ
l’operazione
(
n
,
m
)
*
(
n
′
,
m
′
)
=
(
n
n
′
+
m
m
′
,
n
m
′
+
n
′
m
)
.
Stabilire se
(
ℕ
×
ℕ
,
*
)
è un monoide.
4.5 Sia
A
=
{
a
,
b
,
c
}
e consideriamo
il monoide delle parole
W
A
.
Quante sono le parole di
W
4
che contengono solo
a
e
b
?
4.6 Si pone
G
=
ℝ
*
×
ℝ
e si definisce la seguente legge di composizione interna:
(
a
,
b
)
*
(
c
,
d
)
=
(
a
c
,
b
c
+
d
)
,
∀
(
a
,
b
)
,
(
c
,
d
)
∈
G
.
-
1.
- Eseguire:
(
1
,
2
)
*
(
3
,
5
)
,
(
1
,
0
)
*
(
-
1
,
3
)
;
-
2.
- verificare che
*
è associativa;
-
3.
- trovare l’elemento neutro di
(
G
,
*
)
;
-
4.
- trovare l’inverso di
(
1
,
2
)
,
(
3
,
5
)
,
(
-
1
,
4
)
;
-
5.
- dimostrare che
(
G
,
*
)
è un gruppo non abeliano.
-
6.
- Calcolare le potenze
n
-esime
di
(
1
,
2
)
per ogni
n
∈
ℤ
.
4.7 Considerati gli insiemi
G
=
{
a
,
b
,
c
,
d
}
e
G
′
=
{
1
,
2
,
3
,
4
}
con le
operazioni definite dalle tabelle seguenti
*
a
b
c
d
a
a
b
c
d
b
b
a
d
c
c
d
d
a
b
d
d
c
b
a
*
1
2
3
4
1
1
2
3
4
2
2
4
1
3
3
3
1
4
2
4
4
3
2
1
-
1.
- Trovare gli elementi neutri per cascuna delle strutture
(
G
,
*
)
e
(
G
′
,
∘
)
;
-
2.
- trovare l’inverso di cascun elmento di
(
G
,
*
)
e
(
G
′
,
∘
)
;
-
3.
- tralasciando l’associatività, dimostrare che
(
G
,
*
)
e
(
G
′
,
∘
)
sono gruppi;
-
4.
- stabilire se
(
G
,
*
)
e
(
G
′
,
∘
)
sono gruppi abeliani.
4.8 Si consideri la struttura algebrica
(
ℤ
,
*
)
,
dove l’operazione interna
*
è definita come segue:
∀
x
,
y
∈
ℤ
,
x
*
y
=
x
+
y
-
3
.
-
1.
- Stabilire se
*
è una legge associativa e/o commutativa;
-
2.
- determinare l’eventuale elemento neutro della struttura algebrica
(
ℤ
,
*
)
-
3.
- se la struttura algebrica
(
ℤ
,
*
)
ammette elemento neutro, determinare gli (eventuali) elementi di
ℤ
che hanno inverso rispetto all’operazione
*
;
-
4.
- concludere se la struttura algebrica
(
Z
,
*
)
è un monoide o un gruppo (abeliano?).
4.9 Si consideri la struttura algebrica
(
ℤ
,
∘
)
,
dove l’operazione
∘
è definita come segue:
∀
x
,
y
∈
ℤ
,
x
∘
y
=
x
y
+
x
+
y
.
-
1.
- Stabilire se
∘
è un’operazione associativa e/o commutativa;
-
2.
- determinare l’eventuale elemento neutro della struttura algebrica
(
ℤ
,
∘
)
;
-
3.
- se la struttura algebrica
(
ℤ
,
∘
)
ammette elemento neutro, determinare gli (eventuali) elementi di
ℤ
che hanno inverso rispetto alla legge
∘
;
-
4.
- concludere se la struttura algebrica
(
Z
,
∘
)
è un monoide o un gruppo (abeliano?).
Capitolo 5
Il gruppo delle permutazioni
§ 5.1 Le permutazioni
Fissiamo un numero intero positivo
n
.
Denotiamo con
I
n
l’insieme
dei numeri naturali
{
1
,
…
,
n
}
.
Definizione 5.1. Sia
σ
una funzione che ha come dominio e codominio
I
n
.
Se
σ
è biunivoca, allora
σ
è una permutazione. L’insieme di tutte le permutazioni definite su
I
n
si denota con
S
n
.
NOTA BENE: se
A
è un insieme
finito, per ogni funzione
f
:
A
→
A
,
si ha
f
iniettiva
⇔
f
suriettiva
⇔
f
biunivoca.
Esempio 5.2. Consideriamo in
S
5
la permutazione
σ
data da:
σ
:
I
5
→
I
5
1
→
3
2
→
4
3
→
1
4
→
5
5
→
2
Per scrivere in modo veloce
σ
,
utilizzeremo una tabella costituita da due righe: nella prima sono elencati ordinatamente
gli elementi di
I
5
e al di sotto di ciascuno di essi, la seconda riga contiene le loro immagini. Otteniamo
così la seguente tabellina
σ
=
1
2
3
4
5
3
4
1
5
2
.
Possiamo utilizzare una tabellina analoga a quelle presentata nell’esempio per scrivere in
modo sintetivo qualsiasi permutazione. Nella prima riga elenchiamo gli elementi di
I
n
e al di
sotto di ciascuno scriviamo la sua immagine:
1
2
…
n
n
-
1
σ
(
1
)
σ
(
2
)
…
σ
(
n
-
1
)
σ
(
n
)
.
Le permutazioni sono funzioni, possiamo quindi anche comporre due permutazioni.
Esempio 5.3. Consideriamo in
S
5
la permutazione
σ
dell’esempio 5.2 e la seguente permutazione
τ
:
τ
=
1
2
3
4
5
1
3
4
5
2
.
Possiamo comporre (con l’usuale legge di composizione tra funzioni)
σ
e
τ
.
poichè la composizione di funzioni non è commutativa, eseguiamo entrambe le
composizioni (ottenendo risultati diversi).
(
σ
∘
τ
)
(
1
)
=
σ
(
τ
(
1
)
)
=
σ
(
1
)
=
3
,
(
σ
∘
τ
)
(
2
)
=
σ
(
τ
(
2
)
)
=
σ
(
3
)
=
1
,
(
σ
∘
τ
)
(
3
)
=
σ
(
τ
(
3
)
)
=
σ
(
4
)
=
5
,
(
σ
∘
τ
)
(
4
)
=
σ
(
τ
(
4
)
)
=
σ
(
5
)
=
2
,
(
σ
∘
τ
)
(
5
)
=
σ
(
τ
(
5
)
)
=
σ
(
2
)
=
4
.
Riassumendo con la scrittura “a tabellina ”:
σ
∘
τ
=
1
2
3
4
5
3
1
5
2
4
.
Analogamente, possiamo calcolare
τ
∘
σ
,
ottenendo:
τ
∘
σ
=
1
2
3
4
5
4
5
1
2
3
.
§ 5.2 Il gruppo delle permutazioni
Ricordiamo ora due proprietà della composizione tra funzioni Intanto, la composizione
di funzioni gode della proprietà associativa. Inoltre, la composizione di due
funzioni biunivoche è una funzione biunivoca. In particolare, se componiamo due
permutazioni, otteniamo ancora una permutazione. Possiamo quindi affermare che
S
n
con l’operazione di composizione di funzioni è un semigruppo. però se
n
≥
3
l’operazione NON è commutativa (vedi Esempio 5.3). Nell’Esempio 4.28,
abbiamo già verificato che l’insieme delle funzioni biunivoche da un insieme
A
nell’insieme
A
è un gruppo con
la composizione
∘
.
Questo vale quindi anche per l’insieme delle permutazioni
S
n
con
∘
.
Vediamo esplicitamente come si scrivono nella nostra notazione l’identità e l’inverso in
S
n
.
L’identità (o elemento neutro) è
e
=
1
2
…
n
-
1
n
1
2
…
n
-
1
n
.
cioè è la funzione identità definita come
e
(
i
)
=
i
per ogni
i
∈
I
n
. Si verifica facilmente
che
e
∘
σ
=
σ
∘
e
=
σ
per ogni
σ
∈
S
n
. Per poter affermare
che
S
n
con l’operazione
∘
è un gruppo resta da
dimostrare che per ogni
σ
∈
S
n
esiste
la permutazione inversa
τ
∈
S
n
tale che
σ
∘
τ
=
τ
∘
σ
=
e
. Possiamo costruire
con facilità la funzione
τ
nel modo seguente:
- scriviamo
σ
mediante la tabellina
- scambiamo tra loro le due righe,
- riordiniamo le colonne in modo da avere nella prima riga i numeri in ordine
crescente.
Esempio 5.4. Consideriamo la tabellina della permutazione
σ
∈
S
5
di Esempio 5.2
σ
=
1
2
3
4
5
3
4
1
5
2
.
Per ottenere la permutazione inversa di
σ
,
scambiamo le due righe della tabella precedente
3
4
1
5
2
1
2
3
4
5
e poi riordiniamo le colonne
1
2
3
4
5
3
5
1
2
4
Si verifica facilmente che la permutazione ottenuta col metodo illustrato è
proprio la funzione inversa. Infatti, l’inversa di una funzione biunivoca
f
:
X
→
Y
è la funzione che
associa ad un elemento
y
∈
Y
l’unico elemento
x
∈
X
tale che
f
(
x
)
=
y
. Quindi
l’immagine
τ
(
r
)
di
un elemento
r
∈
I
n
è
l’unico elemento
s
∈
I
n
tale che
σ
(
s
)
=
r
, ossia
τ
(
r
)
è il numero che
nella tabellina di
σ
si
trova al di sopra di
r
.
Notazione 5.5. Per le permutazioni si usa sempre la notazione
moltiplicativa. Quindi
l’identità si denota con
1
S
n
(oltre che con
e
e con
I
d
)
e la permutazione inversa di
σ
si denota con
σ
-
1
.
Infine, la composizione
σ
∘
τ
si denota semplicemente con
σ
τ
,
sottindendendo il simbolo
∘
di composizione
Riassumendo, abbiamo dimostrato che:
Teorema 5.6. Sia
S
n
l’insieme
delle permutazioni di
I
n
.
Allora in
S
n
è definita un’operazione, la composizione di permutazioni, che ha le seguenti
proprietà :
-
1.
- per ogni
σ
,
τ
,
ρ
∈
S
n
si ha
(
σ
∘
τ
)
∘
ρ
=
σ
∘
(
τ
∘
ρ
)
,
ovvero la composizione di permutazioni è associativa;
-
2.
- per ogni
σ
∈
S
n
,
σ
∘
e
=
e
∘
σ
=
σ
,
dove
e
è la permutazione identità è , ovvero esiste l’elemento neutro;
-
3.
- per ogni
σ
∈
S
n
,
esiste una funzione denotata
σ
-
1
tale che
σ
∘
σ
-
1
=
σ
-
1
∘
σ
=
e
,
ovvero ogni elemento di
S
n
ha un inverso.
Corollario 5.7. L’insieme
S
n
delle permutazioni di
I
n
con l’operazione di composizione è un gruppo (non abeliano).
§ 5.3 Cicli e scambi
Definizione 5.8. Siano
r
un intero,
2
≤
r
≤
n
,
e siano
m
1
,
m
2
,
…
,
m
r
elementi distinti di
I
n
.
Si dice
r
-ciclo
di
S
n
e si indica con
(
m
1
m
2
…
m
r
)
la permutazione
σ
∈
S
n
tale che
σ
(
m
1
)
=
m
2
,
σ
(
m
2
)
=
m
3
,
…
,
σ
(
m
r
-
1
)
=
m
r
,
σ
(
m
r
)
=
m
1
e
σ
(
i
)
=
i
per ogni
i
∈
I
n
-
{
m
1
,
m
2
,
…
,
m
r
}
.
I 2-cicli si dicono anche scambi o trasposizioni. Due cicli
(
m
1
m
2
…
m
r
)
e
(
n
1
n
2
…
n
s
)
di
S
n
si dicono disgiunti se
{
m
1
,
m
2
,
…
,
m
r
}
∩
{
n
1
,
n
2
,
…
,
n
s
}
=
∅
.
Dato un ciclo
σ
=
(
m
1
m
2
…
m
r
)
,
diciamo che
r
è la lunghezza di
σ
.
Esempio 5.9. In
S
5
il simbolo
2
4
1
indica la permutazione
σ
=
1
2
3
4
5
2
4
3
1
5
.
Anche
1
2
4
e
4
1
2
indicano la stessa permutazione
σ
.
Il termine ciclo si riferisce appunto alla natura circolare di questa permutazione.
Infatti in un ciclo conta l’ordine in cui compaiono gli elementi, e non chi è il primo
elemento. Invece il ciclo che si scrive invertendo l’ordine degli elementi della scrittura
di
σ
ossia il ciclo
τ
=
4
2
1
è la permutazione inversa di
σ
.
Infatti
τ
=
1
2
3
4
5
4
1
3
2
5
e si ha
σ
∘
τ
=
τ
∘
σ
=
I
d
.
Il simbolo
2
3
indica la funzione che scambia tra loro
2
e
3
e lascia fissi
1
,
4
,
e
5
ossia
1
2
3
4
5
1
3
2
4
5
.
Il risultato seguente raccoglie alcuni fatti importanti sulle permutazioni; per
ciascuno di
essi diamo una dimostrazione algoritmica, per mostrare come si può operare
concretamente.
Teorema 5.10. Sia
n
un intero positivo.
-
i)
- Ogni permutazione di
S
n
,
che non sia l’identità, si può scrivere in modo essenzialmente unico come
composizione di cicli disgiunti.
-
ii)
- Due cicli disgiunti
σ
e
τ
commutano, ossia
τ
σ
=
σ
τ
.
-
iii)
- ogni ciclo di lunghezza
r
si può scrivere come prodotto di
r
-
1
scambi.
-
iv)
- ogni permutazione si può scrivere come composizione di scambi.
Proof. Dimostriamo innanzi tutto che due cicli disgiunti commutano tra
loro. Dimostreremo
poi le affermazioni i), iii) e iv) che riguardano l’esistenza di particolari decomposizioni
in cicli, fornendo per ciascuna un algoritmo che costruisce tali decomposizioni. ii) Se
σ
=
(
m
1
m
2
…
m
r
)
e
τ
=
(
n
1
n
2
…
n
s
)
sono disgiunti, la loro composizione, nei due modi, è la funzione
f
data da
f
(
m
i
)
=
σ
(
m
i
)
,
f
(
n
j
)
=
τ
(
n
j
)
e
f
(
t
)
=
t
se
t
∈
I
n
-
{
m
1
,
m
2
,
…
,
m
r
,
n
1
,
n
2
,
…
,
n
s
}
.
i) Per costruire la decomposizione di una permutazione
σ
in cicli disgiunti consideriamo il più piccolo intero
i
tale che
σ
(
i
)
≠
i
e iniziamo a costruire un ciclo
(
i
σ
(
i
)
σ
(
σ
(
i
)
)
…
)
.
poichè gli elementi in
I
n
sono solo
n
,
dopo al più
n
applicazioni della funzione
σ
troveremo un elemento già insierito nel ciclo. Tale elemento non può essere che il
primo, ossia
i
,
poichè
σ
è iniettivo. Chiudiamo così il primo ciclo. Se abbiamo esaurito tutti gli elementi di
I
n
che non sono fissati da
σ
(ossia quelli tali che
σ
(
r
)
≠
r
),
ci fermiamo. Altrimenti prendiamo uno degli elementi di
I
n
non ancora inseriti nel ciclo già costruito e non fissati da
σ
e iniziamo a costruire un secondo ciclo, fino a “chiuderlo”. Ripetiamo la procedura
fino ad esaurire gli elementi non fissati da
σ
.
Il ciclo
σ
si scrive allora come composizione (in un ordine qualsiasi) dei cicli disgiunti costruiti.
iii) Una decomposizione in scambi di una permutazione qualsiasi si otterrà componendo
le decomposizioni in scambi dei cicli della sua decomposizione in cicli. Il ciclo
σ
=
(
m
1
m
2
…
m
r
)
si ottiene come composizione di scambi in tanti modi, ad esempio nel modo seguente:
(
m
1
m
2
…
m
r
)
=
(
m
1
m
r
)
(
m
1
m
r
-
1
)
…
(
m
1
m
3
)
(
m
1
m
2
)
.
iv) si ottiene come conseguenza delle precedenti. □
Osservazione 5.11. La decomposizione di una permutazione in cicli
disgiunti
è essenzialmente unica, poichè l’unica variante possibile riguarda l’ordine con
cui elenchiamo i cicli; si tratta di una variante poco significativa in quanto,
come abbiamo provato, la composizione di cicli disgiunti gode della proprietà
commutativa. Un’altra possibile variante riguarda la scrittura dei cicli; infatti
possiamo elencare gli elementi che costituiscono un ciclo iniziando da uno qualsiasi
di essi. Non si tratta di una diversa decomposizione in cicli, ma solo di simboli
leggermente diversi per indicare uno stesso ciclo.
Esempio 5.12. Per decomporre
σ
=
1
2
3
4
5
6
2
5
4
3
1
6
in cicli disgiunti cominciamo da
1
,
poichè
σ
(
1
)
≠
1
.
Costruiamo il primo ciclo applicando
σ
ripetutamente fino a ritrovare
1
stesso:
σ
(
1
)
=
2
,
σ
(
2
)
=
5
.
σ
(
5
)
=
1
.
Otteniamo dunque il ciclo
1
2
5
.
Osserviamo ora che
3
non compare in questo ciclo e che
σ
(
3
)
≠
3
.
Costruiamo quindi un secondo ciclo partendo da
3
,
che si fermerà quando troveremo nuovamente
3
:
σ
(
3
)
=
4
,
σ
(
4
)
=
3
.
Otteniamo un secondo ciclo
3
4
.
Controlliamo ora che l’unico numero non considerato nei due cicli è
6
,
ma
σ
(
6
)
=
6
.
Dunque la decomposizione è terminata:
σ
=
1
2
5
3
4
.
Le uniche varianti alla scrittura della decomposizione di
σ
sono l’odine dei cicli oppure il punto di inizio dei cicli stessi:
σ
=
1
2
5
3
4
=
3
4
1
2
5
=
3
4
5
1
2
=
4
3
2
5
1
=
…
Una decomposizione di
5
1
2
in scambi è ad esempio
5
1
1
2
ma lo è anche
5
1
5
2
. Quindi una decomposizione in scambi di
σ
è
3
4
5
1
1
2
.
Una diversa decomposizione in scambi di
σ
è
3
4
5
1
3
4
1
2
3
4
.
Raccogliamo nel corollario seguente alcuni fatti utili da ricordare, che sono
conseguenza di quanto già detto ed in particolare del Teorema 5.10.
Corollario 5.13. In
S
n
- Se
τ
è l’
r
-ciclo
m
1
…
m
r
,
allora
τ
-
1
è l’
r
-ciclo
m
r
…
m
1
;
- se
σ
=
τ
1
⋯
τ
m
è una decomposizione in cicli disgiunti di
σ
,
allora
σ
-
1
=
τ
1
-
1
⋯
τ
m
-
1
.
- Se
σ
=
s
1
…
s
r
è una decomposizione in scambi, allora
σ
-
1
=
s
r
⋯
s
1
.
- se
τ
è un
r
-ciclo,
allora
τ
r
=
1
S
n
e
τ
-
1
=
τ
r
-
1
;
- se
σ
si decompone come prodotto dei cicli disgiunti
τ
1
,
…
,
τ
m
e
r
è im minimo comune multiplo della lunghezza di tali cicli, allora
σ
r
=
1
S
n
e
σ
-
1
=
σ
r
-
1
.
La prima affermazione si prova eseguendo direttamente il calcolo di
τ
r
. Per provare
la seconda basta osservare che per la commutatività della composizione di cicli disgiunti abbiamo
σ
r
=
(
τ
1
⋅
⋯
⋅
τ
m
)
r
=
τ
1
r
…
τ
m
r
e che ciascuna
potenza
τ
i
r
coincide
con
1
S
n
poichè
r
è un multiplo
della lunghezza di
τ
r
.
Una stessa permutazione
σ
∈
I
n
può essere decomposta in scambi in tanti modi diversi, anche costituiti da un diverso
numero di scambi.
Definizione 5.14. Una permutazione si dice pari se si può scrivere come
composizione di un numero pari di scambi e si dice dispari se si può scrivere come
composizione di un numero dispari di scambi.
Una tale terminologia non avrebbe alcun senso se una stessa permutazione potesse
essere contemporaneamente pari e dispari.
Teorema 5.15. La parità di ogni permutazione è ben definita.
Proof. Per ottenere la tesi è sufficiente provare che che ogni
decomposizione in
scambi della permutazione identica
I
d
è costituita da un numero pari di scambi. Infatti se ci fosse una permutazione
σ
che può essere scritta mediante
r
∈
2
ℕ
scambi ed anche mediante
r
′
∈
2
ℕ
+
1
scambi, allora anche
σ
-
1
avrebbe la stessa proprietà e quindi
I
d
=
σ
σ
-
1
potrerbbe essere scritta mediante
r
+
r
′
∈
2
ℕ
+
1
,
scambi, componendo gli
m
scambi che danno
σ
con gli
m
′
scambi che danno
σ
-
1
.
La nostra dimostrazione è un algoritmo che partendo da una qualsiasi decomposizione
in
m
scambi di
I
d
ne costruisce un’altra con
m
-
2
scambi. Ripetendo la procedura arriveremo alla decomposizione con
0
scambi. Avremo così provato che
m
-
2
h
=
0
,
ossia che
m
è pari. A questo scopo useremo le due formule seguenti, dove
a
,
x
,
y
sono elementi diversi di
I
n
:
a
x
a
y
=
a
y
x
y
e
a
x
a
x
=
I
d
Fissiamo una decomposizione in scambi di
I
d
ed osserviamo che ogni
i
∈
I
n
che compare in uno di tali scambi deve comparire almeno in un altro. In caso
contrario mediante tale composizione di scambi
i
non sarebbe immagine di se stesso, ma sarebbe immagine dell’altro elemento che fa
coppia con lui nell’unico scambio che lo coinvolge. Supponiamo per semplicità che
i
sia
1
e procediamo nel modo seguente. Applicando ripetutamente la prima delle due
formule precedenti possiamo “spostare” uno alla volta i cicli che coinvolgono
1
fino a farli diventare consecutivi. Ora consideriamo due di tali cicli consecutivi
1
x
1
y
:
se
x
=
y
la seconda formula ci permette di cancellare i due cicli ottenendo una decomposizione
di
I
d
con 2 cicli in meno di prima. Se
x
≠
y
,
la prima formula ci permette di scrivere una decomposizione nello stesso numero di
cicli, ma in cui
1
compare una volta in meno. Ripetendo la procedura riusciremo a ottenere una
decomposizione in
m
-
2
k
cicli, in cui
1
non compare più. Ora possiamo prendere in esame un altro numero che compare ed
applicare a lui la stessa procedura, fino a farlo sparire. Al termine della procedura
nessun numero comparirà negli scambi e quindi avremo
0
scambi. Durante ciascun passo della procedura il numero di scambi rimane invariato
o diminuisce di 2: pertanto il numero iniziale
m
di scambi era pari. □
Abbiamo visto che la decomposizione di una permutazione in scambi non è
univocamente determinata, ma lo è la decomposizione in cicli disgiunti, a meno dell’ordine
in cui scriviamo i cicli stessi (Proposizione 5.10). Possiamo “catalogare” le
permutazionidi
S
n
a seconda di quali sono le lunghezze delle permutazioni che costituiscono
la sua decomposizione in cicli disgiunti. più precisamente, sia
σ
∈
S
n
e sia
σ
=
τ
1
…
τ
m
la sua decomposizione in
cicli disgiunti. Sia
k
r
il numero
di cicli di lunghezza
r
presenti
nella decomposizione di
σ
,
con la convenzione di considerare gli elementi fissati da
σ
come
1
-cicli.
L’
n
-pla
(
k
1
,
k
2
,
…
,
k
n
)
è detta il tipo
della permutazione
σ
.
Un altro modo di indicare il tipo di una permutazione è
[
1
k
1
2
k
2
…
n
k
n
]
.
Esempio 5.16. Usando la convenzione di non scrivere
r
k
r
quando
k
r
=
0
e di scrivere solo
r
quando
k
r
=
1
,
i possibili tipi di una permutazione di
S
5
sono
[
1
5
]
,
[
1
3
2
]
,
[
1
2
3
]
,
[
12
2
]
,
[
14
]
,
[
23
]
,
[
5
]
.
Esempio 5.17. Calcoliamo il numero di permutazioni di
S
17
di tipo
[
2
2
3
3
4
]
.
Si tratta di sistemare i numeri
1
,
2
,
…
,
1
7
nella scrittura seguente al posto dei puntini:
(
⋅
⋅
)
(
⋅
⋅
)
(
⋅
⋅
⋅
)
(
⋅
⋅
⋅
)
(
⋅
⋅
⋅
)
(
⋅
⋅
⋅
⋅
)
Ci sono
1
7
!
modi di fare cioè . Bisogna però tenere conto che la stessa permutazione
σ
può
essere ottenuta con questa procedura in più modi differenti. Infatti si devono fare le due
considerazioni seguenti:
-
1.
- Ci sono più modi di scrivere lo stesso ciclo: un ciclo può essere
individuato
ponendo in prima posizione un suo qualsiasi elemento, mentre l’ordine degli
altri elementi del ciclo è determinato da
σ
.
Ci sono quindi
2
modi di scrivere lo stesso
2
-ciclo,
3
modi di scrivere lo stesso
3
-ciclo
e, in generale,
n
modi di scrivere un
n
-ciclo.
Nel nostro esempio il numero 17! va quindi diviso per
2
2
⋅
3
3
⋅
4
.
-
2.
- L’ordine di scrittura dei cicli di uguale lunghezza è arbitrario. Ci sono quindi
2
!
modi di ordinare due
2
-cicli
ottenendo la stessa permutazione,
3
!
modi di ordinare tre
3
-cicli
ottenendo la stessa permutazione, ecc. Quindi nel nostro esempio il numero
1
7
!
va ulteriormente diviso per
2
!
⋅
3
!
.
In totale il numero delle permutazioni del tipo assegnato è quindi:
1
7
!
2
2
⋅
3
3
⋅
4
⋅
2
!
⋅
3
!
Lo stesso risultato può essere ottenuto ragionando nel seguente modo.
- Ci sono
1
7
2
modi differenti di individuare il primo 2-ciclo;
- ci sono
1
5
2
modi differenti di individuare il secondo 2-ciclo;
- ci sono
1
3
3
⋅
2
!
modi differenti di individuare il primo 3-ciclo, dove
1
3
3
sono i modi di scegliere 3 elementi dai 13 non ancora utilizzati e
2
!
i modi di posizionare i restanti due elementi dopo il primo che può essere
scelto arbitrariamente;
- ci sono
1
0
3
⋅
2
!
modi differenti di individuare il secondo 3-ciclo;
- ci sono
7
3
⋅
2
!
modi differenti di individuare il terzo 3-ciclo;
- ci sono
4
4
⋅
3
!
modi differenti di individuare il 4-ciclo.
Infine, poichè l’ordine di scrittura dei cicli di uguale lunghezza nella
decomposizione è arbitrario, il numero ottenuto va diviso per
2
!
⋅
3
!
.
Quindi, in totale il numero delle permutazioni del tipo assegnato si può anche scrivere
nella forma:
1
7
2
⋅
1
5
2
⋅
1
3
3
⋅
2
!
⋅
1
0
3
⋅
2
!
⋅
7
3
⋅
2
!
⋅
4
4
⋅
3
!
2
!
⋅
3
!
Per calcolare la parità di una permutazione possiamo decomporla in scambi e poi
contare il loro numero per stabilire se si tratta di un numero pari oppure dispari. Un
metodo alternativo e più veloce è dato dalla seguente
Proposizione 5.18. La parità di un
r
-ciclo
è
r
-
1
.
La parità di una permutazione di tipo
[
1
k
1
2
k
2
…
n
k
n
]
coincide con la parità di
∑
r
=
1
n
(
r
-
1
)
k
r
ossia dalla parità del numero di cicli di lunghezza pari.
Proof. La prima affermazione è conseguenza della Proposizione 5.10. Per quel che
riguarda la seconda, basta ricordare che si può ottenere una decomposizione in
scambi di una permutazione
σ
decomponendo prima
σ
nel prodotto di cicli disgiunti e poi sostituendo ad ogni ciclo una sua decomposizione
in scambi. Decomponendo ogni
r
-ciclo
in
r
-
1
scambi, il numero complessivo di scambi in cui abbiamo decomposto
σ
è dato proprio dal numero presente nell’enunciato. poichè a noi non interessa
sapere quanti sono, ma solo se il numero è pari o dispari, ci basterà contare quanti
sono i cicli disgiunti con lunghezza pari, poichè quelli di lunghezza dispari sono
permutazioni pari e quindi non modificano la parità. □
§ 5.4 Esercizi
5.1 Considerate le seguenti permutazioni:
σ
=
1
2
3
4
5
6
7
8
9
3
9
6
4
2
8
7
1
5
,
τ
=
1
2
3
4
5
6
7
8
9
4
7
3
5
1
8
2
6
9
ρ
=
1
2
3
4
5
6
7
8
9
7
5
4
2
6
1
3
9
8
,
π
=
1
2
3
4
5
6
7
8
9
2
3
1
5
6
9
8
4
7
,
calcolare i prodotti
σ
∘
τ
,
τ
∘
σ
,
π
∘
τ
,
τ
∘
π
,
σ
∘
τ
∘
π
,
σ
∘
τ
∘
ρ
∘
π
.
5.2 Siano
σ
,
τ
,
ρ
,
π
le permutazioni dell’esercizio precedente. Scrivere le loro inverse rispetto alla composizione.
5.3 Siano
σ
,
τ
,
ρ
,
π
le permutazioni
dell’esercizio 6.1. Scriverle come prodotto di cicli disgiunti. Scrivere inoltre come prodotto di cicli disgiunti
anche
σ
∘
τ
,
τ
∘
σ
,
π
∘
τ
,
τ
∘
π
,
σ
∘
τ
∘
π
,
σ
∘
τ
∘
ρ
∘
π
.
5.4 Scrivere tutti i possibili tipi di una permutazione di
S
6
.
5.5 Calcolare il numero di permutazioni di
S
5
di tipo
[
1
5
]
e il numero
di quelle di tipo
[
5
]
.
5.6 Calcolare il numero di permutazioni di
S
8
di tipo
[
3
5
]
e il numero
di quelle di tipo
[
4
2
]
.
5.7 Calcolare il numero di permutazioni di
S
7
di tipo
[
1
2
3
]
.
5.8 Calcolare il numero di permutazioni di
S
9
di tipo
[
1
2
3
2
]
.
5.9 Trovare l’inversa di ognuna delle seguenti permutazioni di
S
9
:
σ
=
(
1
3
4
2
6
5
)
,
τ
=
(
1
3
5
2
)
(
6
8
4
7
)
,
ρ
=
(
3
2
6
9
)
(
1
4
)
(
5
8
7
)
,
π
=
(
1
4
2
)
(
6
3
7
)
(
9
5
8
)
5.10 Dimostrare che una permutazione
σ
e la sua inversa
σ
-
1
hanno la stessa parit‘a.
5.11 Dimostrare che, per ogni coppia di permutazioni
σ
e
τ
, le
permutazioni
σ
τ
e
τ
σ
hanno la stessa parità.
5.12 Scrivere tutti i tipi di permutazioni in
S
7
e in
S
8
.
5.13 Decomporre le permutazioni dell’esercizio 6.1 e dell’esercizio 6.9 in prodotto di trasposizioni.
5.14 Consideriamo le permutazioni
σ
=
(
1
2
3
)
(
4
5
6
)
(
7
8
)
,
τ
=
(
1
3
5
7
)
(
2
6
)
(
4
)
(
8
)
. Trovare la
parit‘a di
σ
e
τ
, e
scriverle come prodotto di trasposizioni.
5.15 Calcolare il numero di permutazioni di
S
6
di tipo
[
1
4
2
]
e il numero
di quelle di tipo
[
2
3
]
.
5.16 Sia
σ
=
(
1
2
)
permutazione
di
S
6
. Determinare il
numero di permutazioni
τ
di
S
6
di tipo
[
2
3
]
tali che
σ
τ
=
τ
σ
.
5.17 Siano
σ
e
τ
le seguenti
permutazioni in
S
9
σ
=
1
2
3
4
5
6
7
8
9
4
7
5
3
9
6
8
1
2
,
τ
=
1
2
3
4
5
6
7
8
9
1
5
2
8
7
6
9
4
3
e sia
ρ
=
σ
∘
τ
.
-
1.
- Determinare la decomposizione in cicli disgiunti e la parità di
σ
,
τ
e
ρ
;
-
2.
- Determinare il tipo di
ρ
e il numero di permutazioni di
S
9
che hanno lo stesso tipo di
ρ
;
-
3.
- Si dica quanti sono gli 8-cicli di
S
9
che contengono 2 ma non 7.
5.18 Siano
σ
,
τ
le
permutazioni di
S
1
2
così definite:
σ
:
=
1
2
3
4
5
6
7
8
9
1
0
1
1
1
2
4
9
7
1
2
3
5
6
1
1
2
1
0
8
1
,
τ
:
=
1
2
3
4
5
6
7
8
9
1
0
1
1
1
2
1
2
3
4
5
6
2
7
1
8
9
1
0
1
1
.
-
1.
- Determinare la decomposizione in cicli disgiunti di
σ
e di
τ
.
-
2.
- Determinare il tipo di
σ
ed il numero di permutazioni di
S
1
2
che hanno lo stesso tipo di
σ
.
-
3.
- Determinare una permutazione
ρ
di
S
1
2
tale che
σ
∘
ρ
∘
τ
=
σ
∘
τ
.
Capitolo 6
Ancora sui gruppi: sottogruppi e omomorfismi
Da ora in poi, nella trattazione generale useremo sempre (salvo diverso avviso
esplicito) la notazione moltiplicativa per i gruppi.
§ 6.1 Sottogruppi di un gruppo
Definizione 6.1. Siano
(
G
,
⋅
)
un gruppo e
H
un
sottoinsieme di
G
.
Si dice che
H
è un
sottogruppo di
G
e si scrive
H
<
G
se
H
è un gruppo con l’operazione
indotta da quella di
G
.
Più esplicitamente,
H
è un sottogruppo di
G
se
-
1
G
∈
H
-
∀
a
,
b
∈
H
,
si ha
a
⋅
b
∈
H
-
∀
a
∈
H
,
si ha
a
-
1
∈
H
.
Spesso per verificare se un sottoinsieme di un gruppo è un suo sottogruppo è comodo
utilizzare il seguente
Proposizione 6.2 (Criterio dei sottogruppi). Un sottoinsieme
H
di un gruppo
(
G
,
⋅
)
è un suo sottogruppo se e solo se soddisfa la seguente condizione:
H
≠
∅
e
∀
a
,
b
∈
H
s
i
h
a
a
⋅
b
-
1
∈
H
.
Proof. Supponiamo che
H
sia un sottogruppo di
G
.
poichè
1
G
∈
H
,
allora
H
≠
∅
.
Se inoltre
a
,
b
∈
H
,
allora per definizione di sottogruppo anche
b
-
1
∈
H
e quindi
a
b
-
1
∈
H
.
Quindi il sottogruppo
H
soddisfa il criterio. Supponiamo viceversa che
H
sia un sottoinsieme di
G
che soddisfa il criterio. Proviamo che soddisfa anche le tre condizioni per essere un
sottogruppo. Prendiamo un qualsiasi elemento
a
∈
H
(che esiste perchè
H
≠
∅
),
allora per il criterio
1
G
=
a
⋅
a
-
1
∈
H
.
Applicando poi la condizione data dal criterio ai due elementi
1
H
e
a
otteniamo
a
-
1
=
1
G
⋅
a
-
1
∈
H
.
Se infine
a
,
b
∈
H
,
per quanto abbiamo già provato sappiamo che
b
-
1
∈
H
.
Applicando il criterio alla coppia
a
,
b
-
1
∈
H
,
otteniamo
a
⋅
b
=
a
⋅
(
b
-
1
)
-
1
∈
H
.
□
Esempio 6.3. Il sottoinsieme
ℤ
di
ℚ
è un sottogruppo del gruppo
(
ℚ
,
+
)
.
Infatti
ℤ
≠
∅
e per ogni
x
,
y
∈
ℤ
la somma tra
x
e l’opposto di
y
sta in
ℤ
.
Invece
ℕ
non è un sottogruppo di
(
ℚ
,
+
)
.
Infatti,
3
,
7
∈
ℕ
,
ma
3
+
(
-
7
)
∉
ℕ
.
Esempio 6.4. Il sottoinsieme
ℚ
+
dei numeri razionali positivi è un sottogruppo di
(
ℚ
\
{
0
}
,
⋅
)
.
Infatti l’identità
1
del gruppo appartiene a
ℚ
+
,
l’inverso di un numero razionale positivo è un numero razionale positivo e il prodotto
di due numeri razionali positivi è ancora un numero razionale positivo. Invece
ℚ
-
dei razionali negativi non è un sottogruppo.
Esempio 6.5. Il sottoinsieme delle permutazioni pari di
S
n
è un sottogruppo di
S
n
.
Infatti la permutazione identità è pari, componendo due permutazioni pari si
ottiene una permutazione pari e l’inversa di una permutazione pari è pari. Questo
sottogruppo si chiama gruppo alterno su
n
elementi e si denota
A
n
.
Invece le permutazioni dispari di
S
n
non formano un suo sottogruppo, poichè ad esempio non contiene la funzione
identità .
Esempio 6.6. Il sottoinsieme
5
ℤ
dei multipli interi di
5
è un sottogruppo del gruppo
(
ℤ
,
+
)
.
Infatti
5
ℤ
≠
∅
e la differenza tra due multipli interi di
5
è un multiplo intero di
5
.
§ 6.2 Quanti elementi ha un sottogruppo: il Teorema di Lagrange
Fissiamo ora un gruppo
(
G
,
⋅
)
,
un suo sottgruppo
H
e un suo elemento
g
.
L’insieme
{
g
h
|
h
∈
H
}
si denota
con
g
H
e si dice
laterale sinistro di
H
rappresentato da
g
;
in modo analogo potremmo definire il laterale destro.
Proposizione 6.7. Con le notazioni precedenti:
-
i)
-
|
H
|
=
|
g
H
|
.
-
ii)
-
g
H
=
g
′
H
⇔
g
-
1
g
′
∈
H
.
-
iii)
- I laterali sinistri formano una partizione di
G
.
Proof. i) La funzione
μ
g
:
H
→
g
H
data da
μ
g
(
h
)
=
g
h
è biunivoca poichè ha come inversa la funzione
g
H
→
H
che moltiplica ogni elemento
g
h
a sinistra per
g
-
1
.
ii) “
⇒
” poichè
g
′
=
g
′
⋅
1
G
∈
g
′
H
=
g
H
,
allora esiste
h
∈
H
tale che
g
′
=
g
h
e quindi
g
-
1
g
′
=
h
∈
H
.
“
⇐
=
” Sia
a
:
=
(
g
-
1
g
′
)
-
1
∈
H
e sia
g
k
,
un qualsiasi elemento di
g
H
.
Allora
g
k
=
g
(
g
-
1
g
′
a
)
k
=
(
g
g
-
1
)
g
′
(
a
k
)
=
g
′
(
a
k
)
∈
g
′
H
.
Di conseguenza
g
H
⊂
g
′
H
.
Per motivi di simmetria vale anche l’altra inclusione e quindi
g
H
=
g
′
H
.
iii) Nessun laterale
g
H
è vuoto, poichè
1
G
∈
H
e quindi
g
=
g
⋅
1
H
∈
g
H
.
Per lo stesso motivo l’unione dei laterali è tutto
G
.
Due laterali sinistri
g
H
e
g
′
H
hanno un elemento
a
in comune se e solo se esistono
h
,
m
∈
H
tali che
a
=
g
h
=
g
′
m
.
Allora
g
-
1
g
′
=
h
m
-
1
∈
H
e quindi, grazie a ii), concludiamo che
g
H
=
g
′
H
.
□
Corollario 6.8 (Teorema di Lagrange). Se
G
è un gruppo finito ed
H
è un suo sottogruppo, allora il numero di elementi di
H
divide esattamente il numero di elementi di
G
.
Proof. Abbiamo dimostrato che i laterali sinistri di
H
formano una partizione di
G
e che inoltre ciascuno di essi ha lo stesso numero di elementi di
H
.
Dunque possiamo ottenere il numero di elementi di
G
moltiplicando il numero di elementi di
H
per il numero di laterali sinistri diversi. □
Esempio 6.9 (Il gruppo alterno). è facile verificare che il sottoinsieme
A
n
delle permutazioni pari di
S
n
è un suo sottogruppo (detto gruppo alterno). Ogni laterale sinistro
σ
A
n
costituito da permutazioni con la stessa parità del rappresentante
σ
.
poichè la composizione di due permutazioni pari è pari e la composizione di due
permutazioni dispari è pari, vi saranno due soli laterali
A
n
stesso e l’insieme formato dalle permutazioni dispari. Quindi il numero di elementi di
A
n
è
n
!
2
.
Esempio 6.10. Il sottogruppo
S
4
ha
2
4
elementi. poichè
5
non divide
2
4
possiamo affermare che
S
4
non ha sottogruppi di ordine
5
.
Infatti l’ordine di ogni suo sottogruppo deve appartenere all’insieme dei divisori di
2
4
:
{
1
,
2
,
3
,
4
,
6
,
1
2
,
2
4
}
.
Il teorema di Lagrange non afferma tuttavia che per ognuno di tali divisori esitono
effettivamente sottogruppi con quell’ordine. Lasciamo come esercizio al lettore stabilire
se in
S
5
vi è un sottogruppo con
6
elementi.
§ 6.3 Omomorfismi strutture algebriche
Ora che consideriamo non solo insiemi, ma strutture algebriche (quindi un insieme
dotato
di un’operazione), ci interessa capire quando una funzione definita tra due strutture
algebriche “rispetta” le operazioni.
Definizione 6.11. Siano
A
,
A
′
due insiemi e siano
*
e
⋆
due operazioni definite su
A
e
A
′
rispettivamente. Una funzione
f
:
A
→
A
′
è un omomorfismo (detto anche morfismo) rispetto alle operazioni
*
e
⋆
se
∀
a
,
b
∈
A
,
f
(
a
*
b
)
=
f
(
a
)
⋆
f
(
b
)
.
Esempio 6.12. Si consideri la funzione
f
:
(
ℤ
,
+
)
→
(
ℝ
,
⋅
)
data da
f
(
a
)
=
2
a
.
Possiamo verificare che
f
è un omomorfismo rispetto alle operazioni indicate. Infatti
∀
a
,
b
∈
ℤ
,
f
(
a
+
b
)
=
2
a
+
b
=
2
a
⋅
2
b
=
f
(
a
)
⋅
f
(
b
)
.
Esempio 6.13. Si consideri la funzione
φ
:
(
ℤ
,
⋅
)
→
(
ℝ
,
+
)
data da
φ
(
a
)
=
a
2
.
Possiamo verificare che
φ
non è un omomorfismo rispetto alle operazioni indicate mostrando che in almeno
un caso non rispetta le operazioni. Ad esempio
φ
(
3
⋅
5
)
=
φ
(
1
5
)
=
1
5
2
=
2
2
5
≠
φ
(
3
)
+
φ
(
5
)
=
3
2
+
5
2
=
3
4
Se una struttura algebrica deve soddisfare anche altre condizioni, oltre a possedere
una
operazione, una funzione sarà un omomorfismo di quella struttura se oltre alle operazioni
rispetterà anche le altre proprietà .
Definizione 6.14. Siano
(
A
,
*
)
e
(
B
,
⋆
)
due semigruppi. Diremo che una funzione
f
:
A
→
B
è un omomorfismo di semigruppi se è un omomorfismo rispetto alle operazioni.
Se inoltre
(
A
,
*
)
e
(
B
,
⋆
)
sono monoidi e
1
A
,
1
B
indicano rispettivamente l’elemento neutro di
A
rispetto all’operazione
*
e l’elemento neutro di
B
rispetto all’operazione
⋆
,
diremo che
f
:
A
→
B
è un omomorfismo di monoidi se è un omomorfismo di semigruppi e inoltre
f
(
1
A
)
=
1
B
.
Esempio 6.15. Consideriamo
ℤ
×
ℤ
con l’operazione di moltiplicazione componente per componente
(
a
,
b
)
⋅
(
a
′
,
b
′
)
=
(
a
a
′
,
b
b
′
)
.
Siverifica facilmente che si tratta di un monoide con identità
(
1
,
1
)
,
ma non di un gruppo: ad esempio
(
0
,
0
)
è un elemento privo di inverso. Consideriamo la funzione
f
:
ℤ
×
ℤ
→
ℤ
×
ℤ
data da
f
(
(
a
,
b
)
)
=
(
a
,
0
)
.
Questa funzione rispetta l’operazione del monoide, ma non è un omomorfismo di
monoidi, in quanto
f
(
(
1
,
1
)
)
=
(
1
,
0
)
che non è l’identità del codominio.
§ 6.4 Omomorfismi di gruppi
Definizione 6.16. Siano
(
G
,
⋅
)
,
(
K
,
⋅
)
due gruppi. Una funzione
f
:
G
→
K
si dice omomorfimo di gruppi se rispetta le operazioni, ossia:
∀
a
,
b
∈
G
:
f
(
a
⋅
b
)
=
f
(
a
)
⋅
f
(
b
)
.
L’idea di omomorfismo di struttura algebrica è quella di una funzione che
rispetta tutte
le proprietà della struttura algebrica. Nel caso dei gruppi ci si aspetterebbe che la
definizione contenga anche la richiesta di mandare l’identità del dominio in
quella del codominio e di mandare l’inverso di un elemento nell’inverso della sua
immagine. Vediamo ora che queste condizioni sono solo apparentemente assenti dalla
definizione; in realtà nel caso dei gruppi la condizione di essere compatibile con
le operazioni ha come conseguenza anche quelle relative alle identità e agli
inversi.
Lemma 6.17. Per ogni omomorfismo di gruppi
f
:
(
G
,
⋅
)
→
(
K
,
⋅
)
, si
ha:
-
i)
-
f
(
1
G
)
=
1
K
-
ii)
-
f
(
a
-
1
)
=
f
(
a
)
-
1
-
iii)
-
f
(
a
n
)
=
f
(
a
)
n
Proof. Preso un qualsiasi elemento
a
∈
G
,
avremo per definizione di omomorfismo e di identità :
f
(
a
)
⋅
f
(
1
G
)
=
f
(
a
⋅
1
G
)
=
f
(
a
)
=
f
(
a
)
⋅
1
K
.
Applicando la cancellazione a
f
(
a
)
⋅
f
(
1
G
)
=
f
(
a
)
⋅
1
K
otteniamo
f
(
1
G
)
=
1
K
.
□
Si faccia attenzione al fatto che la dimostrazione del lemma precedente funziona
perchè dominio e codominio sono gruppi, ma non vale ad esempio nel caso
dei monomidi, come si vede nell’esempio seguente. Non tutte le funzioni tra
due gruppi sono omomorfismi. La funzione considerata nel lemma seguente in
genere non lo è , tuttavia si tratta di una funzione importante, con conseguenze
interessanti.
Definizione 6.18. Un omomorfismo di gruppi si dice:
- epimorfismo se è suriettivo
- monomorfismo se è iniettivo
- isomorfismo se è biunivoco.
Se esiste un isomorfismo tra i gruppi
G
e
K
, allora si
dice che
G
e
K
sono isomorfi
e si scrive
G
≃
K
.
Esempio 6.19. Il gruppo delle simmetrie del triangolo equilatero è
isomorfo al
gruppo
S
3
delle permutazioni di 3 elementi. Si ottiene un isomorfismo numerando da 1 a 3 i
vertici del triangolo ed associado ad ogni simmetria del triangolo la corrispondente
permutazione dei vertici. Il gruppo delle simmetrie del quadrato non è invece
isomorfo al gruppo
S
4
.
Possiamo costruire un monomorfismo in modo analogo a quanto fatto per il triangolo
equilatero. Tuttavia nessuna simmetria del quadrato corrisponde alla permutazione
che fissa due vertici adiacenti e scambia gli altri due.
Abbiamo visto che una funzione è suriettiva se la sua immagine insiemistica coincide
col codominio. Ovviamente questo vale anche per i morfismi di gruppi. Tuttavia l’insieme
immagine in questo caso ha proprietà più interessanti.
Lemma 6.20. Se
f
:
(
G
,
⋅
)
→
(
K
,
⋅
)
è un omomorfismo di gruppi, allora l’immagine di
f
è un sottogruppo di
K
,
In simboli:
I
m
(
f
)
<
K
.
Proof. Eseguiamo la verifica utilizzando il Criterio dei sottogruppi. Due
qualsiasi
elementi di
I
m
(
f
)
sono del tipo
f
(
a
)
,
f
(
b
)
con
a
,
b
∈
G
.
Abbiamo allora, grazie alla Proposizione 6.17 e alla definizione di omomorfismo:
f
(
a
)
⋅
f
(
b
)
-
1
=
f
(
a
)
⋅
f
(
b
-
1
)
=
f
(
a
⋅
b
-
1
)
.
poichè
G
è un gruppo e
a
,
b
∈
G
,
allora anche
a
⋅
b
-
1
∈
G
e quindi
f
(
a
⋅
b
-
1
)
∈
I
m
(
f
)
.
□
Per verificare l’iniettività di una funzione dobbiamo controllare che ogni
coppia di
elementi diversi del dominio abbiano immagini diverse. Nel caso dei morfismi il controllo
può essere fattopiù velocemente usando la nozione seguente.
Definizione 6.21. Dato un omomorfismo di gruppi
f
:
(
G
,
⋅
)
→
(
K
,
⋅
)
,
si dice nucleo di
f
e si denota
K
e
r
(
f
)
l’insieme controimmagine di
1
K
.
In simboli:
K
e
r
(
f
)
:
=
{
a
∈
G
|
f
(
a
)
=
1
K
}
.
Lemma 6.22. Sia
f
:
(
G
,
⋅
)
→
(
K
,
⋅
)
un omomorfismo di gruppi. Allora:
- il nucleo di
f
è un sottogruppo di
G
.
In simboli
K
e
r
(
f
)
<
G
.
-
f
è un monomorfismo
⇔
K
e
r
(
f
)
=
{
1
G
}
.
Proof. i) Usiamo il criterio. Siano
a
,
b
due elementi di
K
e
r
(
f
)
,
ossia due elementi di
G
tali che
f
(
a
)
=
f
(
b
)
=
1
K
.
Allora:
f
(
a
⋅
b
-
1
)
=
f
(
a
)
⋅
f
(
b
-
1
)
=
f
(
a
)
⋅
f
(
b
)
-
1
=
1
K
⋅
1
K
-
1
=
1
K
⋅
1
K
=
1
K
.
Dunque
f
(
a
⋅
b
-
1
)
=
1
K
ossia
a
⋅
b
-
1
∈
K
e
r
(
f
)
.
ii) “
⇒
” Se
f
è iniettivo, la controimmagine di un elemento, in particolare la controimmagine di
1
K
,
contiene al massimo un elemento. D’altra parte
K
e
r
(
f
)
è un sottogruppo di
G
e quindi contiene almeno
1
G
.
Dunque
K
e
r
(
f
)
=
{
1
G
}
.
“
⇐
=
” Supponiamo
che
f
non sia iniettivo: esistono allora due elementi diversi
a
,
b
di
G
tali che
f
(
a
)
=
f
(
b
)
.
Allora
f
(
a
⋅
b
-
1
)
=
f
(
a
)
⋅
f
(
b
)
-
1
=
f
(
a
)
⋅
f
(
a
)
-
1
=
1
K
.
Dunque
a
⋅
b
-
1
∈
K
e
r
(
f
)
e
a
b
-
1
≠
1
G
.
□
Corollario 6.23. Nelle ipotesi del Lemma precedente, se
f
(
a
)
=
c
,
allora l’insieme controimmagine di
c
è
f
-
1
(
c
)
=
{
a
⋅
d
|
d
∈
K
e
r
(
f
)
}
=
{
d
⋅
a
|
d
∈
K
e
r
(
f
)
}
.
Proof. Proviamo solo la prima uguaglianza; la seconda è del tutto
analoga. Per
“
⊇
”basta
osservare che
f
(
a
⋅
d
)
=
f
(
a
)
⋅
f
(
d
)
=
c
⋅
1
K
=
c
.
“
⊆
”Sia
a
′
∈
G
tale che
f
(
a
′
)
=
c
.
Allora
f
(
a
-
1
⋅
a
′
)
=
f
(
a
)
-
1
⋅
f
(
a
′
)
=
c
-
1
⋅
c
=
1
K
.
Dunque
a
-
1
⋅
a
′
∈
K
e
r
(
f
)
.
Ponendo
d
:
=
a
-
1
⋅
a
′
∈
K
e
r
(
f
)
,
otteniamo
a
′
=
(
a
⋅
a
-
1
)
⋅
a
′
=
a
⋅
(
a
-
1
⋅
a
′
)
=
a
⋅
d
.
□
§ 6.5 Gruppi ciclici
Lemma 6.24. Sia
(
G
,
⋅
)
un gruppo ed
a
un suo elemento. Il sottoinsieme
H
:
=
{
a
n
|
n
∈
ℤ
}
di
G
è un suo sottogruppo.
Proof. Usiamo il criterio dei sottogruppi. Se
a
n
e
a
m
sono due qualsiasi elementi di
H
,
allora il prodotto del primo per l’inverso del secondo è
a
n
⋅
(
a
m
)
-
1
=
a
n
⋅
a
-
m
=
a
n
-
m
(Corollario 4.30) e quindi appartiene ad
H
. □
Definizione 6.25. Sia
(
G
,
⋅
)
un gruppo e
a
un suo elemento. Si dice sottogruppo ciclico generato da
a
e si denota con
⟨
a
⟩
il sottogruppo costituito dalle potenze di
a
con esponenti interi. Diremo che
G
è un gruppo ciclico se vi è un suo elemento
a
tale che
G
=
⟨
a
⟩
.
Attenzione: In notazione additiva, ossia se il gruppo è
(
G
,
+
)
,
scriveremo
G
=
<
g
>
=
{
n
g
|
n
∈
ℤ
}
.
Esempio 6.26. Il sottoinsieme
5
ℤ
dei multipli interi di
5
è un sottogruppo ciclico di
(
ℤ
,
+
)
.
Infatti in notazione additiva elevare a potenza
n
-esima
un elemento significa sommarlo con se stesso
n
volte se
n
>
0
e significa sommare con se stesso
(
-
n
)
-volte
il suo opposto se
n
<
0
;
infine se
n
=
0
la potenza con esponente
0
è per definizione l’identità del gruppo, ossia nel nostro caso è
0
.
Quindi in notazione additiva la potenza
n
-esima
di
x
si scrive
n
x
e in questo caso è proprio il prodotto di
n
per
x
.
Dunque i multipli di
5
costituiscono il sottogruppo ciclico generato da
5
nel gruppo
ℤ
con l’operazione di addizione. Notiamo che
(
ℤ
,
+
)
stesso è un gruppo ciclico perchè coincide col suo sottogruppo ciclico generato da
1
.
Esempio 6.27. Nel gruppo delle permutazioni
S
5
il sottogruppo ciclico generato dal ciclo
σ
=
(
1
4
2
)
contiene 3 elementi, ed esattamente
⟨
σ
⟩
=
{
1
S
5
=
σ
0
,
σ
=
σ
1
,
(
1
2
4
)
=
σ
2
}
.
Infatti si può verificare che
σ
3
=
1
S
5
e quindi tutte le potenze con esponenti interi positivi coincidono con uno dei 3
elementi scritti. Inoltre da
σ
3
=
1
S
5
si deduce anche che
σ
2
=
σ
-
1
e quindi anche le potenze di
σ
con esponenti negativi coincidono con una delle 3 potenze elencate.
Proposizione 6.28. Sia
σ
un
r
-ciclo
del gruppo simmetrico
S
n
.
Il sottogruppo ciclico generato da
σ
ha esattamente
r
elementi:
⟨
σ
⟩
=
{
1
S
n
=
σ
0
,
σ
=
σ
1
,
σ
2
,
…
,
σ
r
-
1
}
.
Proof. Sia
σ
=
(
c
1
c
2
…
c
r
)
.
Possiamo intanto osservare che
σ
r
=
1
S
n
e quindi, generalizzando il ragionamento fatto nell’esempio precedente, ogni potenza
di
σ
coincide con una di quelle elencate. Inoltre tutte le potenze elencate sono diverse;
infatti se
0
≤
n
<
m
≤
r
-
1
abbiamo
σ
n
(
c
1
)
=
c
n
≠
σ
m
(
c
1
)
=
c
m
.
Quindi
σ
n
≠
σ
m
.
□
Esempio 6.29. Il gruppo
(
ℤ
,
+
)
contiene oltre ai sogruppi banali, ossia al sottogruppo nullo che contiene solo
0
e il sottogruppo che coincide con tutto
ℤ
,
anche tanti altri sottogruppi ciclici. Per ogni
n
≥
0
,
il sottoinsieme di
ℤ
dei multipli interi di
n
:
n
ℤ
:
=
{
n
t
|
t
∈
ℤ
}
è un sottogruppo di
(
ℤ
,
+
)
.
Nei prossimi capitoli vedremo che questi sono tutti i possibili sottogruppi di
(
ℤ
,
+
)
.
Cosideriamo per ora un caso particolare. Il sottoinsieme
H
:
=
{
6
h
+
9
k
|
h
,
k
∈
ℤ
}
⊂
ℤ
è un sottogruppo di
(
ℤ
,
+
)
.
Presi infatti due qualsiasi elementi
6
h
+
9
k
e
6
h
′
+
9
k
′
di
H
,
avremo
(
6
h
+
9
k
)
-
(
6
h
′
+
9
k
′
)
=
6
(
h
-
h
′
)
+
9
(
k
-
k
′
)
∈
H
.
Mostriamo ora che
H
coincide col sottogruppo ciclico
3
ℤ
.
L’inclusione
H
⊆
3
ℤ
è evidente: tutti gli elementi di
H
sono multipli di
3
:
6
h
+
9
k
=
3
(
2
h
+
3
k
)
.
L’altra inclusione si ottiene osservando che
3
=
6
⋅
2
+
9
⋅
(
-
1
)
∈
H
e quindi per ogni
t
∈
ℤ
si ha
3
t
=
6
⋅
2
t
+
9
⋅
(
-
t
)
∈
H
.
§ 6.6 Periodo di un elemento
Consideriamo ora un elemento
g
di un gruppo
(
G
,
⋅
)
e le sue potenze. Se vi sono due esponenti diversi
n
≠
m
tali
che
g
n
=
g
m
,
allora per la potenza con esponente la loro differenza si ha
g
n
-
m
=
g
n
⋅
(
g
m
)
-
1
=
g
n
⋅
(
g
n
)
-
1
=
1
G
. In particolare supponendo
n
>
m
, avremo una potenza
di
g
con esponente
positivo che vale
1
G
.
Definizione 6.30. Diremo che
g
ha periodo infinito se tutte le potenze di
g
sono tutte diverse. In caso contrario si dice periodo di
g
il minimo intero positivo
v
tale che
g
v
=
1
G
.
In notazione additiva, ossia se
g
∈
(
G
,
+
)
,
il periodo di
g
è il
minimo intero positivo
v
tale che
v
g
=
0
G
(oppure è infinito).
Esempio 6.31. Consideriamo il gruppo
S
5
delle permutazioni di
{
1
,
2
,
3
,
4
,
5
}
con l’usuale composizione. Componendo con sè stessa la permutazione
1
2
3
4
5
2
5
3
4
1
otteniamo
σ
2
=
1
2
3
4
5
5
1
3
4
2
e
σ
3
=
1
2
3
4
5
1
2
3
4
5
=
I
d
.
Dunque il peiodo di
σ
è
3
.
Lemma 6.32. L’identità
1
G
di un gruppo
(
G
,
⋅
)
è l’unico
elemento con periodo
1
. Il
periodo di un elemento
g
∈
G
,
g
≠
1
G
,
coincide con l’ordine del sottogruppo ciclico generato da
g
, ossia:
-
g
ha ordine infinito
⇔
<
g
>
≃
ℤ
-
g
ha ordine finito
k
allora
<
g
>
ha
k
elementi.
Proof. Consideriamo l’omomorfismo
φ
:
ℤ
→
G
definito da associando ad ogni
k
∈
ℤ
la potenza
g
k
.
Se
g
ha ordine finito
k
allora
<
g
>
è costituito dalle potenze di
g
con esponenti da
0
a
k
-
1
.
□
Corollario 6.33. Il periodo di un qualsiasi elemento di un gruppo finito
G
di ordine
n
è un divisore di
n
.
§ 6.7 Alcuni gruppi importanti
I gruppi diedrali
Si dicono gruppi diedrali i gruppi di simmetrie di un dato poligono i Possiamo considerare
ad esempio le simmetrie del triangolo isoscele, oppure quelle dell’esagono regolare o quelle di
un rettangolo non quadrato e così via. Un modo semplice per individuare le simmetrie di
un poligono è quello di etichettare i suoi vertici (ad esempio ordinatamente con i numeri
da
1
a
n
) e di
considerare quindi la permutazione dei vertici corrispondente a ciascuna simmetria. È facile
verificare che in questo modo le simmetrie di un triangolo rettangolo corrispondono all’intero gruppo
S
3
. Invece per
n
≥
4
, e simmetrie di un
poligono regolare con
n
lati corrispondono ad un sottogruppo proprio di
S
n
di cardinalità
2
n
: ci sono
n
vertici in cui ”spostare” il
vertice etichettato con
1
e per ciascuno ci sono due vertici, quelli a lui adiacenti, in cui spostare il vertice
2
.
Le classi di resto
ℤ
n
Sia
n
un intero
fissato,
n
≥
2
. Indichiamo
con
n
ℤ
l’insieme dei
multipli interi di
n
,
ossia
n
ℤ
=
{
n
t
∣
t
∈
ℤ
}
. Possiamo
associare a
n
(o a
n
ℤ
) la relazione di
congruenza modulo
n
in
ℤ
:
a
R
n
b
se e solo se
a
-
b
∈
n
ℤ
.
Se
a
R
n
b
si
dice che
a
è
congruo a
b
modulo
n
e
si scrive
a
≡
b
mod
n
.
Un modo equivalente di esprimere la relazione di congruenza modulo
n
è la
seguente:
a
≡
b
mod
n
se e solo se
le divisioni di a e di b
per n hanno lo stesso resto r
.
Infatti, se
a
=
n
q
+
r
e
b
=
n
q
′
+
r
, allora
a
-
b
=
n
(
q
-
q
′
)
∈
n
ℤ
; viceversa
se
b
=
a
+
n
t
e
a
=
n
q
+
r
, anche la
divisione di
b
per
n
, ossia
b
=
n
(
q
+
t
)
+
r
, ha lo stesso resto
r
. Tratteremo
più a fondo la divisione con resto in uno dei prossimi capitoli. La relazione di congruenza modulo
n
è una relazione
di equivalenza in
ℤ
.
Il quoziente si dice insieme delle classi di resto modulo
n
(o delle classi di
congruenza modulo
n
) e si
indica abitualmente con
ℤ
n
.
Lemma 6.34.
-
i)
- Se
[
a
]
∈
ℤ
n
,
allora
[
a
]
=
{
a
+
n
t
∣
t
∈
ℤ
}
.
-
ii)
-
ℤ
n
ha esattamente
n
classi distinte. Più precisamente
ℤ
n
=
{
[
0
]
,
[
1
]
,
…
,
[
n
-
1
]
}
.
Proof. La prima parte dell’asserto segue immediatamente dalla
definizione di congruenza
data inizialmente:
b
≡
a
mod
n
se e solo se
b
-
a
∈
n
ℤ
ossia se e solo se
b
=
a
+
n
t
con
t
∈
ℤ
.
La seconda parte dell’asserto si ottiene ricordando che ogni classe di equivalenza
[
a
]
è caratterizzata dal resto della divisione di
a
per
n
e che i resti possibili sono gli interi
r
tali che
0
≤
r
<
n
.
□
Possiamo definire in
ℤ
n
delle operazioni di somma e prodotto ponendo:
[
a
]
+
[
b
]
=
[
a
+
b
]
e analogamente
[
a
]
⋅
[
b
]
=
[
a
b
]
.
Lasciamo come esercizio al lettore la verifica che queste operazioni sono ben
definite, ossia che il risultato non dipende dai rappresentanti. Le classi di resto
ℤ
n
con
l’operazione di somma prima definita è un gruppo abeliano. L’identità à
[
0
]
e l’opposto
di una classe
[
a
]
n
è la classe che ha come rappresentante l’opposto, ossia
-
[
a
]
n
=
[
-
a
]
n
.
Esempio 6.35. Scriviamo esplicitamente le tabelline della somma nei casi
n
=
3
e
n
=
2
.
Per semplicità nelle tabelline scriviamo solo i numeri che sono rappresentanti
speciali delle classi, sottointendendo il simbolo che indica la classe.
Tabellina di
ℤ
3
:
+
0
1
2
0
0
1
2
1
1
2
0
2
2
0
1
Tabellina di
ℤ
4
:
+
0
1
2
3
0
0
1
2
3
1
1
2
3
0
2
2
3
0
1
3
3
0
1
2
Otteniamo due tabelline simmetriche rispetto alla diagonale principale
poichè l’operazione è commutativa. Osserviamo anche che in ogni riga ed in ogni
colonna compaiono tutti gli elementi, ma scritti ogni volta in un diverso ordine.
Il risultato delle operazioni
+
e
⋅
in
ℤ
n
non
sempre è “intuitivo”.
Esempio 6.36. Scriviamo la tabella delle operazioni
+
e
⋅
in
ℤ
6
:
+
[0]
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
[0]
[0]
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
[1]
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
[0]
[2]
[2]
[3]
[4]
[5]
[0]
[1]
[3]
[3]
[4]
[5]
[0]
[1]
[2]
[4]
[4]
[5]
[0]
[1]
[2]
[3]
[5]
[5]
[0]
[1]
[2]
[3]
[4]
.
[0]
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
[0]
[0]
[0]
[0]
[0]
[0]
[0]
[1]
[0]
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
[2]
[0]
[2]
[4]
[0]
[2]
[4]
[3]
[0]
[3]
[0]
[3]
[0]
[3]
[4]
[0]
[4]
[2]
[0]
[4]
[2]
[5]
[0]
[5]
[4]
[3]
[2]
[1]
Possiamo anche considerare
ℤ
n
con l’operazione di prodotto sui rappresentanti:
[
a
]
n
⋅
[
b
]
n
:
=
[
a
b
]
n
. però
(
ℤ
n
,
⋅
)
non è un gruppo.
Infatti
[
1
]
n
è l’identità
rispetto al prodotto, ma
[
0
]
n
non ha l’inverso.
§ 6.8 Esercizi
6.1 Consideriamo la funzione
f
:
ℝ
→
ℝ
definita come
f
(
x
)
:
=
2
x
.
Consideriamo
ℝ
con l’operazione
+
.
La funzione
f
è un
omomorfismo di
(
ℝ
,
+
)
in sè stesso? È anche un omomorfismo di monoidi?
Consideriamo
ℝ
con l’operazione
⋅
.
La funzione
f
è un
omomorfismo di
(
ℝ
,
⋅
)
in sè stesso? È anche un omomorfismo di monoidi?
6.2 Consideriamo l’insieme
{
1
,
-
1
}
e
l’usuale operazione prodotto
⋅
.
(
{
1
,
-
1
}
,
⋅
)
è un
semigruppo? È anche un monoide?
6.3 Consideriamo i monoidi
(
ℤ
,
+
)
e
(
{
1
,
-
1
}
,
⋅
)
e la
funzione
f
:
ℤ
→
{
1
,
-
1
}
,
f
(
a
)
=
1
se
a
è pari
-
1
se
a
è dispari
f
è un
omomorfismo di monoidi?
6.4 Consideriamo la funzione
f
:
ℝ
+
\
{
0
}
→
ℝ
definita come
f
(
x
)
:
=
log
(
x
)
.
Consideriamo
ℝ
+
\
{
0
}
con l’operazione
+
e
ℝ
con
l’operazione
⋅
.
La funzione
f
è un omomorfismo?
6.5 Sia
A
un insieme e
sia
(
W
A
,
∘
)
il monoide libero
delle parole su
A
.
Definiamo la funzione lunghezza di una parola:
λ
:
W
A
→
ℕ
w
=
a
1
…
a
n
→
n
.
Se consideriamo
ℕ
con l’operazione
+
,
λ
è un
omomorfismo di monoidi?
6.6 Si consideri la struttura algebrica
(
ℤ
,
∘
)
,
dove l’operazione
∘
è definita come segue:
∀
x
,
y
∈
ℤ
,
x
∘
y
=
x
y
+
x
.
-
1.
- Stabilire se
∘
gà un’operazione associativa e/o commutativa;
-
2.
- determinare l’eventuale elemento neutro della struttura algebrica
(
ℤ
,
∘
)
;
-
3.
- se la struttura algebrica
(
ℤ
,
∘
)
ammette elemento neutro, determinare gli (eventuali) elementi di
ℤ
che hanno inverso rispetto alla legge
∘
;
-
4.
- concludere se la struttura algebrica
(
Z
,
∘
)
è un monoide o un gruppo (abeliano?).
6.7 Sia
S
4
il gruppo
delle permutazioni di
{
1
,
2
,
3
,
4
}
con l’usuale composizione. Scrivere tutti gli elementi del gruppo ciclico
H
generato
da
σ
=
1
2
3
4
2
3
1
4
.
6.8 Nel gruppo
S
5
delle permutazioni
di
{
1
,
2
,
3
,
4
,
5
}
con l’usuale composizione,
determinare il peiodo di
σ
=
1
2
3
4
5
2
3
1
5
4
e di
τ
=
1
2
3
4
5
2
5
1
4
3
.
6.9 Sia
(
G
,
⋅
)
un gruppo
abeliano e siano
a
,
b
∈
G
.
-
(a)
- Provare che se
a
e
b
hanno periodo finito anche
a
b
ha periodo finito.
-
(b)
- Provare che l’insieme
H
degli elementi di
G
con periodo finito formano un sottogruppo.
6.10 Sia
(
G
,
⋅
)
un
gruppo e siano
a
,
b
,
c
∈
G
.
-
(a)
- Provare che
a
e
a
-
1
hanno lo stesso periodo.
-
(b)
- Provare che
a
b
e
b
a
hanno lo stesso periodo.
6.11 Si consideri in
ℚ
l’operazione
△
definita da
a
△
b
=
a
b
+
a
+
b
.
-
(a)
- perchè
(
ℚ
,
△
)
non è un gruppo?
-
(b)
- Verificare che
(
ℚ
*
,
△
)
è un gruppo.
6.12 Si consideri in
ℤ
l’operazione
∙
definita da
a
∙
b
=
a
+
b
-
1
.
È vero che
(
ℤ
,
∙
)
è un gruppo?
6.13 Si consideri in
ℤ
l’operazione
*
definita da
a
*
b
=
a
b
+
a
+
b
.
-
(a)
- Verificare che
*
è associativa e commutativa e ammette elemento neutro.
-
(b)
- È vero che
(
ℤ
,
*
)
è un gruppo?
6.14 Sia
M
=
{
1
+
4
m
1
+
4
n
|
n
,
m
∈
ℤ
}
dotato dell’usuale
operazione di prodotto. Verificare che
M
è un gruppo.
6.15 Sia
H
=
{
a
+
2
b
|
a
,
b
∈
ℚ
}
. Dimostrare
che
H
è un sottogruppo
di
(
ℝ
,
+
)
. È vero che
H
-
{
0
}
è un sottogruppo del
gruppo moltiplicativo
ℝ
*
?
6.16 Il gruppo prodotto Siano
(
G
,
⋅
)
e
(
H
,
⋅
)
due gruppi. Provare che l’operazione nell’insieme prodotto cartesiano
G
×
K
definita
da
(
a
,
b
)
⋅
(
a
′
,
b
′
)
:
=
(
a
⋅
a
′
,
b
⋅
b
′
)
rende
G
×
K
un gruppo. Se non diversamente specificato, il prodotto cartesiano di due gruppi viene sempre considerato
dotato di questa struttura di gruppo e viene chiamato gruppo prodotto. Verificare che le funzioni di proiezione
π
1
,
π
2
dal
prodotto cartesiano su uno dei fattori, nel caso di un gruppo prodotto sono degli epimorfismo di gruppi.
6.17 Consideriamo i gruppi additivi
ℤ
,
ℤ
6
e
ℤ
5
e sia
f
:
(
ℤ
,
+
)
→
(
ℤ
6
×
ℤ
5
,
+
)
definita
da
f
(
n
)
=
(
[
2
n
]
6
,
[
3
n
]
5
)
.
-
(a)
- Verificare che si tratta di un omomorfismo di gruppi.
-
(b)
- Determinarne nucleo e immagine.
-
(c)
- Determinare il numero di elementi e un rappresentante per ogni classe di
ℤ
∕
K
e
r
(
f
)
.
6.18 Si consideri in
G
=
S
3
×
ℤ
6
l’operazione definita da
(
σ
,
a
‾
)
*
(
τ
,
b
‾
)
=
(
σ
τ
,
a
+
b
‾
)
.
-
(a)
- Verificare che
G
è un gruppo. E’ abeliano?
-
(b)
- Dire se
H
=
S
3
×
{
0
‾
}
,
K
=
S
3
×
{
1
‾
}
,
M
=
{
1
S
3
}
×
ℤ
6
sono sottogruppi ed in caso affermativo se sono abeliani.
6.19 Consideriiamo i gruppi additivi
ℤ
9
e
ℤ
12
. Indichiamo
con
[
n
]
la classe di un
numero intero
n
in
ℤ
9
e con
n
‾
la sua
classe in
ℤ
12
.
-
(a)
- Provare che
f
:
ℤ
9
→
ℤ
12
tale che
f
(
[
n
]
)
=
n
2
‾
non è una funzione ben definita. Verificare che invece lo è
g
:
ℤ
9
→
ℤ
1
2
data da
g
(
[
n
]
)
=
4n
‾
.
-
(b)
- Determinare
I
m
(
g
)
,
g
-
1
(
0
‾
)
e
g
-
1
(
1
‾
)
.
g
è un omomorfismo di gruppi?
-
(c)
- Determinare tutti i possibili omomorfismi di gruppi da
ℤ
9
in
ℤ
12
.
6.20 Consideriiamo i gruppi additivi
ℤ
8
e
ℤ
12
. Indichiamo
con
[
n
]
la classe di un
numero intero
n
in
ℤ
8
e con
la sua
classe in
ℤ
12
.
-
(a)
- Provare che
f
:
ℤ
12
→
ℤ
8
tale che
f
(
n
‾
)
=
[
4
n
2
]
è una funzione ben definita e che è un omomorfismo di gruppi.
-
(b)
- Determinare
I
m
(
f
)
,
K
e
r
(
f
)
e gli insiemi controimmagine di ogni elemento del codominio.
6.21 Sia
S
3
il gruppo delle
permutazioni di 3 elementi e sia
g
:
S
3
→
S
3
definito da
σ
→
σ
2
.
-
(a)
- Determinare
g
-
1
(
1
S
3
)
.
-
(b)
- Verificare che
g
non è un omomorfismo di gruppi.
Capitolo 7
Gli anelli
§ 7.1 Generalità sugli anelli
Definizione 7.1. Si dice anello un insieme
A
dotato di due operazioni,
usualmente denotate con
+
e
⋅
e
dette somma e prodotto, che soddisfano le seguenti proprietà :
-
1.
-
(
A
,
+
)
è un gruppo abeliano
-
2.
-
(
A
,
⋅
)
è un semigruppo
-
3.
- valgono le prietà distributive del prodotto rispetto alla somma:
∀
a
,
b
,
c
∈
A
:
(
a
+
b
)
⋅
c
=
a
⋅
c
+
b
⋅
c
,
c
⋅
(
a
+
b
)
=
c
⋅
a
+
c
⋅
b
Inoltre l’anello
A
si dice commutativo con identità se soddisfa anche le due ulteriori condizioni:
-
4.
- Proprietà commutativa del prodotto:
∀
a
,
b
∈
A
:
a
⋅
b
=
b
⋅
a
-
5.
- Esistenza dell’identità o elemento neutro per il prodotto, di solito denotato
1
A
,
tale che
∀
a
∈
A
:
a
⋅
1
A
=
1
A
⋅
a
=
a
Esempio 7.2. L’insieme dei numeri interi
ℤ
dotato delle operazioni
+
e
⋅
è un anello commutativo con identitè , con
0
ℤ
=
0
e
1
ℤ
=
1
.
Esempio 7.3. L’insieme
ℤ
n
delle
classi di resto modulo
n
(Capitolo
9) dotato delle operazioni
+
e
⋅
è
un anello commutativo con identità . In particolare:
-
i)
-
0
ℤ
n
=
[
0
]
;
-
ii)
-
-
[
a
]
=
[
-
a
]
;
-
iii)
-
1
ℤ
n
=
[
1
]
.
Molte proprietà dei numeri interi che usiamo abitualmente non sono caratteristiche dei
numeri interi, ma dipendono soltanto dalla struttura di anello, ossia valgono per tutti gli
anelli (oppure per tutti gli anelli commutativi con identità ), incluso ad esempio
ℤ
n
.
L’enunciato seguente presenta alcune proprietà di questo tipo; alcune altre sono inserite
tra gli esercizi.
Lemma 7.4. Sia
A
un anello. Allora:
-
i)
- l’elemento neutro rispetto alla somma è unico;
-
ii)
- per ogni elemento
a
∈
A
l’opposto è unico;
-
iii)
- vale la proprietà di cancellazione per la somma
a
+
c
=
b
+
c
⇒
a
=
b
.
-
iv)
-
∀
a
∈
A
,
0
A
⋅
a
=
a
⋅
0
A
=
0
A
;
Se inoltre
A
è un anello
commutativo con identità
1
A
,
allora:
-
v)
- l’identità rispetto al prodotto è unico;
-
vi)
- l’opposto
-
a
di un elemento
a
∈
A
è
(
-
1
A
)
⋅
a
.
Proof. Le proprietà i), ii), iii) derivano dal fatto che
(
A
,
+
)
è un gruppo. iv) Sia
a
un qualsiasi elemento di
A
.
Si hanno le uguaglianze:
0
A
⋅
a
=
(
0
A
+
0
A
)
⋅
a
=
0
A
⋅
a
+
0
A
⋅
a
.
Sommando ai due membri estremi dell’uguaglianza l’opposto di
(
0
A
⋅
a
)
troviamo da un lato
(
0
A
⋅
a
)
+
(
-
(
0
A
⋅
a
)
)
=
0
A
e dall’altro
0
A
⋅
a
+
0
A
⋅
a
+
(
-
(
0
A
⋅
a
)
)
=
0
A
⋅
a
+
0
A
=
0
A
⋅
a
.
Allora
0
A
=
0
A
⋅
a
,
come volevasi. v) L’unicità dell’identità moltiplicativa si prova in modo del tutto
analogo a quello seguito per l’identità additiva. vi) Basta provare che
(
-
1
A
)
⋅
a
soddisfa la definizione di l’opposto di
a
,
ossia che sommato con lui dà
0
A
:
a
+
(
-
1
A
)
⋅
a
=
1
A
⋅
a
+
(
-
1
A
)
⋅
a
=
(
1
A
+
(
-
1
A
)
)
⋅
a
=
0
A
⋅
a
=
0
A
.
□
Definizione 7.5. Siano
A
e
B
due anelli. Nel
prodotto cartesiano
A
×
B
si possono introdurre due operazioni di somma e prodotto ponendo
∀
(
a
,
b
)
,
(
a
′
,
b
′
)
∈
A
×
B
(
a
,
b
)
+
(
a
′
,
b
′
)
=
(
a
+
a
′
,
b
+
b
′
)
,
(
a
,
b
)
⋅
(
a
′
,
b
′
)
=
(
a
a
′
,
b
b
′
)
.
Si verifica che con tali operazioni componente per componente, il prodotto cartesiano
A
×
B
è un anello, detto
anello prodotto di
A
e
B
. Se
inoltre
A
e
B
sono anelli commutativi con
identità , anche
A
×
B
lo ‘e . Se
infine esistono le identità
1
A
e
1
B
, allora anche l’anello
prodotto ha identità
1
A
×
B
=
(
1
A
,
1
B
)
.
§ 7.2 Divisori dello zero e unità
In questa sezione consideriamo sempre un anello commutativo con identità
A
. Spesso sottointenderemo
il simbolo
⋅
del prodotto,
ossia scriveremo
a
b
invece di
a
⋅
b
, e useremo la
notazione abbreviata
a
-
b
al posto di
a
+
(
-
b
)
.
Definizione 7.6. Si dice che
A
è un dominio di integrità o semplicemente un dominio se in
A
vale la legge di annullamento del prodotto ossia se
∀
a
,
b
∈
A
:
a
b
=
0
A
⇒
a
=
0
A
o
p
p
u
r
e
b
=
0
A
.
Lemma 7.7. Se
A
è un dominio di integrità, allora in
A
vale la legge di cancellazione per il prodotto ossia
∀
a
,
b
,
c
∈
A
,
se
c
≠
0
A
allora
a
c
=
b
c
⇒
a
=
b
.
Proof. Sommando ai due membri di
a
c
=
b
c
l’opposto di
b
c
si ottiene
a
c
-
b
c
=
0
A
ossia
(
a
-
b
)
c
=
0
A
.
poichè vale la legge di annullamento del prodotto e
c
≠
0
,
allora
a
-
b
=
0
ossia (sommando
b
ai due membri)
a
=
b
.
□
Definizione 7.8. Un elemento
a
∈
A
si dice zero-divisore di
A
se esiste
b
∈
A
,
b
≠
0
A
,
tale che
a
b
=
0
A
.
Concretamente gli zero-divisori sono quegli elementi per cui non vale
la legge di cancellazione del prodotto. Un anello commutativo con identità
A
è un dominio se e solo se
l’unico zero-divisore è
0
A
.
Esempio 7.9. In
ℤ
l’unico elemento per cui non vale la legge di cancellazione è
0
e quindi
ℤ
è un dominio di integrità.
Esempio 7.10. In
ℤ
6
,
l’anello delle classi di resto modulo 6 si ha
[
2
]
⋅
[
3
]
=
[
6
]
=
[
0
]
,
anche se
[
2
]
≠
[
0
]
e
[
3
]
≠
[
0
]
.
Quindi
ℤ
6
non è un dominio di integrit‘a.
Esempio 7.11. L’anello prodotto
ℤ
×
ℤ
non è un dominio di integrit‘a. Infatti
(
1
,
0
)
≠
0
ℤ
×
ℤ
=
(
0
,
0
)
e
(
0
,
1
)
≠
0
ℤ
×
ℤ
=
(
0
,
0
)
,
ma il loro prodotto è nullo:
(
1
,
0
)
⋅
(
0
,
1
)
=
(
1
⋅
0
,
0
⋅
1
)
=
(
0
,
0
)
=
0
ℤ
×
ℤ
.
Definizione 7.12. Un elemento
u
∈
A
si dice unità o anche elemento invertibile di
A
se esiste in
A
un suo inverso rispetto al prodotto, ossia un elemento
v
tale che
u
v
=
v
u
=
1
A
.
Di solito l’inverso di un elemento
a
(che, se esiste, è sempre unico) si indica con
a
-
1
.
Due elementi
a
,
b
di
A
si dicono associati l’uno all’altro se esiste una unità
u
∈
A
tale che
a
=
u
b
(e quindi
b
=
u
-
1
a
).
Esempio 7.13. In
ℤ
gli unici elementi invertibili sono
1
e
-
1
.
Due elementi sono allora associati se sono uguali oppure sono opposti.
Esempio 7.14. In
ℤ
6
gli unici elementi invertibili sono
[
1
]
e
[
5
]
=
[
-
1
]
=
-
[
1
]
.
Quindi in
ℤ
6
,
[
a
]
e
[
b
]
sono associati se
[
a
]
=
[
b
]
oppure se
[
a
]
=
[
5
]
[
b
]
=
[
5
b
]
=
[
-
1
]
[
b
]
=
[
-
b
]
.
Esempio 7.15. Nell’anello prodotto
ℚ
×
ℚ
sono invertibili tutti gli elementi
(
a
,
b
)
tali che
a
≠
0
e
b
≠
0
,
mentre non lo sono tutti gli altri, ossia quelli in cui
0
compare al primo e/o al secondo posto.
Esempio 7.16. Le seguenti sono le tabelline del prodotto in
ℤ
3
e in
ℤ
4
:
⋅
0
1
2
0
0
0
0
1
0
1
2
2
0
2
1
⋅
0
1
2
3
0
0
0
0
0
1
0
1
2
3
2
0
2
0
2
3
0
3
2
1
Escludendo
[
0
]
3
da
ℤ
3
otteniamo un gruppo col prodotto. Infatti i due elementi diversi da
[
0
]
3
sono inversi di se stessi. Invece, nel caso
n
=
4
non otteniamo un gruppo neanche escludendo
[
0
]
4
,
ossia neppure
(
ℤ
4
-
{
[
0
]
4
}
,
⋅
)
gà un gruppo. Infatti anche
[
2
]
4
non ha l’inverso.
Definizione 7.17. Si dice che un anello commutativo con identità
A
è un campo se ogni elemento non nullo di
A
è una unità.
Esempio 7.18. L’anello
ℤ
3
è un campo. Anche nell’anello
ℤ
7
,
tutti gli elementi tranne
[
0
]
sono invertibili, quindi anche
ℤ
7
è un campo. Invece
ℤ
4
non è un campo.
§ 7.3 Omomorfismi di anelli
Definizione 7.19. Siano
A
e
B
due anelli.
Una funzione
f
:
A
→
B
si dice omomorfismo di anelli se
-
i)
-
f
è un omomorfismo dei gruppi additivi
(
A
,
+
)
e
(
B
,
+
)
(ossia rispetta la somma):
∀
a
,
a
′
∈
A
:
f
(
a
+
a
′
)
=
f
(
a
)
+
f
(
a
′
)
-
ii)
-
f
è un omomorfismo dei semigruppi moltiplicativi
(
A
,
⋅
)
e
(
B
,
⋅
)
(ossia rispetta il prodotto):
∀
a
,
a
′
∈
A
:
f
(
a
⋅
a
′
)
=
f
(
a
)
⋅
f
(
a
′
)
.
Se inoltre
A
e
B
hanno identità , si
richiede che valga anche:
f
(
1
A
)
=
1
B
.
Definizione 7.20. Un omomorfismo di anelli si dice:
- epimorfismo se è suriettivo
- monomorfismo se è iniettivo
- isomorfismo se è biunivoco.
Possiamo caratterizzare la suriettività e l’iniettività di un
omomorfismo di anelli
mediante l’immagine e il nucleo, esattamente come abbiamo visto nel caso degli
omomorfismi di gruppi.
Definizione 7.21. L’immagine di un omomorfismo di anelli
f
:
(
A
,
+
,
⋅
)
→
(
B
,
+
,
⋅
)
è
I
m
(
f
)
:
=
{
b
∈
B
∃
a
∈
A
:
f
(
a
)
=
b
}
.
Il nucleo di
f
è
K
e
r
(
f
)
:
=
{
a
∈
A
f
(
a
)
=
0
B
}
.
Le definizioni date di nucleo e di immagine si riferiscono semlicemente alla struttura additiva
degli anelli
A
e
B
.
Ricordando che ogni omomorfismo di anelli è anche, per definizione, un omomorfismo di
gruppi additivi, otteniamo il risultato seguente:
Proposizione 7.22. Sia
f
:
(
A
,
+
,
⋅
)
→
(
B
,
+
,
⋅
)
un omomorfismo di anelli. Allora
-
f
è un epimorfismo di anelli, ossia è suriettivo
⇔
I
m
(
f
)
=
B
-
f
è un monomorfismo di anelli, ossia è iniettivo
⇔
K
e
r
(
f
)
=
{
0
A
}
.
§ 7.4 Costruzione di
ℤ
(Facoltativa)
Consideriamo il prodotto cartesiano
ℕ
×
ℕ
dell’insieme dei numeri naturali per sè ed in esso la relazione:
(
n
,
m
)
ρ
(
n
′
,
m
′
)
⇔
n
+
m
′
=
n
′
+
m
.
Si può facilmente verificare che
ρ
è una relazione di equivalenza. Osserviamo che sono in relazione con la coppia
(
0
,
0
)
tutte e sole le
coppie del tipo
(
n
,
n
)
.
Inoltre, in ogni altra classe di equivalenza vi è una (e soltanto una) coppia in cui uno dei due
elementi è lo
0
.
Se infatti
n
>
m
,
ossia se
n
=
m
+
p
,
allora
(
n
,
m
)
ρ
(
p
,
0
)
e,
analogamente, se
n
<
m
,
ossia se
m
=
n
+
q
,
allora
(
n
,
m
)
ρ
(
0
,
q
)
.
Definizione 7.23. Si dice insieme dei numeri interi relativi
ℤ
l’insieme quoziente
(
ℕ
×
ℕ
)
∕
ρ
.
Ogni classe di equivalenza
[
(
n
,
m
)
]
si dice numero intero relativo. La classe di
(
0
,
0
)
si dice zero di
ℤ
e si indica con
0
;
la classe di
(
p
,
0
)
(dove
p
∈
ℕ
)
si indica con
+
p
o semplicemente con
p
e si dice numero intero positivo, la classe di
(
0
,
q
)
(dove
q
∈
ℕ
)
si indica con
-
q
e si dice numero intero negativo.
Possiamo definire le operazioni somma e prodotto in
ℤ
=
(
ℕ
×
ℕ
)
∕
ρ
a partire dalle
operazioni di
ℕ
,
nel modo seguente:
[
(
n
,
m
)
]
+
[
(
n
′
,
m
′
)
]
=
[
(
n
+
n
′
,
m
+
m
′
)
]
e
[
(
n
,
m
)
]
⋅
[
(
n
′
,
m
′
)
]
=
[
(
n
n
′
+
m
m
′
,
n
m
′
+
n
′
m
)
]
Possiamo inoltre definire in
ℤ
un ordine totale nel modo seguente:
[
(
n
,
m
)
]
≤
[
(
n
′
,
m
′
)
]
se in
ℕ
vale la disuguaglianza
n
+
m
′
≤
n
′
+
m
.
Lasciamo per esercizio al lettore la verifica che queste operazioni sono ben poste (ossia
che il risultato non dipende dai rappresentanti) e la dimostrazione del seguente
risultato.
Proposizione 7.24. L’applicazione
i
:
ℕ
→
ℤ
data da
i
(
p
)
=
[
(
p
,
0
)
]
è iniettiva e rispetta le operazioni e l’ordinamento ossia:
i
(
p
+
q
)
=
i
(
p
)
+
i
(
q
)
,
i
(
p
q
)
=
i
(
p
)
⋅
i
(
q
)
,
p
≤
q
in
ℕ
se e solo se
i
(
p
)
≤
i
(
q
)
in
ℤ
.
Mediante
i
ossiamo identificare i numeri naturali con i numeri interi positivi e considerare
ℕ
come un
sottoinsieme di
ℤ
.
§ 7.5 Esercizi
7.1 Siano
A
e
B
due anelli
(oppure anelli commutativi con identità ). Verificare che le operazioni definite componente per componente nel
prodotto
A
×
B
soddisfano le proprietà di anello (rispettivamente: di anello commutativo con identità ).
7.2 Si consideri l’anello
ℤ
8
con la somma e il prodotto usuali
-
a.
-
Stabilire quali sono gli elementi invertibili di
ℤ
8
.
-
b.
-
Determinare gli eventuali zero-divisori di
ℤ
8
.
-
c.
-
è vero che
ℤ
8
è un dominio? È vero che
ℤ
8
è un campo?
7.3 Si consideri l’anello
ℤ
11
con la somma e il prodotto usuali
-
a.
-
Stabilire quali sono gli elementi invertibili di
ℤ
11
.
-
b.
-
Determinare gli eventuali zero-divisori.
-
c.
-
È vero che
ℤ
11
è un dominio? È vero che
ℤ
11
è un campo?
7.4 Si consideri l’anello
ℤ
con le operazioni
usuali e l’anello prodotto
ℤ
×
ℤ
.
-
a.
-
Stabilire se la funzione
g
:
ℤ
→
ℤ
×
ℤ
data da
g
(
x
)
=
(
x
,
-
x
)
è un omomorfismo di anelli.
-
b.
-
La funzione
g
è iniettiva? È suriettiva?
7.5 Si considerino gli anelli
ℤ
e
ℤ
6
con le operazioni usuali
e l’anello prodotto
ℤ
×
ℤ
6
.
-
a.
-
Provare che la funzione
h
:
ℤ
→
ℤ
×
ℤ
6
data da
h
(
x
)
=
(
x
,
[
3
x
]
)
è un omomorfismo di anelli.
-
b.
-
Determinare nucleo e immagine di
h
.
-
c.
-
h
è un monomorfismo di anelli? È un epimorfismo di anelli?
7.6 Stablire se la funzione
φ
:
ℤ
→
ℚ
data da
φ
(
x
)
=
x
2
è un omomorfismo di anelli. È anche un omorfismo di anelli commutativi con identità ?
7.7 Stablire se la funzione
ψ
:
ℤ
→
ℚ
data da
ψ
(
x
)
=
1
x
è un omomorfismo di anelli.
7.8 Determinare il nucleo e l’immagine dell’omomorfismo
f
:
ℤ
→
ℤ
6
×
ℤ
4
data da
f
(
x
)
=
(
[
x
]
6
,
[
x
]
4
)
.
7.9 Determinare il nucleo e l’immagine dell’applicazione
g
:
ℤ
→
ℤ
3
×
ℤ
8
data da
f
(
x
)
=
(
[
x
]
3
,
[
x
]
8
)
.
7.10 Sia
A
un anello commutativo con identità . Provare che l’inverso di un elemento
a
∈
A
, se
esiste, è unico.
7.11 Sia
A
un anello commutativo
con identità e siano
u
e
v
elementi
invertibiie di
A
.
-
a.
-
Provare che
u
è cancellabile ossia che
∀
a
,
b
∈
A
:
a
u
=
b
u
⇒
a
=
b
.
-
b.
-
Provare che
u
v
è invertibile.
-
c.
-
Provare per induzione che
v
n
è invertibile , per ogni
n
∈
ℤ
.
7.12 Sia
A
un anello commutativo con identità . Provare l’equivalenza:
c
è uno zero-divisore
⇔
c
non è cancellabile.
7.13 Sia
A
un anello commutativo
con identità
1
A
. Provare per
ogni
a
,
b
∈
A
le seguenti relazioni (tra
le quali la regoletta del “
-
×
-
=
+
”):
-
a.
-
-
(
a
b
)
=
(
-
a
)
b
=
a
(
-
b
)
,
(
-
1
A
)
2
=
1
A
,
(
-
a
)
2
=
a
2
,
(
-
a
)
(
-
b
)
=
a
b
,
-
b.
-
-
(
a
-
b
)
=
-
a
+
b
,
-
(
-
a
)
=
a
,
-
c.
-
(
-
1
A
)
n
=
1
A
se
n
è un intero pari e
(
-
1
A
)
n
=
-
1
A
se
n
è un intero dispari.
Capitolo 8
L’anello degli interi
ℤ
In questo capitolo approfondiamo lo studio dell’anello
ℤ
.
In particolare ci concentreremo sull’algoritmo di divisione in
ℤ
e le
sue applicazioni. Le proprietà di cui ci occuperemo riguardano la possibilità di dividere
un elemento per un altro. Iniziamo introducendo alcune definizioni generali sugli anelli che
riguardano appunto i fattori di un elemento.
§ 8.1 Elementi irriducibili ed elementi primi
Definizione 8.1. Siano
a
,
b
elementi di
A
.
Si dice che
a
divide
b
se esiste
c
∈
A
tale che
b
=
a
c
.
In simboli “
a
divide
b
” si
scrive
a
∕
b
e “
a
non divide
b
” si
scrive
a
\̸
b
.
Definizione 8.2. Sia
A
un anello commutativo con identità . Un elemento
a
∈
A
, che non è invertibile
e che non è
0
A
,
si dice
-
∙
-
riducibile in
A
se può essere scritto come un prodotto
a
=
b
c
,
b
,
c
∈
A
,
in cui nè
b
nè
c
sono invertibili;
-
∙
-
irriducibile se e non è riducibile, ossia se non si può decomporre in un
prodotto tranne che nel prodotto di una unità per un elemento associato ad
a
;
-
∙
-
primo in
A
se ogni volta che divide un prodotto allora divide uno dei due fattori. In simboli:
a
∕
b
c
⇒
a
∕
b
oppure
a
∕
c
.
NOTA BENE Si faccia attenzione al fatto che
0
A
e gli elementi
invertibili di
A
non sono mai, per definizione, nè riducibili, nè irriducibili, nè primi.
Esempio 8.3. In
ℤ
il numero
2
è un elemento irriducibile poichè non può essere scritto come prodotto, a meno di
non usare i fattori
1
,
-
1
,
2
e
-
2
che sono rispettivamente unità di
ℤ
oppure associati a
2
in
ℤ
.
Il numero
2
è anche primo in
ℤ
perchè un prodotto è pari soltanto quando almeno uno dei due fattori è pari
(ossia
2
è primo perchè
2
∕
a
b
⇒
2
∕
a
oppure
2
∕
b
).
Invece
0
e
1
e
-
1
non sono nè riducibili, nè irriducibili, nè primi.
Esempio 8.4. Si consideri in
ℤ
6
l’elemento
[
2
]
.
[
2
]
è primo in
ℤ
6
:
infatti, se
[
2
]
divide
[
a
]
⋅
[
b
]
=
[
a
⋅
b
]
,
allora
a
è pari o altrimenti
b
è pari. Tuttavia,
[
2
]
non è irriducibile in
ℤ
6
:
è sufficiente osservare che
[
2
]
=
[
2
]
⋅
[
4
]
,
è nè
[
2
]
nè
[
4
]
sono invertibili in
ℤ
6
(si veda la tabella della moltiplicazione di
ℤ
6
nel Capitolo 9).
Osservazione 8.5. Nelle scuole elementari e medie spesso si dice che un
numero
è primo se non è decomponibile in un prodotto, confondendo quindi primo con
irriducibile. Questa confusione non porta ad errori poichè l’insieme degli elementi
irriducibili di
ℤ
coincide con l’insieme degli elementi primi di
ℤ
ossia, relativamente a
ℤ
,
queste due nozioni risultano essere equivalenti. Questa proprietà è parte del
Teorema fondamentale dell’aritmetica ed è un fatto tutt’altro
che ovvio o
banale. Inoltre le due nozioni non sono per nulla equivalenti in generale.
Definizione 8.6. Un dominio
A
si dice dominio fattoriale o dominio a fattorizzazione unica (in
breve U.F.D., dall’inglese Unique Factorization Domain) se ogni elemento
a
∈
A
non nullo e non invertibile si decompone in modo unico (a meno dell’ordine e di
fattori moltiplicativi invertibili) nel prodotto di elementi irriducibili.
§ 8.2 La divisione euclidea
La divisione con resto oggetto di questo paragrafo è semplicemente il primo tipo di
divisione che si impara alle elementari (prima dell’introduzione delle frazioni), ma è anche
un importantissimo strumento di calcolo e di dimostrazione per le proprietà dell’anello
ℤ
.
Teorema 8.7. Per ogni coppia
a
,
b
di numeri interi, con
b
≠
0
,
esistono e sono univocamente determinati i numeri interi
q
(quoziente) ed
r
(resto), tali che
a
=
b
q
+
r
con
0
≤
r
<
|
b
|
.
Proof. Per prima cosa dimostriamo che degli interi
q
ed
r
siffatti esistono e poi proveremo che sono univocamente determinati. Osserviamo
intanto che è sufficiente provare l’asserto nel caso
a
≥
0
e
b
>
0
.
Se infatti
b
<
0
e si ha
a
=
(
-
b
)
q
+
r
allora
a
=
b
(
-
q
)
+
r
;
analogamente se
a
<
0
,
b
≥
0
e si ha
(
-
a
)
=
b
q
+
r
allora
a
=
b
(
-
q
-
1
)
+
(
b
-
r
)
con
0
≤
b
-
r
<
|
b
|
(oppure
a
=
b
(
-
q
)
se
r
=
0
).
Siano, allora,
a
≥
0
e
b
>
0
.
Procediamo per induzione su
a
.
Se
a
=
0
,
basta prendere
q
=
r
=
0
.
Supponiamo l’asserto vero per tutti gli interi
a
′
<
a
e proviamolo per
a
.
Se
a
<
b
,
è sufficiente prendere
q
=
0
ed
r
=
a
.
Se
a
≥
b
,
l’asserto è vero per i numeri
(
a
-
b
)
e
b
,
ossia esistono
q
′
e
r
′
tali che
(
a
-
b
)
=
b
q
′
+
r
′
e
0
≤
r
′
<
|
b
|
.
Allora
q
=
q
′
+
1
e
r
=
r
′
soddisfano le condizioni volute. Proviamo ora l’unicità di
q
ed
r
.
Supponiamo che valgano le relazioni
a
=
b
q
+
r
e
a
=
b
q
′
+
r
′
con
0
≤
r
≤
r
′
<
|
b
|
.
Sottraendo membro a membro si ottiene
b
(
q
-
q
′
)
=
(
r
′
-
r
)
ossia
b
∕
(
r
′
-
r
)
.
Essendo
|
b
|
>
r
′
-
r
≥
0
,
allora
r
′
-
r
=
0
e quindi anche
q
-
q
′
deve essere nullo. □
Definizione 8.8. Siano
k
un numero intero
≥
2
detto base e
C
un insieme di
k
simboli detti cifre associati ai numeri compresi tra
0
e
k
-
1
.
Si dice scrittura posizionale di numero intero positivo
a
una sequenza ordinata
c
s
c
s
-
1
…
c
1
c
0
tale che
c
i
∈
C
ed
a
=
c
s
k
s
+
c
s
-
1
k
s
-
1
+
⋯
+
c
1
k
+
c
0
.
La scrittura posizionale di un numero negativo
b
si ottiene premettendo
il segno
-
alla scrittura
posizionale di
a
=
-
b
.
Corollario 8.9. Fissata una base
k
e un insieme di cifre
C
,
ogni numero intero positivo
a
possiede una e una sola scrittura posizionale e ogni seuquenza del tipo
c
s
c
s
-
1
…
c
1
c
0
con
c
i
∈
C
è la scrittura posizionale di un numero intero.
Proof. Per provare che una tale scrittura esiste (ed anche per
calcolarla) procediamo
per induzione su
a
.
Se
0
≤
a
≤
k
-
1
,
allora
a
=
c
0
,
con
c
0
∈
C
.
Sia allora
a
≥
k
e supponiamo l’asserto vero per tutti in numeri minori di
a
.
Eseguiamo la divisione di
a
per
k
:
a
=
q
k
+
r
,
con
0
≤
r
≤
k
-
1
.
Per l’ipotesi induttiva, l’asserto è vero per il quoziente
q
.
Se
q
=
c
s
′
′
k
s
′
+
c
s
′
-
1
′
k
s
′
-
1
+
⋯
+
c
1
′
k
+
c
0
′
,
la scrittura di
a
si ottiene ponendo
s
=
s
′
+
1
,
c
i
=
c
i
-
1
′
e
c
0
=
r
.
Per i numeri negativi si usa la scrittura posizionale dell’opposto preceduta dal segno
-
.
□
Esempio 8.10. Introduciamo le nuove cifre
*
per il numero
1
0
e
∙
per
1
1
oltre alle
1
0
cifre abituali. La notazione in base
1
2
del numero (che in base
1
0
si scrive)
4
1
9
è
2
*
∙
poichè
4
1
9
=
2
⋅
1
2
2
+
1
0
⋅
1
2
+
1
1
.
Per calcolarla a partire da
4
1
9
si eseguono le divisioni:
4
1
9
=
3
4
⋅
1
2
+
1
1
con resto
1
1
=
c
0
=
∙
3
4
=
2
⋅
1
2
+
1
0
con resto
1
0
=
c
1
=
*
2
=
0
⋅
1
2
+
2
con resto
2
=
c
2
=
2
.
Nel seguito di questo paragrafo e nel prossimo ci occuperemo dei divisori di un
numero intero e supporremo sempre di lavorare con numeri positivi e con fattori
positivi. Tutte le proprietà dimostrate, però, valgono per tutti i numeri interi,
anche per i negativi, poichè ogni numero intero è associato ad un numero
positivo, cioè differisce da un positivo per un fattore moltiplicativo invertibile
1
o
-
1
.
Definizione 8.11. Si dice massimo comun divisore di due interi
a
e
b
non entrambi nulli il numero intero positivo
k
=
M
C
D
(
a
,
b
)
tale che
k
∕
a
,
k
∕
b
e
∀
h
∈
ℤ
t.c.
h
∕
a
e
h
∕
b
si ha
h
∕
k
.
Il
M
C
D
quindi è il più
grande divisore comune ad
a
e
b
, non solo rispetto alla
relazione d’ordine totale
≤
,
ma anche rispetto alla divisibilità.
Esempio 8.12. Non ha senso definire il
M
C
D
(
0
,
0
)
poichè l’insieme dei divisori di
0
coincide con
ℤ
e quindi non ha massimo. Invece, se
a
∈
ℤ
,
a
≠
0
,
allora
M
C
D
(
a
,
0
)
=
|
a
|
.
L’aver richiesto che il
M
C
D
sia un numero positivo fa sì che, se esiste (cosa non ovvia ma che proveremo essere
vera), allora è unico. Per provare che il massimo comun divisore esiste useremo il
seguente lemma.
Lemma 8.13. Siano
a
,
b
∈
ℤ
,
b
≠
0
e sia
r
il resto della divisione di
a
per
b
.
Allora
M
C
D
(
a
,
b
)
e
M
C
D
(
b
,
r
)
(se esistono) coincidono.
Proof. Sia
a
=
b
q
+
r
.
Ogni divisore comune a
b
e
r
divide anche
a
;
d’altra parte si ha anche
r
=
a
-
b
q
e quindi ogni divisore comune ad
a
e
b
divide anche
r
.
□
Teorema 8.14. (Identità di Bé zout) Siano
a
,
b
due interi non entrambi nulli. Allora esistono dei numeri interi opportuni (ma non
unici!)
x
,
y
tali che
M
C
D
(
a
,
b
)
=
a
x
+
b
y
.
Grazie al Lemma 8.13 possiamo calcolare il massimo comun divisore
M
C
M
(
a
,
b
)
e i numeri
interi
x
,
y
che compaiono nell’identità di Bé zout, col metodo noto come algoritmo euclideo o
algoritmo delle divisioni successive. Per calcolare il massimo comun divisore di due numeri
a
,
b
, con
b
≠
0
si
procede nel modo seguente:
M
C
D
(
a
,
b
)
=
M
C
D
(
b
,
r
1
)
=
M
C
D
(
r
1
,
r
2
)
=
M
C
D
(
r
2
,
r
3
)
=
⋯
=
M
C
D
(
r
k
,
0
)
=
r
k
dove
r
1
è il resto
della divisione di
a
per
b
,
r
2
è il resto della
divisione di
b
per
r
1
e
r
i
+
1
è il resto della
divisione di
r
i
-
1
per
r
i
. Questo procedimento ha
al più
b
passi (poichè
b
>
r
1
>
r
2
>
⋯
>
r
k
>
0
) e si ferma non appena
si trova un resto nullo. Il
M
C
D
(
a
,
b
)
è l’ultimo resto non nullo trovato. Procedendo a ritroso da
r
k
=
r
k
-
2
-
r
k
-
1
q
k
-
1
ed utilizzando le relazione
trovate ad ogni divisione
r
i
=
r
i
-
1
q
i
-
1
+
r
i
-
2
,
si ricava l’identitàdi Bé zout.
Esempio 8.15. Vogliamo calcolare
M
C
D
(
a
=
3522
,
b
=
321
)
:
-
3522
=
321
⋅
10
+
312
-
321
=
312
⋅
1
+
9
-
312
=
9
⋅
34
+
6
-
9
=
6
⋅
1
+
3
-
6
=
3
⋅
2
+
0
.
Pertanto
M
C
D
(
3522
,
321
)
=
3
.
Esempio 8.16. Procedimento per calcolare
M
C
D
(
6852
,
3997
)
:
-
1)
-
6852
=
3997
⋅
1
+
2855
-
2)
-
3997
=
2855
⋅
1
+
1142
-
3)
-
2855
=
1142
⋅
2
+
571
-
4)
-
1142
=
571
⋅
2
+
0
Allora
M
C
D
(
6852
,
3997
)
=
571
.
Procedimento per calcolare l’identitàdi Bé zout:
-
3)
-
571
=
2855
-
1142
⋅
2
-
2)
-
1142
=
3997
-
2855
da cui, sostituendo nella precedente,
571
=
2855
-
(
3997
-
2855
)
⋅
2
ossia
571
=
2855
⋅
3
+
3997
⋅
(
-
2
)
-
1)
-
2855
=
6852
-
3997
da cui, sostituendo nella precedente,
571
=
(
6852
-
3997
)
⋅
3
+
3997
⋅
(
-
2
)
ossia
571
=
6852
⋅
3
+
3997
⋅
(
-
5
)
.
Corollario 8.17. Siano
a
,
b
,
c
∈
ℤ
,
(
a
,
b
)
≠
(
0
,
0
)
.
Allora:
∃
x
,
y
∈
ℤ
tali che
c
=
a
x
+
b
y
⇔
M
C
D
(
a
,
b
)
∕
c
.
Proof. Siano
d
=
M
C
D
(
a
,
b
)
e
d
=
a
x
′
+
b
y
′
l’identitàdi Bé zout. Se
c
=
a
x
+
b
y
,
ogni divisore comune ad
a
e
b
divide anche
c
;
in particolare
d
∕
c
.
Viceversa, se
c
=
d
t
,
allora
c
=
a
x
+
b
y
,
dove si ponga
x
=
x
′
t
,
y
=
y
′
t
.
□
Le equazioni del tipo
a
x
+
b
y
=
c
con
a
,
b
,
c
∈
ℤ
nelle
incognite
x
,
y
di cui si
cercano suluzioni
(
x
=
m
,
y
=
n
)
in
ℤ
2
si dicono
equazioni Diofanteee lineari in due incognite. Osseriviamo infine che il
minimo comune
multiplo di due numeri si ottiene facilmente a partire dal loro massimo comun divisore
come:
m
c
m
(
a
,
b
)
=
a
b
M
C
D
(
a
,
b
)
e quindi può essere, anch’esso, calcolato mediante l’algoritmo euclideo.
L’indovinello dei 4 galloni
John McLane è un poliziotto statunitense. Sta inseguendo un pazzo che lascia bombe in
giro per New York. Di fianco ad una fontana trova una valigetta e due taniche da 3 e 5
galloni rispettivamente. Nella valigetta c’é una bomba controllata da una bilancia. Per
disinnescare la bomba John deve appoggiare sopra la bilancia una tanica con esattamente
4 galloni d’acqua. Ha un minuto di tempo prima che la bomba esploda quindi per
misurare i 4 galloni può usare solo le due taniche che ha a portata di mano. Come
fa? (Indovinello tratto dal film “Die hard- Duri
a morire”) SOLUZIONE: dobbiamo cercare le soluzioni all’equazione
diofantea
Infatti, abbiamo a disposizione due contenitori della capacità di 3 e 5 galloni
rispettivamente, con i quali dobbiamo ottenere (versando acqua in un contenitore o
svuotandola da uno all’altro) esattamente 4 galloni. Cerchiamo soluzioni intere per
x
e
y
perchè i
contenitori non sono graduati: cercare di riempire uno dei due contenitori “a metà “,
rischieremmo di far esplodere la bomba a causa di un’imprecisione! Le uniche mosse che ci
garantiscono precisione, sono quelle di riempire completamente un contenitore (+1) o
svuotarlo completamente (-1). Posso travasare acqua da un recipiente all’altro, ma per
essere “precisi”, posso travasare completamente un contenitore pieno nell’altro. Questo
non “influisce”sulle variabili dell’equazione. L’equazione (1) ha soluzione se e solo se
M
C
D
(
5
,
3
)
|
4
(Corollario
8.17). In effetti
M
C
D
(
5
,
3
)
=
1
,
quindi l’equazione (1) ha soluzione! Per trovarla (con certezza!), calcoliamo
M
C
D
(
5
,
3
)
con
l’algoritmo euclideo per poi esplicitare l’identit‘a di Bézout:
-
1)
-
5
=
1
⋅
3
+
2
-
2)
-
3
=
1
⋅
2
+
1
-
3)
-
2
=
2
⋅
1
+
0
Da queste equazioni troviamo
x
′
,
y
′
∈
ℤ
tali che
5
x
′
+
3
y
′
=
1
:
-
2)
-
1
=
3
-
2
-
1)
-
2
=
5
-
3
da cui, sostituendo nella precedente,
1
=
3
-
(
5
-
3
)
ossia
1
=
2
⋅
3
-
5
.
Quindi
x
′
=
-
1
,
y
′
=
2
.
Una soluzione (non è l’unica!!!!) dell’equazione (1) è
x
=
-
4
,
y
=
8
. In
pratica: John McLane deve riempire alla fontana la tanica da 3 galloni per 8 volte. Ogni
volta che lo riempie, la svuota in quello da 5. Di volta in volta, il recipiente da 5 galloni si
riempirà fino all’orlo, e John dovrà svuotarlo per 4 volte. Alla fine di questo
procedimento, nella tanica da 5 galloni ci saranno esattamente 4 galloni di acqua!
Non è
l’unica soluzione!!!!! John può anche riempire 3 volte il recipiente da
3, travasare man mano in quello da 5 e poi svuotare quello da 5 solo 1 volta:
3
⋅
3
-
5
=
4
.
§ 8.3 Il teorema fondamentale dell’aritmetica
In questo paragrafo proveremo che ogni numero intero, non nullo e non invertibile,
si fattorizza in modo essenzialmente unico (ossia a meno di permutazioni dei
fattori e di cambiamenti di segno) nel prodotto di numeri primi. Ci sarà utile la
seguente
Definizione 8.18. Sia
a
un elemento di un anello
A
commutativo con identità. Due fattorizzazioni
a
=
b
1
⋯
b
k
e
a
=
c
1
⋯
c
h
sono essenzialmente la stessa fattorizzazione di
a
se
k
=
h
e per ogni
i
=
1
,
…
,
k
si ha
b
i
=
u
i
c
σ
(
i
)
,
dove le
u
i
sono unità di
A
e
σ
è una opportuna permutazione degli indici. In altre parole due fattorizzazioni sono
essenzialmente la stessa se differiscono solo per l’ordine dei fattori e per eventuali
fattori moltiplicativi invertibili.
Lemma 8.19. Sia
a
un numero intero
≠
0
,
1
,
-
1
.
Allora
a
può essere scritto come prodotto di numeri interi irriducibili
a
=
a
1
⋅
⋯
⋅
a
k
.
Proof. Senza perdere in generalità, possiamo supporre
a
≥
2
e considerare solo fattori
≥
2
.
Procediamo per induzione su
a
.
Se
a
=
2
,
allora
a
è irriducibile,
k
=
1
,
a
=
a
1
e non c’è nulla da provare. Supponiamo l’asserto vero per tutti gli interi
n
,
2
≤
n
<
a
e proviamo che vale anche per
a
.
Se
a
è irriducibile, come prima
k
=
1
,
a
=
a
1
.
Se invece
a
si può scrivere come prodotto
a
=
b
c
,
con
b
,
c
non invertibili, allora i fattori sono tali che
2
≤
b
,
c
<
a
e quindi grazie all’ipotesi induttiva possiamo scrivere
b
=
b
1
⋯
b
i
,
c
=
c
1
⋯
c
j
e quindi
k
=
i
+
j
,
a
=
b
1
⋯
b
i
⋅
c
1
⋯
c
j
.
□
Lemma 8.20. Sia
p
un numero intero
≠
0
,
1
,
-
1
.
Allora :
p
è primo
⇔
p
è irriducibile
.
Proof. “
⇒
” Supponiamo
che
p
sia primo. Se
p
=
m
n
con
m
,
n
∈
ℤ
,
allora
p
∕
m
n
e quindi, essendo primo, deve dividere almeno uno dei fattori. Se
m
=
p
q
,
allora
p
=
p
q
n
,
da cui, per la cancellazione,
q
n
=
1
.
Questa uguaglianza dice che
n
è una unità di
ℤ
e quindi che
p
non ha decomposizioni effettive in un prodotto, cioè è irriducibile. “
⇐
” Sia
p
un numero irriducibile e siano
a
,
b
interi tali che
p
∕
a
b
e
p
\̸
a
.
Proviamo che allora
p
∕
b
.
Dalle ipotesi fatte segue che
M
C
D
(
a
,
p
)
=
1
;
possiamo allora scrivere l’identitàdi Bézout
1
=
x
a
+
y
p
(Teorema 8.14). Moltiplicando i due membri per
b
e ricordando che
p
∕
a
b
ossia che esiste
c
∈
ℤ
tale che
p
c
=
a
b
,
troviamo:
b
=
x
a
b
+
p
y
b
=
p
(
x
c
+
y
b
)
e quindi
p
∕
b
.
□
Teorema 8.21. (Teorema fondamentale dell’aritmetica)
ℤ
è un dominio a fattorizzazione unica ossia ogni numero intero
≠
0
,
1
,
-
1
si fattorizza in modo essenzialmente unico nel prodotto di numeri primi.
Proof. I risultati precedenti mostrano che ogni numero intero
a
(
a
≠
0
,
1
,
-
1
)
si fattorizza nel prodotto di irriducibili e che gli irriducibili in
ℤ
sono anche primi. Allora
a
si fattorizza nel prodotto di numeri primi. Rimane da provare che la fattorizzazione
è essenzialmente unica. Supponiamo che tutti i fattori siano positivi (sostituendo
eventualmente i negativi con i loro opposti). Sia
a
=
p
1
p
2
⋯
p
k
=
q
1
q
2
⋯
q
h
,
con fattori
p
i
e
q
j
tutti primi. Procediamo per induzione su
k
.
Se
k
=
1
,
allora
a
=
p
1
è irriducibile e quindi anche
h
=
1
e
p
1
=
q
1
.
Supponiamo che la scrittura sia unica per i prodotti di
k
-
1
fattori irriducibili e proviamolo per i prodotti di
k
fattori irriducibili. poichè
p
k
è primo e divide
q
1
q
2
⋯
q
h
,
allora
p
k
divide uno dei
q
i
:
possiamo supporre di riordinare i
q
i
in modo che
p
k
∕
q
h
.
Ma anche
q
h
è irriducibile e quindi
p
k
=
q
h
.
Allora si ha
a
=
p
1
p
2
⋯
p
k
-
1
p
k
=
q
1
q
2
⋯
q
h
-
1
p
k
.
Mediante la cancellazione otteniamo
p
1
p
2
⋯
p
k
-
1
=
q
1
q
2
⋯
q
h
-
1
,
che è un prodotto di
k
-
1
fattori irriducibili. Dall’ipotesi induttiva segue che
k
-
1
=
h
-
1
(ossia
k
=
h
)
e che, a meno dell’ordine, le due fattorizzazioni coincidono, ossia
p
1
=
q
1
,
…
,
p
k
-
1
=
q
k
-
1
.
Avendo già provato che
p
k
=
q
k
,
abbiamo dimostrato per intero l’unicità della fattorizzazione di
a
.
□
Un modo conveniente per scrivere la fattorizzazione di un intero
a
nel prodotto
di fattori primi è quello di raccogliere mediante esponenti i fattori uguali, ottenendo scritture del
tipo
a
=
p
1
m
1
⋯
p
r
m
r
, dove i
p
i
sono primi distinti.
L’esponente
m
i
si dice
molteplicità di
p
i
in
a
.
Corollario 8.22. In
ℤ
ci sono infiniti numeri primi.
Proof. Supponiamo per assurdo che esistano solo un numero finito di primi
p
1
,
…
,
p
r
.
L’intero
n
=
(
p
1
⋯
p
r
)
+
1
non è divisibile esattamente per alcun
p
i
e quindi non è divisibile per alcun primo. Troviamo cosè un numero
≠
0
,
1
,
-
1
privo di fattori primi, in contrasto con quanto provato. □
Si noti che la precedente è una vera dimostrazione per assurdo e non, come si
potrebbe pensare, un metodo per costruire un ulteriore numero primo a partire da
r
primi assegnati. Ad
esempio il numero
n
=
(
2
⋅
3
⋅
5
⋅
7
⋅
1
1
⋅
1
3
)
+
1
non è primo, ma si decompone nel prodotto di
5
9
e
5
0
9
.
§ 8.4 Esercizi
8.1 Calcolare MCD di 18779 e 4183 usando l’algoritmo euclideo.
8.2 Scrivere l’identità di Bézout per i numeri 45 e 51.
8.3 Calcolare il MCD e l’identità di Bézout dei numeri
a
=
1
4
8
1
3
1
e
b
=
3
6
9
5
1
.
8.4 Determinare la scrittura posizionale in base
7
,
2
e
1
3
del numero (che
nella abituale base
1
0
si scrive)
4
5
8
1
.
8.5 Scrivere nella abituale base
1
0
i numeri
(
1
1
0
1
0
1
)
7
,
(
1
1
0
1
0
1
)
2
,
(
1
1
0
1
0
1
)
1
3
, dove
l’indice indica la base usata.
8.6 Si consideri il numero
(
2
0
1
)
1
6
,
scritto in base 16, e si riscriva lo stesso numero in base
5
.
8.7 Consideriamo
k
=
1
6
, e adottiamo
la notazione
a
=
1
0
,
b
=
1
1
,
c
=
1
2
,
d
=
1
3
,
e
=
1
4
,
f
=
1
5
. Si consideri il
numero
(
f
4
1
c
)
1
6
, scritto in base 16, e si
riscriva lo stesso numero in base
8
.
8.8 Consideriamo
k
=
1
6
, e adottiamo
la notazione
a
=
1
0
,
b
=
1
1
,
c
=
1
2
,
d
=
1
3
,
e
=
1
4
,
f
=
1
5
. Si consideri il
numero
(
f
4
1
c
)
1
6
, scritto in base 16, e si
riscriva lo stesso numero in base
8
.
8.9 Si scriva il numero intero
8
0
0
0
in base
1
6
.
8.10 Trovare il MCD di
3
9
7
5
8
e di
5
4
5
7
3
ed
esplicitare l’identità di Bézout.
8.11 Trovare il MCD di
8
0
3
7
e di
1
3
3
9
5
ed esplicitare l’identità di
Bézout. Calcolare inoltre
m
c
m
(
8
0
3
7
,
1
3
3
9
5
)
.
8.12
-
1.
- Trovare il MCD di 3105 e 2277 ed esplicitare l’identità di Bézout.
-
2.
- Trovare tutti gli
x
,
y
∈
ℤ
che sono soluzione per l’equazione
3
1
0
5
x
+
2
2
7
7
y
=
2
0
7
0
.
-
3.
- Trovare il mcm di 3105 e 2277.
8.13 Determinare un numero
a
∈
ℤ
tale che
{
1
6
h
+
1
8
k
∣
h
,
k
∈
ℤ
}
=
a
ℤ
,
dove
a
ℤ
=
{
a
t
∣
t
∈
ℤ
}
.
8.14 Trovare il MCD e il mcm di
1
3
8
7
8
8
e
6
2
3
2
9
, e quindi determinare
un numero
a
∈
ℤ
tale che
{
1
3
8
7
8
8
x
+
6
2
3
2
9
y
∣
x
,
y
∈
ℤ
}
=
a
ℤ
,
dove
a
ℤ
=
{
a
t
∣
t
∈
ℤ
}
.
8.15 I produttori della serie di film Die Hard vogliono girare un ultimo film della serie, in cui l’eroe John
McLane muore a causa dell’indovinello delle taniche: gli vengono fornite una tanica di capacità
n
galloni e una di
capacità
m
galloni, e deve
ottenere esattamente
3
galloni, solo riempiendo completamente e svuotando completamente le taniche, altrimenti scoppierà una
bomba.
Quali tra le seguenti coppie di interi
n
,
m
porta di sicuro alla morte John McLane?
-
1.
-
n
=
9
7
2
,
m
=
5
0
4
;
-
2.
-
n
=
1
7
0
5
,
m
=
1
0
0
1
;
-
3.
-
n
=
8
9
9
,
m
=
1
2
4
7
.
8.16 Determinare il MCD di
6
1
2
0
,
7
2
0
e
8
8
0
.
8.17 Sia
p
un numero
primo. Provare che per ogni
a
∈
ℤ
si ha
M
C
D
(
a
,
p
)
=
1
oppure
M
C
D
(
a
,
p
)
=
p
.
8.18 Dire se le seguenti equazioni hanno soluzioni intere:
3
5
x
+
8
4
y
=
6
4
9
x
+
1
6
8
y
=
1
4
.
Capitolo 9
Gli anelli delle classi di resto
§ 9.1 Unità e zero-divisori in
ℤ
n
Il risultato seguente caratterizza le unità e gli zero-divisori degli anelli
ℤ
n
.
Proposizione 9.1. Siano
a
,
n
∈
ℤ
,
n
≥
2
.
Allora:
-
1)
-
[
a
]
è una unità in
ℤ
n
⇔
M
C
D
(
a
,
n
)
=
1
;
-
2)
-
[
a
]
è uno zero-divisore in
ℤ
n
⇔
M
C
D
(
a
,
n
)
>
1
.
Proof. 1)
[
a
]
è una unità in
ℤ
n
⇔
∃
b
∈
ℤ
tale che
[
a
]
[
b
]
=
[
a
b
]
=
[
1
]
in
ℤ
n
⇔
∃
b
∈
ℤ
tale che
a
b
-
1
∈
n
ℤ
⇔
∃
b
,
t
∈
ℤ
tali che
1
=
a
b
+
n
t
⇔
M
C
D
(
a
,
n
)
∕
1
(cfr. Lemma 8.17)
⇔
M
C
D
(
a
,
n
)
=
1
.
2)
[
a
]
è zero-divisore in
ℤ
n
⇔
∃
[
b
]
∈
ℤ
n
,
[
b
]
≠
[
0
]
,
tale che
[
a
]
[
b
]
=
[
a
b
]
=
[
0
]
in
ℤ
n
⇔
∃
b
∈
ℤ
,
0
<
b
<
n
,
tale che
a
b
∈
n
ℤ
⇔
m
c
m
(
a
,
n
)
≤
a
b
<
a
n
⇔
M
C
D
(
a
,
n
)
>
1
.
□
Ricordiamo ora la definizione di campo e una proprietà valida per ogni anello
commutativo con identità : Si dice che un anello commutativo con identità
A
è un campo se ogni
elemento non nullo di
A
è una unità .
Lemma 9.2. Sia
A
un anello commutativo con identità .
-
i)
- Se
u
è un elemento invertibile di
A
,
allora
u
non è uno zero-divisore.
-
ii)
- Se
A
è un campo, allora
A
è un dominio di integrità .
Proof. Proviamo che se
u
è invertibile e si ha
u
b
=
0
A
,
allora necessariamente
b
=
0
A
.
Moltiplichiamo i due membri di
u
b
=
0
A
per
u
-
1
;
si ottiene
b
=
1
A
⋅
b
=
u
-
1
u
b
=
u
-
1
⋅
0
A
=
0
A
ossia
b
=
0
A
,
come volevasi. La seconda affermazione si ottiene subito dalla prima ricordando le
definizioni di campo e di dominio. □
Corollario 9.3. Sia
n
un intero
≥
2
.
Allora:
ℤ
n
è un campo
⇔
ℤ
n
è un dominio
⇔
n
è un numero primo
.
Proof. “
<ℤ
n
è un campo
⇒
ℤ
n
è un dominio” è un caso particolare del lemma precedente. Per provare “
ℤ
n
è un dominio
⇒
n
è un numero primo” basta ricordare che se
n
non è primo, allora è riducibile e osservare che i fattori di una sua fattorizzazione
n
=
a
b
corrispondono a classi
[
a
]
e
[
b
]
non nulle in
ℤ
n
ma tali che
[
a
]
[
b
]
=
[
0
]
ossia a zero-divisori propri. Infine “
n
è un numero primo
⇒
ℤ
n
è un campo” si ottiene ricordando che ogni classe in
ℤ
n
è del tipo
[
r
]
con
0
≤
r
<
n
;
se
n
è primo, allora per ogni classe
[
r
]
non nulla, ossia tale che
0
<
r
<
n
,
si ha
M
C
D
(
r
,
n
)
=
1
e quindi
[
r
]
è invertibile in
ℤ
n
(Proposizione 9.1). □
Esempio 9.4. In
ℤ
35
[
1
6
]
è invertibile poichè
M
C
D
(
1
6
,
3
5
)
=
1
.
Per determinarne l’inverso, calcoliamo (mediante l’algoritmo euclideo) l’identità di
Bézout
1
=
1
6
⋅
(
-
2
4
)
+
3
5
⋅
1
1
.
In
ℤ
35
si ha allora
[
1
6
]
[
-
2
4
]
=
[
1
]
e quindi
[
-
2
4
]
=
[
1
6
]
-
1
.
Notiamo che i coefficienti dell’identità di Bézout non sono unicamente determinati;
ad esempio si ha anche
1
=
1
6
⋅
1
1
+
3
5
⋅
(
-
5
)
;
questo non contrasta con l’unicitè dell’inverso poichè in
ℤ
35
si ha
[
-
2
4
]
=
[
1
1
]
.
In
ℤ
35
[
1
5
]
è uno zero-divisore, poichè
M
C
D
(
1
5
,
3
5
)
=
5
>
1
.
Si ha infatti
[
1
5
]
[
7
]
=
[
0
]
,
con
[
7
]
≠
[
0
]
,
avendo ottenuto
7
dalla divisione
3
5
:
M
C
D
(
1
5
,
3
5
)
.
§ 9.2 Congruenze
Definizione 9.5. Una congruenza lineare è una equazione in
ℤ
del tipo
a
X
≡
b
mod
n
,
con
a
,
b
,
n
∈
ℤ
.
Sono soluzioni della congruenza tutti i numeri interi
x
tali che
a
x
-
b
è multiplo di
n
.
Risulta evidente dalla definizione che se
x
è soluzione della congruenza
a
X
≡
b
mod
n
,
anche
x
+
n
t
lo è, per ogni
t
∈
ℤ
. Risolvere la congruenza
a
X
≡
b
mod
n
equivale a risolvere in
ℤ
n
l’equazione lineare in
una variabile
[
a
]
[
X
]
=
[
b
]
, oppure a
risolvere in
ℤ
×
ℤ
l’equazione
lineare in due variabili
a
X
+
n
Y
=
b
.
Quest’ultimo modo di interpretare una congruenza lineare ci fornisce immediatamente il
criterio per sapere se ammette soluzioni e, in caso affermativo, il metodo per calcolare le
soluzioni stesse.
Teorema 9.6. La congruenza lineare
a
X
≡
b
mod
n
ammette soluzioni se e solo se
M
C
D
(
a
,
n
)
divide
b
.
Proof. L’asserto segue immediatamente dal Corollario 8.17. □
Metodo risolutivo per le congruenze lineari. Se una congruenza lineare
a
X
≡
b
mod
n
soddisfa la condizione
M
C
D
(
a
,
n
)
∕
b
, possiamo dividere
i coefficienti
a
,
b
,
n
per
il
M
C
D
(
a
,
n
)
ottenendo
una congruenza
a
′
X
≡
b
′
mod
n
′
equivalente alla precedente (ossia con le stesse soluzioni) e tale che
M
C
D
(
a
′
,
n
′
)
=
1
. Possiamo allora
supporre
M
C
D
(
a
,
n
)
=
1
. Risolviamo
in
ℤ
n
l’equazione lineare
[
a
]
[
X
]
=
[
b
]
moltiplicando i due
membri per l’inverso
[
c
]
di
[
a
]
(
[
c
]
esiste
poichè
M
C
D
(
a
,
n
)
=
1
e
c
può essere calcolato mediante l’algoritmo euclideo). In
ℤ
n
vi è l’unica
soluzione
[
b
c
]
.
L’insieme
S
delle soluzioni della congruenza è costituito da tutti i numeri
x
∈
ℤ
tali che
[
x
]
=
[
b
c
]
ed è
quindi
S
=
{
b
c
+
n
t
∣
t
∈
ℤ
}
.
Osservazione 9.7. Se
M
C
D
(
a
,
n
)
=
1
,
l’insieme delle soluzioni di
a
X
≡
b
mod
n
è l’insieme
x
0
+
n
ℤ
=
{
x
0
+
n
t
∣
t
∈
ℤ
}
,
dove
x
0
è una qualsiasi soluzione della congruenza. Per determinare tutte le soluzioni è
quindi sufficiente conoscerne una qualsiasi.
Osservazione 9.8. Se
M
C
D
(
a
,
n
)
∕
b
, la congruenza
a
X
≡
b
mod
n
è risolubile e il suo insieme delle soluzioni si può esprimere mediante una nuova
congruenza con coefficiente direttivo
1
ossia del tipo
X
≡
c
mod
m
,
dove
c
è una qualsiasi soluzione della congruenza e
m
=
n
∕
M
C
D
(
a
,
n
)
.
§ 9.3 La funzione di Eulero
Definizione 9.9. Si chiama funzione di Eulero l’applicazione
ϕ
:
ℕ
\
{
0
,
1
}
→
ℕ
data da
ϕ
(
n
)
=
Card
{
k
∈
ℕ
∣
1
≤
k
<
n
,
M
C
D
(
n
,
k
)
=
1
}
,
ossia
ϕ
(
n
)
è il numero di interi tra
1
e
n
-
1
coprimi con
n
.
La funzione di Eulero di un numero
n
coincide col numero di classi invertibili in
ℤ
n
. Ad esempio, se
p
è un numero primo,
ϕ
(
p
)
=
p
-
1
, poichè tutte le classi non
nulle in
ℤ
p
sono invertibili. più
in generale, se
p
k
è la potenza
di un numero primo
ϕ
(
p
k
)
=
p
k
-
1
(
p
-
1
)
, poichè
in
ℤ
p
k
sono invertibili tutte le
classi tranne le
p
k
-
1
classi i cui
rappresentanti compresi tra
0
e
p
k
-
1
sono i
multipli di
p
,
ossia
p
⋅
0
,
p
⋅
1
,
p
⋅
2
,
…
,
p
⋅
(
p
k
-
1
-
1
)
. Vediamo ora un metodo
per calcolare il valore di
ϕ
(
n
)
per ogni intero
n
a partire
dalla fattorizzazione di
n
in fattori primi
p
1
r
1
⋯
p
k
r
k
,
con primi
p
i
tutti distinti.
Proposizione 9.10. (Moltiplicatività della funzione di Eulero) Siano
p
1
,
…
,
p
k
primi distinti. Allora :
ϕ
(
p
1
r
1
⋯
p
k
r
k
)
=
ϕ
(
p
1
r
1
)
⋯
ϕ
(
p
k
r
k
)
=
p
1
r
1
-
1
(
p
1
-
1
)
⋯
p
k
r
k
-
1
(
p
k
-
1
)
.
Teorema 9.11. (Teorema di Eulero) Siano
a
,
n
interi positivi tali che
M
C
D
(
a
,
n
)
=
1
.
Allora
a
ϕ
(
n
)
≡
1
mod
n
.
Proof. La dimostrazione si articola in alcuni punti della cui prova diamo
solo una breve traccia.
Sia
p
un
numero primo.
-
I)
-
(
x
+
y
)
p
≡
x
p
+
y
p
mod
p
.
(Il coefficiente binomiale
p
k
=
p
!
k
!
⋅
(
p
-
k
)
!
èmultiplo di
p
per ogni
k
tale che
1
≤
k
≤
p
-
1
.)
-
II)
- Piccolo teorema di Fermat.
a
p
≡
a
mod
p
.
(è sufficiente considerare gli interi
a
≥
0
.
Per induzione su
a
.
Se
a
=
0
è ovvio. Se vale per
a
-
1
,
allora
a
p
=
(
(
a
-
1
)
+
1
)
p
≡
(
a
-
1
)
p
+
1
p
≡
(
a
-
1
)
+
1
=
a
mod
p
.)
-
III)
- Se
p
è primo e
M
C
D
(
a
,
p
)
=
1
,
allora
a
p
-
1
≡
1
mod
p
.
(In
ℤ
p
la classe di
a
è invertibile e quindi si può cancellare
a
nella relazione II.)
-
IV)
- Si generalizza al caso di un numero
n
=
p
r
per induzione su
r
e la formula dello sviluppo della potenza
p
-
esima
di un binomio.
-
V)
- Si generalizza al caso di un numero qualsiasi usando la decomposizione in potenze
di primi. Se
n
=
p
r
t
,
con
M
C
D
(
p
,
t
)
=
1
,
allora
a
ϕ
(
n
)
=
a
ϕ
(
p
r
)
ϕ
(
t
)
≡
1
ϕ
(
t
)
=
1
mod
p
r
.
Valendo questa relazione rispetto a tutti i primi nella decomposizione di
n
,
allora vale anche modulo
n
.
□
Esempio 9.12. Consideriamo i due numeri
a
=
2
e
n
=
7
che sono coprimi. poichè
7
è primo, si ha
ϕ
(
7
)
=
7
-
1
=
6
.
Verifichiamo il Teorema di Eulero in questo caso particolare mediante calcoli diretti:
2
6
=
6
4
=
7
⋅
9
+
1
q
u
i
n
d
i
6
4
≡
1
mod
7
o
s
s
i
a
2
ϕ
(
7
)
≡
1
mod
7
.
Esempio 9.13. Vogliamo calcolare la cifra
x
che indica le unità del numero
327
82
scritta in forma posizionale. Anche un computer incontra grosse difficoltà ad eseguire
questo calcolo e in ogni caso fornisce soltanto una approssimazione del risultato data
dalle prime cifre a sinistra del numero accompagnate da una opportuna potenza di
10
,
non certo l’ultima cifra a destra. Eseguiamo in altro modo questo calcolo facendo
ricorso al Teorema di Eulero. Osserviamo che calcolare la cifra delle unità equivale a
calcolare il resto della divisione per
10
ossia il numero
x
compreso tra
0
e
9
tale che
x
‾
=
327
82
‾
in
ℤ
10
.
Intanto
327
≡
7
mod
10
quindi in
ℤ
10
si ha
x
‾
=
3
2
7
‾
8
2
=
7
‾
8
2
.
Ora, per il teorema di Eulero con
a
=
7
,
n
=
1
0
e
ϕ
(
n
)
=
ϕ
(
1
0
)
=
4
vale la relazione
7
ϕ
(
1
0
)
=
7
4
≡
1
mod
1
0
.
Quindi
x
‾
=
7
‾
8
2
=
7
‾
8
0
+
2
=
(
7
‾
4
)
2
0
⋅
7
2
‾
=
1
‾
2
0
⋅
4
9
‾
=
9
‾
.
La cifra finale di
3
2
7
8
2
è quindi
9
.
Esempio 9.14. Vogliamo trovare le ultime due cifre decimali (ossia decine
e unità)
di
3
9
2
5
.
Le ultime due cifre decimali corrispondono al resto della divisione per
1
0
0
.
Come nell’esempio precedente usiamo il Teorema di Eulero:
a
ϕ
(
1
0
0
)
≡
1
mod
1
0
0
.
Ora
ϕ
(
1
0
0
)
=
ϕ
(
2
5
⋅
4
)
=
ϕ
(
5
2
⋅
2
2
)
=
5
(
5
-
1
)
2
(
2
-
1
)
=
4
0
dunque
3
4
0
≡
1
mod
1
0
0
.
Inoltre
9
2
5
=
4
0
⋅
2
3
+
5
e quindi
3
‾
9
2
5
=
3
‾
2
3
⋅
4
0
+
5
=
(
3
‾
4
0
)
2
3
⋅
3
‾
5
=
1
‾
⋅
(
3
‾
5
)
=
2
4
3
‾
=
4
3
‾
.
Il Teorema di Eulero è alla base di un metodo crittografico particolarmente ingegnoso
che risolve il problema della segretezza nello scambio delle “chiavi” tra il mittente e il
destinatario.
§ 9.4 Solo per curiosità : Crittografia e RSA
(da 10 lezioni di matematica di G. Ferrarese, M. Roggero, G. Tamone, Aracne
ed.)
La crittografia, dal greco
χ
ρ
υ
π
τ
o
σ
= nascosto e
γ
ρ
α
φ
ϵ
ι
ν
= scrivere, è lo studio dei metodi per garantire la segretezza del contenuto di un
messaggio anche nel caso sia intercettato. Un metodo crittografico ideale dovrebbe
permettere al mittente di crittografare con molta facilità i messaggi e dovrebbe inoltre
assicurare che solo il destinatario designato possa decifrarli con facilit‘a. Nata come
raccolta di tecniche e di sistemi per assicurare la riservatezza di messaggi tra regnanti,
imperatori, amanti, etc, la crittografia è maturata definitivamente a rango di scienza solo
nei primi del 1900 con l’avvento di nuove teorie e tecniche matematiche. Attualmente è
entrata a far parte della nostra vita quotidiana, poichè ne fanno uso tessere Bancomat,
telefoni cellulari, trasmissioni televisive, internet e in genere ogni strumento di
comunicazione elettronica.
Le sue origini sono antichissime; basti pensare che più di 6000 anni fa si
scrivevano
geroglifici egizi in modo non standard e ancora oggi si lavora per la loro interpretazione e
che nella Bibbia si trova un esempio di crittografia mediante sostituzione di ogni lettera
dell’alfabeto con la lettera che occupa la stessa posizione nell’ alfabeto scritto al contrario.
I metodi crittografici a chiave pubblica non richiedono lo scambio di comunicazioni
riservate in alcun momento tra mittente e destinatario. Nel seguito tutte le comunicazioni
tra i due soggetti si intenderanno come disponibili a chiunque; ad esempio possono
avvenire mediante pubblicazione su un giornale oppure su un sito internet completamente
accessibile. La prima metodologia crittografica di questo genere fu sviluppata nel
1978 da tre ricercatori: Ronald Rivest, Adi Shamir e Leonard Adleman; essi
realizzarono una procedura che, dalle loro iniziali, prende il nome di “RSA”.
L’idea di base del codice RSA è la constatazione , di quanto sia facile moltiplicare
tra
loro due numeri dati e di quanto sia invece difficile (o meglio calcolativamente lungo)
risalire ai fattori dato il prodotto. In teoria chiunque può decifrare un messaggio
crittografato mediante il codice RSA, ma il tempo richiesto per la decifrazione è tanto da
rendere il messaggio ormai privo di interesse. Il diretto destinatario possiede invece un
metodo di decifratura molto veloce. Vediamo come questa “doppia velocità ” possa
essere praticamente realizzata.
Ci si accorda (pubblicamente!) su come trasformare i messaggi in sequenze di numeri
ciascuno di lunghezza
prefissata: sia
m
uno di questi numeri. Il destinatario del messaggio prepara la chiave di decifrazione nel
modo seguente:
- Costruisce un numero
n
moltiplicando due numeri primi
p
e
q
abbastanza grandi in modo che
p
e
q
siano maggiori di
m
:
in questo modo
m
è sicuramente coprimo con
n
=
p
q
.
Inoltre sapendo che
n
=
p
q
egli può facilmente calcolare la funzione di Eulero
ϕ
(
n
)
=
(
p
-
1
)
(
q
-
1
)
.
- Sceglie inoltre un altro numero
h
coprimo con
ϕ
(
n
)
e calcola l’inverso
d
‾
di
h
‾
in
ℤ
ϕ
(
n
)
ossia calcola
d
tale che
h
d
=
1
+
k
ϕ
(
n
)
.
- Infine rende pubblici i due numeri
n
e
h
,
mentre mantiene il più assoluto segreto sulla fattorizzazione
n
=
p
q
,
sul valore di
ϕ
(
n
)
e su
d
.
Il mittente adopera queste informazioni, ossia
n
e
h
,
per crittografare il messaggio
m
nel modo seguente:
- Calcola la potenza
m
h
e la divide per
n
ottenendo un resto
c
;
comunica (pubblicamente) al destinatario il numero
c
che è il messagio cifrato. La relazione tra il messaggio originale e la sua
cifratura è data da:
c
≡
m
h
mod
n
ovvero
c
‾
=
m
‾
h
i
n
ℤ
n
.
- Il destinatario decodifica il messaggio con l’aiuto del numero
d
calcolando la potenza
c
d
.
Si ha infatti:
c
‾
d
=
m
‾
h
d
=
m
‾
1
+
k
ϕ
(
n
)
=
m
‾
⋅
(
m
‾
k
)
ϕ
(
n
)
=
m
‾
⋅
1
‾
=
m
‾
.
Qualunque sia il numero
m
′
che ottiene come rappresentante della classe
c
‾
d
=
m
‾
,
egli può infine ricavare
m
come resto della divisione di
m
′
per
n
;
infatti
m
(essendo positivo e minore di
n
)
è proprio il resto della divisione per
n
di ogni numero
m
′
congruo a
m
modulo
n
.
Come si può vedere nell’ultimo passaggio la validità del Teorema di Eulero sta alla base
di
questa procedura. Infatti è grazie a tale risultato che possiamo affermare che
(
m
‾
k
)
ϕ
(
n
)
=
1
‾
. A
titolo di curiosità diciamo che i primi attualmente adoperati per l’RSA hanno un numero
di cifre dell’ordine delle centinaia e che il metodo viene considerato del tutto sicuro. In un
esperimento del 1994 per rompere una chiave RSA di 129 cifre, (ossia per fattorizzare un
numero
n
di 129 cifre), sono stati necessari 8 mesi di lavoro coordinato effettuato da 600 gruppi di
ricerca sparsi in 25 paesi, che hanno messo a disposizione 1600 computers, facendoli
lavorare in parallelo collegati tra loro attraverso Internet!
Esempio 9.15. Eseguiamo una simulazione di codifica e decodifica di un
messaggio
mediante RSA. Il destinatario del messaggio, chiamiamola Francesca, ha scelto i due
primi
5
e
11
e li ha moltiplicati ottenendo
55
.
Perchè questa simulazione con numeri così piccoli abbia senso dobbiamo fingere
che nessuno (a parte Francesca) sia in grado di calcolare in tempi brevi la fattorizzazione
di
55
.
Francesca ha calcolato
ϕ
(
55
)
=
(
5-1
)
⋅
(
11-1
)
=
40
,
ha scelto
h
=
3
coprimo con
40
e ha determinato (mediante l’algoritmo euclideo) un numero
d
tale che
d
h
≡
1
mod
40
,
ottenendo
d
=
27
(poichè
3
⋅
27
=
1
+
2
⋅
40
).
Francesca comunica poi pubblicamente, a tutti coloro che vogliono scriverle in modo
riservato, i due numeri
n
=
55
e
h
=
3
.
Paolo vuole mandarle il messaggio
m
=
7
:
calcola:
m
h
=
7
3
=
343
,
lo divide per
55
e ottiene il resto
c
=
13
che spedisce a Francesca. Nessuno è in grado di decodificare il messaggio
c
=
13
tranne Francesca che possiede la chiave di decifrazione
d
=
27
.
Francesca calcola allora
1
3
27
e quindi divide per
55
ottenendo il resto
7
che è il messaggio “in chiaro”. Si noti che Francesca non deve necessariamente
calcolare per intero la potenza
1
3
27
prima di eseguire la divisione per
55
,
ma può lavorare nelle classi di resto
ℤ
55
nel modo seguente:
13
‾
27
=
(
13
‾
3
)
9
=
52
‾
9
=
-
3
‾
9
=
-
19683
‾
=
-
48
‾
=
7
‾
.
§ 9.5 Esercizi
9.1 Determinare l’unico numero compreso tra
0
e
52
che stia nella classe
di resto modulo
52
di
k
=
427
e poi
di
h
=
-
444
.
9.2 Come si fa ad ottenere esattamente 3 litri di acqua usando un recipiente da
5
litri e
un altro da
7
litri?
9.3 Eseguire in
ℤ
12
i calcoli:
5
‾
⋅
3
‾
+
21
‾
-
6
‾
.
9.4 Scrivere la tabellina del
5
‾
in
ℤ
12
ossia:
5
⋅
0
‾
,
5
⋅
1
‾
,
5
⋅
2
‾
…. Quanto
fa
5
⋅
8734
‾
?
9.5 Scrivere la lista delle potenze di
5
‾
in
ℤ
12
ossia:
5
‾
0
,
5
‾
,
5
‾
2
…. Quanto
fa
5
‾
8734
?
9.6 Provare che in in
ℤ
7
tutte le classi tranne
0
‾
sono invertibili determinando esplicitamente gli inversi.
9.7 Risolvere le seguenti equazioni in
ℤ
7
mediante sostituzione diretta di ciascun elemento di
ℤ
12
:
5
‾
x
=
1
‾
,
2
‾
x
=
6
‾
,
x
2
=
1
‾
,
x
2
=
0
‾
.
9.8 Se
2
8
‾
=
2
‾
in
ℤ
n
, cosa possiamo
dire di
n
?
9.9 Risolvere mediante sostituzione diretta l’equazione in
ℤ
8
:
6
x
=
0
.
9.10 Calcolare
ϕ
(
100
)
,
ϕ
(
528
)
,
ϕ
(
121
)
,
ϕ
(
297
)
,
ϕ
(
700
)
,
ϕ
(
215
)
9.11 Trovare la cifra finale di
17
307
e
18
75
.
9.12 Calcolare le ultime due cifre di
9
201
e
302
46
.
9.13 Fino dalle elementari si imparano alcuni espedienti pratici per riconoscere velocemente se un numero è
divisibile per
2
,
3
,
4
,
5
e
11
. Ottenere
in modo rigoroso questi criteri operando sulle classi di resto in modo analogo a quanto fatto per la prova del
9
. Perchè non si imparano anche
criteri per la divisibilità per
7
o per
13
?
9.14 Verificare se la relazione tra i punti del piano per cui due punti sono in relazione se e solo se hanno
la stessa distanza dall’origine è una relazione di equivalenza.
9.15 Verificare se la relazione tra le rette del piano per cui due rette sono in relazione se e solo se sono
parallele è una relazione di equivalenza.
9.16 Verificare se la relazione tra triangoli del piano per cui due triangoli sono in relazione se e solo se
sono simili è una relazione di equivalenza.
9.17 Verificare se la relazione tra le rette del piano per cui due rette sono in relazione se e solo se sono
perpendicolari è una relazione di equivalenza.
9.18 Verificare se la relazione tra numeri reali per cui due numeri sono in relazione se e solo se uno dei
due divide l’altro è una relazione di equivalenza.
9.19 Sia
X
=
ℝ
[
x
]
∕
(
x
2
+
1
)
l’insieme delle classi di equivalenza di polinomi ottenuto mediante la relazione
di equivalenza per cui due polinomi sono equivalenti se e solo se divisi per
x
2
+
1
hanno lo stesso resto.
Provare che
X
è in
corrispondenza biunivoca con
ℂ
.
9.20 Consideriamo
ℤ
54
, l’anello
delle classi di resto modulo
54
.
-
a.
-
Trovare un intero
n
,
0
≤
n
<
54
,
tale che
[
n
]
=
[
125
]
.
Ne esiste più d’uno?
-
b.
-
Esiste un intero pari nella classe di
125
?
-
c.
-
Esiste un intero multiplo di
3
nella classe di
125
?
-
d.
-
Sia
m
un intero fissato. Provare che esiste almeno un intero
s
,
con
100
≤
s
≤
200
,
tale che
[
m
]
=
[
s
]
.
9.21 Nell’anello
ℤ
24
:
-
a.
-
determinare tutti gli elementi invertibili e le loro classi;
-
b.
-
determinare tutti gli zero-divisori;
-
c.
-
trovare tutti gli elementi
[
b
]
tali che
[
b
]
⋅
[
16
]
=
[
0
]
.
-
d.
-
Provare che
[
5
k
]
è invertibile in
ℤ
24
per ogni
k
∈
ℕ
.
Possiamo allora dire che gli elementi invertibili di
ℤ
24
sono infiniti?
9.22 Si determini (se esiste) l’inverso di
[
2
]
1432
in
ℤ
29
.
9.23 L’equazione
[
3522
]
⋅
[
x
]
=
[
1
]
ha soluzioni in
ℤ
500
?
9.24 Risolvere le congruenze:
3
x
≡
7
mod
11
8
x
≡
18
mod
30
9
x
≡
12
mod
20
2
x
≡
11
mod
13
8
x
≡
4
mod
10
4
x
≡
7
mod
15
9.25 Calcolare
ϕ
(
36
)
,
ϕ
(
528
)
e
ϕ
(
121
)
, dove
ϕ
è la
funzione di Eulero.
9.26 Determinare la cifra delle unitè del numero
3477
159
.
9.27 Determinare la cifra delle unitè e quella delle centinaia del numero
1
7
1609
.
9.28 Risolvere la congruenza
2
x
≡
1
0
712
mod
11
.
9.29 Determinare il generatore del sottogruppo
H
=
<
36
,
30
>
di
(
ℤ
,
+
)
.
9.30 Nel gruppo
(
ℤ
55
,
+
)
delle classi di resto modulo 55:
-
(a)
- Determinare il numero di elementi del sottogruppo ciclico di generato da
[
10
]
55
.
-
(b)
- Verificare che il sottogruppo ciclico generato da
[
12
]
55
coincide con tutto
ℤ
55
.
-
(c)
- Scrivere tutti gli elementi del sottogruppo ciclico generato da
[
10
]
55
.
-
(d)
- Dimostrare che
(
ℤ
55
-
{
0
}
,
⋅
)
non è un gruppo.
9.31 Determinare tutti gli elementi del gruppo
(
ℤ
16
*
,
⋅
)
e il periodo di ciascuno.
Dedurre da quanto ottenuto se
(
ℤ
16
*
,
⋅
)
è un gruppo ciclico?
9.32 Determinare tutti gli elementi del gruppo
(
ℤ
12
*
,
⋅
)
e il periodo di ciascuno.
Dedurre da quanto ottenuto se
(
ℤ
12
*
,
⋅
)
è un gruppo ciclico?